Di comidad (del 26/12/2013 @ 02:49:12)
In base alla regola ferrea per la quale di fronte a nessuna tragedia si
riesce a mantenersi seri, gli USA ed il Regno Unito hanno costituito una
commissione mista
incaricata di svolgere indagini in Libia sull'attentato aereo di
Lockerbie del 1988; un attentato che la versione ufficiale aveva
attribuito ad agenti di Gheddafi. L'attuale governo fantoccio della
Libia ha ovviamente assicurato la sua massima collaborazione alle
indagini, entrando addirittura a far parte della commissione.
In effetti l'attentato di Lockerbie rimane a tutt'oggi senza una spiegazione.
Molti familiari delle vittime non hanno mai creduto alla pista libica,
ed il presunto agente di Gheddafi condannato nel 2009 fu graziato per
"motivi umanitari", in cambio della rinuncia a presentare appello contro
la condanna nel processo di primo grado, che molti osservatori
ritennero una farsa giudiziaria.
Ma ciò che rende ancora più paradossale la notizia dell'istituzione
della nuova commissione d'indagine per Lockerbie, è il fatto che a
distanza di oltre un anno gli Stati Uniti non soltanto non hanno fatto
luce sull'uccisione a Bengasi del loro ambasciatore in Libia, Chris
Stevens, ma vi è in corso da mesi un braccio di ferro
tra Obama ed i membri del Congresso, i quali accusano apertamente il
governo di reticenza e persino di depistaggio. Suona strano che un
governo che si dimostra incapace di fornire una versione qualsiasi su
fatti di poco più di un anno prima, ora pretenda di riaprire le indagini
su un attentato lontano un quarto di secolo.
La notizia del conflitto tra Obama ed il Congresso non è ancora arrivata
all'opinione pubblica italiana, ma si può essere certi che qualora ciò
avvenisse, in tal caso verrebbe spacciata come l'ennesima dimostrazione
della vitalità della democrazia americana. Poco conterebbe il fatto che
molti congressmen già ammettano tranquillamente di non aspettarsi più
che la verità possa mai essere rivelata dal governo.
Molti indizi e parziali testimonianze hanno consentito di farsi un'idea
sui veri motivi dell'attacco al consolato di Bengasi in cui morì
Stevens. Secondo alcune ricostruzioni, alla base di tutto vi fu la
decisione dell'allora segretario di Stato, Hillary Clinton, di prelevare
le armi di Gheddafi per spedirle, tramite la Turchia, ai "ribelli"
siriani anti-Assad. L'operazione era condotta dalla CIA, ed era sotto la
copertura diplomatica di Stevens,
il quale finì così nel mirino di milizie che non avevano alcuna
intenzione di cedere quelle armi. L'atteggiamento ambiguo e poco
tempestivo tenuto dalla CIA nei momenti dell'attentato, con il
conseguente ritardo nei soccorsi, ha rafforzato questi sospetti, tanto
che si ipotizza persino che Stevens sia stato la vittima di una faida
interna alla stessa CIA. Alla fine la pista libica non varrebbe neppure
per l'uccisione di Stevens.
Per quanto queste ricostruzioni siano fondate, occorre comunque evitare
l'ingenuità consueta in questi casi, e cioè che per inseguire la verità
completa si perdano di vista le evidenze già a disposizione. Un po' come
avvenne per l'attentato a Kennedy, quando, per badare all'eventuale
sparatore dietro la collinetta erbosa, si lasciò in ombra il dato
assurdo che il presunto attentatore Oswald era stato lasciato in
custodia alla polizia locale, mentre l'assassinio del presidente era un
reato di competenza federale. Ancora più assurdo fu che la colpevolezza
di Oswald venisse fatta accertare da un'indagine governativa invece che
da un'inchiesta giudiziaria, sbarazzandosi così senza pudori di ogni
procedura dello Stato di Diritto e del tabù della separazione dei
poteri.
Nella bistrattatissima Italia invece si ha molta più cura nel tenere in
piedi la finzione della separazione tra esecutivo e giudiziario. Da noi
tutto ciò che riguarda l'energia nucleare è rigorosamente sotto il
segreto di Stato previsto dalla Legge 124/2007, eppure per l'attentato
ad un dirigente di Ansaldo Nucleare addetto al traffico internazionale
di scorie radioattive, si è allestita la messinscena di un'indagine
giudiziaria e di un processo. Se non fosse stato per il fuori programma
di un'imbarazzante e sarcastica pseudo-confessione da parte degli
imputati, quasi nessuno si sarebbe accorto che il tribunale stava
recitando un copione già scritto da altri.
Negli Stati Uniti invece si è smarrita ogni traccia di questo bon ton
istituzionale, ed oggi l'evidenza è che l'amministrazione Obama può
segretare impunemente le circostanze della morte di un ambasciatore, e
nessuno può farci niente. La verità te la devi cercare da solo,
esponendoti ancora di più ad intossicazioni e depistaggi che
faciliteranno l'appiccicarti l'etichetta di "complottista".
Persino per l'intervento militare in Libia, l'Italia ha cercato di
preservare l'ipocrisia della sovranità parlamentare. Il presidente
Napolitano recentemente ha zittito i parlamentari che volevano
interloquire sulla questione dell'acquisto dei caccia F-35, però lo
stesso Napolitano nel 2011 aveva imposto un passaggio parlamentare per
avallare la guerra. Al contrario, Obama aggirò questa procedura
costituzionale, e si consentì di ignorare il Congresso semplicemente
invocando il pretesto dell'emergenza umanitaria degli immaginari
bombardamenti aerei di Gheddafi sulla popolazione civile.
Basta evocare il pretesto un'emergenza qualsiasi, ed immediatamente si
instaura un Assolutismo da far invidia a quelli del XVII secolo. Il
Sacro Occidente è un sistema tossico, drogato di emergenza. Tutto si
spiega se si considera che l'Emergenza è la Prima Persona della Santa
Trinità, la Persona che genera le altre due: il Segreto e l'Impunità.
La stessa Libia è oggi segretata, per di più ignorata dai media. Poco
più di due settimane fa, un "insegnante" statunitense è stato ucciso in
Libia in circostanze rimaste non chiarite. Le poche notizie di stampa a
riguardo ci assicurano che l'uomo era molto amato dalla popolazione, e
adesso la moglie dichiara di "perdonare" i suoi assassini, quasi ad anticipare che non saranno mai scoperti.
Preso da: http://www.comidad.org/dblog/articolo.asp?articolo=587
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