L'ex-capo dei servizi segreti militari libici
Abdullah al-Senussi, militare sudanese naturalizzato libico e cognato di
Muhammar Gheddafi, nel corso di un'audizione trasmessa il 20 giugno
scorso alla Corte Penale Internazionale avrebbe confessato il suo lavoro
di supervisione sul trasferimento di 5 milioni di euro “per la campagna elettorale di Nicolas Sarkozy”. La notizia è stata data il 7 novembre da Mediapart, un sito di informazione indipendente francese orientato al giornalismo investigativo sopratutto nel settore della politica.
Il pagamento sarebbe stato solo una tranche di un contributo totale di 50 milioni di euro, 20 in contanti e 30 tramite trasferimenti bancari, pagati dal regime libico per la campagna elettorale di Sarkozy nei primi mesi del 2007.
Due dei principali attori nella riscossione dei contributi da parte del regime libico sarebbero stati Claude Guéant (segretario generale del Presidente della Repubblica Francese tra il 2007 e il 2011 e ministro degli Interni, territori d'oltremare, degli enti territoriali e dell'immigrazione dal 2011 al maggio 2012) e Boris Boillon (ex-ambasciatore di Francia in Iraq tra il 2009 e il 2011 e in Tunisia tra il febbraio 2011 e l'agosto 2012, consigliere diplomatico dell'allora Presidente), uomini vicinissimi e ascoltatissimi da Nicolas Sarkozy quando era residente all'Eliseo di Parigi.
Abdullah Al-Senussi si trova in carcere in Libia, prigioniero del nuovo governo libico di unità nazionale guidato da Fayez al-Serraj, con sede a Tripoli: un governo che è sempre più ai ferri corti con i francesi, che nel complesso scacchiere libico sono più vicini al generale Khalifa Haftar e alla compagine di Tobruk che non all'esecutivo sponsorizzato dalle Nazioni Unite e dal Consiglio di Sicurezza di cui Parigi è membro permanente. L'ex-capo dei servizi libici si trova alla sbarra in un processo interno ma anche la Corte Penale Internazionale è interessata a processarlo, e anzi ne richiede l'estradizione a L'Aja. Stessa cosa, come ha ricordato di recente il procuratore capo della CPI Fatou Bensouda, vale per Saif al-Islam Gheddafi, figlio del Colonnello incarcerato e rilasciato dalle carceri di Zintan in seguito a un'amnistia. Saif oggi vive in Libia in una sorta di prigione di lusso in una villa proprio nei pressi di Zintan ma da tempo la CPI chiede, nel silenzio assordante dei governi dei Paesi che hanno firmato lo Statuto di Roma, la sua estradizione “senza ulteriori ritardi”.
Il fantasma di Gheddafi continua a fare paura alla politica d'oltralpe, quella dell'establishment che cercò con forza e ottenne il via libera alla guerra in Libia, ufficialmente per sostenere i gruppi ribelli e rovesciare il terribile regime del Colonnello. Parigi guidò quell'intervento armato e furono i Rafale francesi ad intercettare il convoglio sul quale viaggiava Gheddafi nella zona di Sirte, colpendolo e costringendo alla fuga il Colonnello. L'informazione, hanno rivelato diverse fonti d'intelligence formando quella che è la narrazione ufficiale di come andarono le cose quel giorno, sarebbe stata data ai servizi francesi da Bashar al-Assad: il presidente siriano aveva ricevuto una chiamata dal satellitare del suo omologo libico in fuga, il quale avrebbe invocato il suo aiuto ed ottenuto il suo tradimento.
A fine settembre sempre Mediapart ha segnalato l'esistenza di un diario appartenente all'ex-primo ministro libico Shukri Ghanem, morto annegato nel Danubio: il 16 maggio 2011 Ghanem tradì il governo libico, ancora in mano a Gheddafi, il 1 giugno la sua presenza fu confermata a Roma, dove decise di aggregarsi all'opposizione politica libica, e successivamente si rifugiò con la famiglia a Vienna, dove alle 5 del mattino del 29 aprile 2012 fu trovato morto su una riva del fiume, senza segni evidenti di violenza. Nel diario di Ghanem sarebbe riportati tre pagamenti a Nicolas Sarkozy per un totale di 6,5 milioni di euro attribuiti a membri dell'esecutivo libico fedele a Muhammar Gheddafi.
L'entourage di Sarkozy e lo stesso ex-presidente hanno sempre accusato Mediapart di calunnia ma dall'aprile del 2013 la giustizia francese indaga su presunti finanziamenti illeciti e di origine occulta che il candidato dell'UMP avrebbe ricevuto per la sua campagna elettorale del 2007 da parte del regime libico. A carico Nicolas Sarkozy, al momento, non vi è nessun capo d'accusa ufficiale ma la corda sembra che sia sempre più stretta attorno al collo dell'ex-presidente: un rapporto pubblicato dal Parlamento inglese il 14 settembre scorso infatti condanna l'intervento militare britannico e francese in Libia, mosso da “interessi nazionali ed anche personali” di David Cameron e Nicolas Sarkozy.
Secondo la Commissione parlamentare che ha stilato il rapporto le ragioni che hanno spinto la Francia a promuovere quell'intervento militare furono tutte “nell'ordine dell'interesse nazionale francese e nell'interesse personale di Nicolas Sarkozy […] il desiderio di ottenere una quota maggiore del petrolio prodotto in Libia, aumentare l'influenza francese in nord Africa, migliorare l'immagine di Sarkozy in Francia e dare all'esercito francese l'occasione per ribadire la sua posizione sulla scena mondiale”. Le cose da chiarire, per Sarko, non sono poche e potrebbero minarne definitivamente la nuova verginità politica che cerca di rifarsi in Francia.
Preso da: http://it.ibtimes.com/finanziamenti-illegali-dalla-libia-sarkozy-sempre-piu-chiari-i-legami-tra-gheddafi-e-lex-presidente#
Il pagamento sarebbe stato solo una tranche di un contributo totale di 50 milioni di euro, 20 in contanti e 30 tramite trasferimenti bancari, pagati dal regime libico per la campagna elettorale di Sarkozy nei primi mesi del 2007.
Due dei principali attori nella riscossione dei contributi da parte del regime libico sarebbero stati Claude Guéant (segretario generale del Presidente della Repubblica Francese tra il 2007 e il 2011 e ministro degli Interni, territori d'oltremare, degli enti territoriali e dell'immigrazione dal 2011 al maggio 2012) e Boris Boillon (ex-ambasciatore di Francia in Iraq tra il 2009 e il 2011 e in Tunisia tra il febbraio 2011 e l'agosto 2012, consigliere diplomatico dell'allora Presidente), uomini vicinissimi e ascoltatissimi da Nicolas Sarkozy quando era residente all'Eliseo di Parigi.
Abdullah Al-Senussi si trova in carcere in Libia, prigioniero del nuovo governo libico di unità nazionale guidato da Fayez al-Serraj, con sede a Tripoli: un governo che è sempre più ai ferri corti con i francesi, che nel complesso scacchiere libico sono più vicini al generale Khalifa Haftar e alla compagine di Tobruk che non all'esecutivo sponsorizzato dalle Nazioni Unite e dal Consiglio di Sicurezza di cui Parigi è membro permanente. L'ex-capo dei servizi libici si trova alla sbarra in un processo interno ma anche la Corte Penale Internazionale è interessata a processarlo, e anzi ne richiede l'estradizione a L'Aja. Stessa cosa, come ha ricordato di recente il procuratore capo della CPI Fatou Bensouda, vale per Saif al-Islam Gheddafi, figlio del Colonnello incarcerato e rilasciato dalle carceri di Zintan in seguito a un'amnistia. Saif oggi vive in Libia in una sorta di prigione di lusso in una villa proprio nei pressi di Zintan ma da tempo la CPI chiede, nel silenzio assordante dei governi dei Paesi che hanno firmato lo Statuto di Roma, la sua estradizione “senza ulteriori ritardi”.
Il fantasma di Gheddafi continua a fare paura alla politica d'oltralpe, quella dell'establishment che cercò con forza e ottenne il via libera alla guerra in Libia, ufficialmente per sostenere i gruppi ribelli e rovesciare il terribile regime del Colonnello. Parigi guidò quell'intervento armato e furono i Rafale francesi ad intercettare il convoglio sul quale viaggiava Gheddafi nella zona di Sirte, colpendolo e costringendo alla fuga il Colonnello. L'informazione, hanno rivelato diverse fonti d'intelligence formando quella che è la narrazione ufficiale di come andarono le cose quel giorno, sarebbe stata data ai servizi francesi da Bashar al-Assad: il presidente siriano aveva ricevuto una chiamata dal satellitare del suo omologo libico in fuga, il quale avrebbe invocato il suo aiuto ed ottenuto il suo tradimento.
A fine settembre sempre Mediapart ha segnalato l'esistenza di un diario appartenente all'ex-primo ministro libico Shukri Ghanem, morto annegato nel Danubio: il 16 maggio 2011 Ghanem tradì il governo libico, ancora in mano a Gheddafi, il 1 giugno la sua presenza fu confermata a Roma, dove decise di aggregarsi all'opposizione politica libica, e successivamente si rifugiò con la famiglia a Vienna, dove alle 5 del mattino del 29 aprile 2012 fu trovato morto su una riva del fiume, senza segni evidenti di violenza. Nel diario di Ghanem sarebbe riportati tre pagamenti a Nicolas Sarkozy per un totale di 6,5 milioni di euro attribuiti a membri dell'esecutivo libico fedele a Muhammar Gheddafi.
L'entourage di Sarkozy e lo stesso ex-presidente hanno sempre accusato Mediapart di calunnia ma dall'aprile del 2013 la giustizia francese indaga su presunti finanziamenti illeciti e di origine occulta che il candidato dell'UMP avrebbe ricevuto per la sua campagna elettorale del 2007 da parte del regime libico. A carico Nicolas Sarkozy, al momento, non vi è nessun capo d'accusa ufficiale ma la corda sembra che sia sempre più stretta attorno al collo dell'ex-presidente: un rapporto pubblicato dal Parlamento inglese il 14 settembre scorso infatti condanna l'intervento militare britannico e francese in Libia, mosso da “interessi nazionali ed anche personali” di David Cameron e Nicolas Sarkozy.
Secondo la Commissione parlamentare che ha stilato il rapporto le ragioni che hanno spinto la Francia a promuovere quell'intervento militare furono tutte “nell'ordine dell'interesse nazionale francese e nell'interesse personale di Nicolas Sarkozy […] il desiderio di ottenere una quota maggiore del petrolio prodotto in Libia, aumentare l'influenza francese in nord Africa, migliorare l'immagine di Sarkozy in Francia e dare all'esercito francese l'occasione per ribadire la sua posizione sulla scena mondiale”. Le cose da chiarire, per Sarko, non sono poche e potrebbero minarne definitivamente la nuova verginità politica che cerca di rifarsi in Francia.
Preso da: http://it.ibtimes.com/finanziamenti-illegali-dalla-libia-sarkozy-sempre-piu-chiari-i-legami-tra-gheddafi-e-lex-presidente#
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