30 novembre 2015
MK Bhadrakumar, Indian Punchline, 28 novembre 2015
L’ultimo
giro di vite del presidente turco Recep Erdogan su due personaggi di
spicco della stampa del Paese sottolinea l’acuta sensibilità alle accuse
a cascata sul sostegno segreto di Ankara allo Stato islamico (SI). La
posta in gioco è alta per Erdogan, dato che, apparentemente, alcune
persone molto potenti vicine al presidente fanno milioni vendendo
petrolio inviato in Turchia dallo SI. Sarebbe un doppio smacco per
chiunque fare affari con lo SI, perché con i soldi generati dalle
vendite di petrolio, il gruppo terroristico si procura armi dalla
Turchia.
Non c’è da stupirsi che la Turchia abbia abbattuto l’aereo
d’attacco russo sulla regione di confine con la Siria attraverso cui i
convogli dello SI arrivano in Turchia. Il presidente russo Vladimir
Putin ha fatto alcune ampie osservazioni sul nesso della Turchia con lo
SI nel commercio di petrolio. A un certo punto, ha accusato la Turchia
di essere il “mentore” dello SI. Putin ha detto: “Al vertice del
G20, che ha avuto luogo in Turchia, ad Antalya, ho mostrato una foto…
inviata dai nostri piloti dalla quota di 5000 metri. Veicoli per il
trasporto di petrolio formavano una lunga fila che scompariva
all’orizzonte. Sembrava un oleodotto vivente. Erano forniture di
petrolio su scala industriale provenienti dalle regioni della Siria ora
nelle mani dei terroristi… Vediamo dall’aria dove questi veicoli sono
diretti. Vanno in Turchia giorno e notte. Posso immaginare che forse i
massimi dirigenti della Turchia non sappiano di tale situazione. E’
difficile da credere, ma in teoria è possibile. Questo non significa che
le autorità turche non dovrebbero tentare di porre fine a tale
commercio illegale. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha
approvato una risoluzione speciale che vieta l’acquisto diretto di
petrolio dai terroristi, perché queste cisterne non arrivano non solo
piene di petrolio, ma anche del sangue dei nostri cittadini, e perché i
terroristi utilizzano i soldi di tale commercio per comprare armi e
munizioni e poi compiere attentati sanguinosi. Se le autorità turche
distruggono questo petrolio, perché non vediamo il fumo dei fuochi?
Lasciatemi dire ancora una volta che questa è fornitura di petrolio su
scala industriale. Si dovrebbero costruire intere strutture speciali per
distruggere questo petrolio. Nulla del genere avviene. Se il gruppo
dirigente della Turchia non è a conoscenza della situazione, gli apriamo
gli occhi ora. Sarei disposto a credere che corruzione e accordi
sottobanco ne siano interessati. Lasciategli risolvere ciò che succede.
Ma non c’è assolutamente alcun dubbio che il petrolio finisce in
Turchia. Lo vediamo dal cielo. Vediamo che veicoli carichi vi si
dirigono continuamente, ritornando vuoti. Tali veicoli sono caricati in
Siria, nei territori controllati dai terroristi, e vanno in Turchia per
ritornare in Siria vuoti. Lo vediamo tutti i giorni”. (Trascrizione).
Tuttavia, la cosa davvero sconvolgente è che gli Stati Uniti non muovono
un dito per fermare tale traffico. Se i piloti russi possono
individuare i convogli allungarsi per miglia in direzione del confine
con la Turchia, giorno dopo giorno, com’è possibile che ai satelliti
dell’unica superpotenza sfuggano? Naturalmente, l’amministrazione Obama
lo sa dannatamente bene. Ma ha scelto di guardare da un’altra parte.
Basti pensare che lo SI ha ucciso cittadini statunitensi e tuttavia il
Pentagono ha avuto l’ordine di trattare con i guanti gialli li SI! Il
presidente Barack Obama ha lustrato di eloquenze la determinazione a
“degradare e distruggere” lo SI, ma il Pentagono ha ordine di non
interrompere il traffico di petrolio dello SI! Questo è freddo statismo.
Obama probabilmente sa della fiorente attività dell’élite turca ma gli è
utile anche Erdogan. In poche parole, l’ordine del giorno del cambio di
regime in Siria ha la precedenza sulla fine dei finanziamenti dello SI.
Tuttavia, l’amministrazione Obama sembrava entusiasta della risoluzione
del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, approvata all’unanimità
a febbraio, obbligando gli Stati Uniti a prendere misure per evitare
che i gruppi estremisti in Iraq e Siria beneficino del commercio di
petrolio. Prendendo parte alla discussione, l’ambasciatrice statunitense
Samantha Power aveva anche vantato che, a causa delle azioni della
coalizione contro lo SIIL, le risorse erano diventate più difficile per
lo SI e la risoluzione contribuiva a ridurne ulteriormente il
finanziamento e a facilitare la fine della brutalità del gruppo. (Notizie ONU).
Ciò riporta l’attenzione sui robusti sforzi russi (e francesi) attuali
per formare un’ampia coalizione internazionale sotto l’egida delle
Nazioni Unite per combattere lo SI. Chiaramente, Obama non vuole Russia e
ONU nella sua guerra clausewitziana alla Siria. (Vedasi il mio articolo
su Asia Times Obama sfrutta le tensioni tra Turchia e Russia).
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
Preso da: https://aurorasito.wordpress.com/2015/11/30/gli-usa-conniventi-con-il-traffico-di-petrolio-dello-stato-islamico/
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