Libia, il governo: le basi degli scafisti non saranno colpite
Il premier Serraj: non
sarebbe una soluzione. E il suo ambasciatore a Roma spiega che non verrà
permesso l'intervento della flotta europea nelle acque territoriali.
Dove ogni giorno i migranti affogano senza possibilità di soccorso
Ancora più esplicito l'ambasciatore a Roma Ahmed Elmabrouk Safar, che ha sottolineato il punto di vista del governo di Tripoli: "Invitare forze navali straniere nelle acque libiche potrebbe essere visto come un importante progresso per diminuire il numero di persone che attraversano il Mediterraneo, ma in questo momento aiuterebbe a unificare la Libia?".
Secondo il diplomatico, adesso è più importante trovare una "soluzione a lungo termine": costruire consenso intorno all'esecutivo Serraj e ristabilire la sicurezza nell'intero Paese, superando le divisioni tra milizie e soprattutto i contrasti con il Parlamento di Tobruk che controlla la Cirenaica e non ha riconosciuto il governo unitario.
Le autorità di Tripoli quindi non chiederanno di estendere l'attività della flotta europea nella acque territoriali, né le permetteranno di colpire i rifugi dei trafficanti ma si limiteranno a domandare assistenza per addestrare la nuova guardia costiera libica. Un progetto già avviato, che comunque richiederà almeno quattro mesi prima di potere avere mezzi ed equipaggi libici in azione. E nel frattempo?
I naufragi della scorsa settimana, in cui hanno perso la vita più di ottocento persone, sono avvenuti a ridosso o all'interno delle acque territoriali libiche. Nonostante il rapido intervento delle navi militari italiane ed europee, non è stato possibile soccorrere tutti i migranti: a morire sono stati soprattutto i più deboli. Tra i 117 corpi recuperati sulle spiagge, 70 erano di donne e cinque di bambini.
Nessun commento:
Posta un commento