14 gennaio 2016
...
Libertá vai sognando, e
servo a un tempo
vuoi di novo il pensiero,
sol per cui risorgemmo
della barbarie in parte, e per cui solo
- si cresce in civiltá,
che sola in meglio
guida i pubblici fati.
… Giacomo
LEOPARDI “La ginestra”
Beh,
alla fin fine, si era nel 1911, cent'anni fa, la cultura era quella
dei regni e degli imperi, la Storia con la maiuscola era quella delle
nuove macchine, la tecnologia aveva fatto la differenza cancellando
letteralmente sotto la sabbia dei secoli le civiltà – davvero
anch'esse imperiali – che avevano reso appena appena note
personalità di “poco conto”, soggetti come - tra gli altri -
Dario in Persia, Mahmud di Gazni nel subcontinente indiano, le
aspettative erano quelle di una conferma delle mirabili sorti e
progressive su cui il poeta aveva ironizzato e le cui attese i
politici – al contrario - avevano reso a loro volta imperiture.
Il
metodo era quello coloniale, non vi era alcun dubbio, la Gran
Bretagna, l'Olanda, la Spagna e il Portogallo, ne erano stati i
precursori, per interposta persona i primi due grazie alle “Compagnie
commerciali” di bandiera, gli altri grazie alla “corsa” ed ai
grandi navigatori, poi la Francia in prima persona si era affacciata
sull'Africa attraverso la porta dell'Algeria, civilizzata e pacificata con bagni di sangue inenarrabili.
Il
metodo, dicevo, era quello: le società progredite si “allargavano”
in quei luoghi in cui – secondo il loro proprio parametro – non
vi era una qualsivoglia struttura sociale, così facendo esportavano
la “civiltà”.
Per
inciso, queste frasi mi pare le sentiamo anche oggi, cent'anni dopo
quel 1911.
Si
allargavano in quelle che eran di fatto “terre di nessuno” e
ramazzavano ogni genere di risorsa.
Dico
questo per spiegare che la gente, i popoli di quei Paesi esportatori
di civiltà, per lo meno venivano da una cultura quantomeno
primitiva, la stragrande maggioranza di quella “manodopera” era
assolutamente analfabeta e figlia di una società contadina
sottomessa e sicuramente radicale quanto a concetti ed aspettative,
in pratica: forza bruta. Soggetti più che formati per quella guerra
tra poveri che avrebbero ingaggiato a spese degli autoctoni di quelle
regioni.
La
cultura del cannone era l'unica che avrebbero saputo riconoscere, temere e rispettare, di
lì a pochi anni si sarebbero veduti decimare nelle trincee di una
inutile contesa tra tre cugini imbelli: Giorgio V, Guglielmo II e lo
zar Nicola II di Russia (memorabile il piagnisteo di quest'ultimo che
riferendosi a Vittoria del Regno Unito - non sua nonna in linea di
sangue ma per, diciamo, “acquisizione matrimoniale” - avrebbe
esclamato pressappoco: “Se ci fosse stata ancora la nonna questi
due non mi avrebbero trattato così...”).
Mussolini
e i suoi disgraziati viceré ci erano stati descritti semplicemente
come una tappa di evoluzione dalla bestialità – quindi oggi
superata – verso l'Uomo Nuovo e Giusto.
E
invece non era una tappa di alcuna evoluzione, era una delle tante
fasi di una incultura dell'inciviltà che del progresso tecnologico
da strumento aveva fatto fine ultimo ed obiettivo, dimenticando
l'uomo e la civiltà vera.
La
Guerra, lei sola si è evoluta, con strumenti e metodi sempre più
barbari e “asimmetrici”, con alleanze e meschinità che
rasentano, anzi non rasentano, la demenza. Pochi
giorni addietro in un post
avevo scritto una facile profezia in merito ad un attuale
coinvolgimento dell'Italia nel quadrante libico.
E ci risiamo!
Oggi ci dicono che l'Italia apparirà il “capofila” di una azione mirata
a riportare la stabilità alla “povera Libia”, quel Paese che
fino alla maledetta fasulla Primavera dei gonzi era uno dei primi
Paesi africani quanto a reddito, assistenza sanitaria, istruzione
(uno dei primi al mondo), quindi avremo laggiù un nuovo viceré.
STIAMO
PARLANDO DI CRIMINI DI GUERRA NON DI GELATI
Abbiamo
anche il dubbio che la storia non sia quella che ci vien raccontata e
che in realtà – stante il fatto che risulta esistere una
resistenza VERDE in buona parte del Paese, ovviamente sottaciuta
dagli organi di informazione – i vari corpi speciali, eserciti,
mercenariame vario che già è nel Paese e che deve arrivarci abbia
ben altro scopo che quello di far la guerra ai tagliatori di teste
del Daech: lo scopo potrebbe esser quello di farla finita una buona
volta con i “nostalgici del tiranno sanguinario” che, nella loro
accezione di “popolo in armi” non hanno tanto l'abitudine a farsi
da parte in casa propria.
Ho pubblicato queste caricature, ma c'è ben poco da scherzare, in quel Paese dilaniato è stata distrutta una Nazione, sono stati costruiti fatti e allestite notizie fuorvianti in dispregio di ogni minima forma di rispetto per la dignità umana.
Premesso
che in realtà sappiamo benissimo chi tira le fila dell'Alleanza di
Assassini Atlantici e che la serva Italia proprio nella celebrazione
del 150° della sua unificazione, nel 2011 (centenario della prima
Guerra di Libia, la Storia è ironica talvolta “...Qui mira e
qui ti specchia, secol superbo e sciocco...”) aggrediva la
Libia, Nazione sovrana, riducendola in Stato fallito proprio
come avevano programmato da tempo i cosidetti falchi di Washington,
resta perfino difficile ascoltare simili paradossi menzogneri.
Ma
se anche vogliamo affrontare la questione in termini veramente
coloniali (tanto a nessuno frega un accidente del fatto che la Libia
fosse stata “sdoganata” dalla Commissione ONU per il rispetto dei
diritti dell'uomo e questo nonostante l'ostilità strategica degli
USA e le reiterate calunnie sugli antichi attentati di Lockerbie e de
La Belle, storicamente già svelati entrambi quali azioni sotto falsa
bandiera della CIA ) e dobbiamo guardare al solo tornaconto (non è
mia abitudine, non per niente sono spesso tacciato di “visioni
romantiche” della geopolitica) sarebbe da ricordare ai geni della
politica italiana la mole immensa di contratti che le aziende
italiane avevano definito al momento della famigerata risoluzione
1973 del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, che dava di fatto il via
alla mattanza della Nazione. Quella stessa che adesso andremo a
salvare.
Senza disturbarsi a cercare sui vari link di articoli di oggi, anno 2016, sarebbe sufficiente leggersi il mio LIBIA Il naufragio dell'Europa, scritto in epoca non sospetta, nel 20111 e pubblicato come e.book nell'aprile 2012, ancora a caldo, dopo essere stato "opportunamente" rifiutato da innumerevoli case editrici.
Senza disturbarsi a cercare sui vari link di articoli di oggi, anno 2016, sarebbe sufficiente leggersi il mio LIBIA Il naufragio dell'Europa, scritto in epoca non sospetta, nel 20111 e pubblicato come e.book nell'aprile 2012, ancora a caldo, dopo essere stato "opportunamente" rifiutato da innumerevoli case editrici.
Il Colonialismo è una realtà del passato.
Le Democrazie si son lasciate alle spalle la barbarie, la nostra
visione del mondo e del progresso E' e DEVE essere quella da condividere
con TUTTI.
Ma non è Colonialismo anche questo? Tanto per cominciare un colonialismo culturale?
Ma
noi credevamo che quei tempi fossero passati. Credevamo
che non fosse più “necessario” aggredire altre Nazioni, sovrane,
rappresentative tra l'altro di quella meravigliosa diversità che è
ingenerata dall'appartenenza a tanti ceppi diversi della famiglia
UMANA.
O
uomini, in verità Noi v’abbiamo creato da un maschio e una
femmina
e abbiam fatto di voi popoli vari e tribù a che vi
conosceste
a vicenda, [...] (Cor. XLIX, 13)
E
uno dei Suoi Segni è la creazione dei cieli e della terra e la
varietà
delle lingue vostre e dei vostri colori. Certo in questo v’è un
Segno
pei saggi! (Cor. XXX, 22)
Credevamo che la nostra
robusta “democrazia” parlamentare, così
tanto
rappresentativa del
popolo, per parte sua
ormai maturo e stanco
di guerre e di ingiustizia, protetto dalla sacra Costituzione e da un
inequivocabile Art. 11 col rifiuto della Guerra quale
strumento per la soluzione di contese, ma ancor più dalla
definizione uscita dal processo di Norimberga, nel
1946
secondo la quale
“L’aggressione
è il supremo crimine internazionale che differisce dagli altri
crimini di guerra in quanto contiene in sé il male accumulato
dall’intera guerra”, avrebbe
saputo evitare di porsi, 60 anni dopo, nella stessa posizione degli
accusati – e condannati - di allora.
Il
giudice
Robert Jackson, allora
procuratore capo degli Stati Uniti
rivolgendosi alla Corte di Norimberga dopo la condanna alla pena di
morte degli imputati, accusati in particolare di aver commesso il
“crimine
internazionale supremo”,
cioè l’aggressione,
disse: “Il
fondamento in base al quale giudichiamo questi imputati è il
fondamento con cui la storia giudicherà noi, domani. Porgiamo a
queste persone un calice avvelenato e se ne sorseggeremo anche noi
dovremo essere sottoposti allo stesso giudizio. Altrimenti questo
processo sarà una farsa”
In
questi ultimi 15 anni, ben più che 100 anni fa, è stato scavato un
solco tra la civiltà e la barbarie, oggi si rimarca ancora di più
il livello di bestie cui i nostri governanti fanno riferimento per le
proprie scelte strategiche, riducendo a lettiera di vacca tutte le
belle intenzioni e le ipocrite melensaggini su questa o quella
carneficina, oramai tutte assimilabili ad una strategia infernale,
qualcuno ha parlato – già da tempo – di lotta tra il bene e il
male... oggi possiamo tutti, davvero, giudicare da quale parte sta il
male, anche se si traveste, il paradosso è che nella maggior parte
dei casi nemmeno ha il pudore di far ciò, agisce alla luce del sole,
ben servito da torme di utilissimi, criminalissimi idioti.
originale, con video: http://www.trasversal-mente.blogspot.it/2016/01/tripoli-bel-suol-damore-litalia-va.html
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