Quanto accaduto all’ex presidente Sarkozy
ci obbliga a pigiare il tasto «rewind» della nostra memoria collettiva.
E ci obbliga a farlo subito, prima che, per via dello stallo scaturito
dalle nostre recenti elezioni politiche e la momentanea incapacità dei
vari leader di trovare una maggioranza di governo solida, non venga in
mente a qualcuno di puntarci ancora una volta il dito inquisitorio
contro… magari per consigliarci di prendere una direzione gradita ai
Mercati e all’Europa, e non tener conto del risultato delle urne.
Varrà la pena rileggerla tutta la vicenda
del gaudente Sarkozy quando l’Italia se la passava maluccio. Ora che è
in stato di fermo dai magistrati anti-corruzione di Nanterre nell’ambito
dell’inchiesta sul presunto finanziamento della campagna elettorale del
2007, il tutto legato ai suoi rapporti con la Libia di Gheddafi, varrà
la pena riavvolgere il nastro perché da quella vicenda sono cambiate
molte cose nella storia recente del nostro Paese.
Così come sarebbe opportuno da parte dei
tanti mestatori del torbido, che in quelle ore mossero ogni tipo di
pressione diretta e indiretta, fornire responsabilmente delle
spiegazioni articolate e convincenti, e che in verità presumiamo non
possano dare per non incorrere nell’indicibile.
Nell’affaire Libia, e ora ne
abbiamo le prove, ci siamo caduti come dei pivellini ma il tutto è stato
agevolato da manine istituzionali e cosiddetti ‘poteri forti’ che
intimavano, pressavano e agivano a dispetto degli interessi nazionali e
delle regole democratiche.
L’Italia fu tirata a forza in quella
vicenda. Ne intuivamo i motivi, e qualche tempo dopo furono pure
palesati e spiegati dalla maggioranza di governo. Ma, allora, sembravano
elementi disarticolati e menzogneri, sotterfugi per restare a galla, e
quindi liminari alla fantapolitica.
Ora sappiamo che era tutto vero e di chi sono le responsabilità.
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