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lunedì 23 giugno 2014

L’ombra di Bengasi su Obama e Hillary Clinton

16 giugno 2014
Di Ilaria Ricotti – Una commissione d’inchiesta sull’attentato di Bengasi ha riacceso il dibattito sulle presunte lentezze della Casa Bianca nel reagire all’attacco, e in particolare sul ruolo dell’ex Segretario di Stato Hillary Clinton.

L’11 settembre ritorna per perseguitare l’amministrazione Obama, ma questa volta non stiamo parlando dell’attacco alle Torri Gemelle. L’assalto all’ambasciata statunitense in Libia, avvenuto l’11 settembre 2012, quando quattro cittadini americani (l’ambasciatore statunitense in Libia Christopher Stevens, l’Ufficiale del Dipartimento di Stato Sean Smith e due Ufficiali alla sicurezza – e ex marines – Tyrone Woods e Glen Doherty) sono stati uccisi nel mezzo di una protesta, è ancora al centro della discussione, sia all’interno del governo (grazie ad una commissione d’inchiesta condotta dal partito Repubblicano), sia al di fuori. Infatti, Hillary Rodham Clinton, che ricopriva la posizione di Segretario di Stato quando avvenne l’attacco, ha appena assunto la responsabilità per i fatti accaduti quel giorno, dichiarando nella sua biografia “Hard choices”: “Ero la persona maggiormente responsabile per la sicurezza dei miei uomini e non mi sono sentita più profondamente responsabile di come mi sentii quel giorno”. La sua biografia è uscita il 10 giugno e più di una persona considera questa mossa come un tentativo di evitare critiche quando il libro fosse giunto sugli scaffali della librerie o un modo per iniziare a stuzzicare la curiosità del pubblico giusto dieci giorni prima della pubblicazione. Ma i ricordi di Hillary Clinton (per ora) non dovrebbero preoccupare l’amministrazione Obama, tanto quanto invece dovrebbe l’indagine repubblicana.

Dubbi sono sorti infatti, non solo sulla gestione della crisi, ma anche su ciò che è accaduto nei mesi precedenti all’attacco, quando sia l’ex ambasciatore che l’ambasciatore in carica quella notte (il deceduto Christopher Stevens), hanno avvertito il governo degli Stati Uniti e la stessa intelligence americana della possibilità di un imminente pericolo, dovuto alla presenza di movimenti terroristici nell’area e ha chiesto più personale e sicurezza per fronteggiare la minaccia. In quel momento, la Libia non veniva considerata un vero e proprio Paese pericoloso, in seguito alla """ morte""" di Gheddafi nel 2011 e alla fine della guerra civile: non molti soldati americani erano stati dislocati a Bengasi in quei giorni, anche se sia la Gran Bretagna che le Nazioni Unite avevano spostato il loro personale dalla città per ragioni di sicurezza solo alcune settimane prima dell’attacco all’ambasciata degli Stati Uniti. Tutti i dettagli sono emersi solo mesi dopo la tragica giornata. La prima impressione, subito dopo l’attacco, fu che la sommossa davanti all’ambasciata era stata istigata per protestare contro il film “L’innocenza dei musulmani”, dove, in alcuni clip in anteprima su Youtube, era stato mostrato il profeta Maometto nudo, un’autentica blasfemia per un musulmano.

In un primo momento, l’amministrazione fu molto cauta ad identificare l’attacco come una minaccia di Al-Qaida , anche se il recente assassinio di un importante membro dell’organizzazione aveva sollevato sospetti e dubbi. In seguito, ci si rese conto che alcune dinamiche di ciò che era accaduto quel giorno non erano molto chiare e l’amministrazione Obama sembrava riluttante a rispondere alle domande sollevate non solo dai cittadini, ma anche da alcuni rami dello stesso governo.

Dopo le prime polemiche sul tema, l’amministrazione ha istituito una commissione, presieduta dall’FBI per indagare su cosa è andato storto durante l’attacco. Questa indagine, invece di chiarire la situazione, ha gettato ancora più ombre su di essa, in quanto è stato riferito che 15 persone, le quali stavano fornendo informazioni e altri dati rilevanti all’FBI, erano state uccise nel corso dell’investigazione. E risposte soddisfacenti non sono ancora state date tuttora.

In risposta a ciò, alcune commissioni speciali sono state create all’interno della Camera dei Rappresentanti, in seguito a una proposta repubblicana, già nel mese di aprile 2013.

“The House Committees Interim Report on Benghazi Investigation” è un’inchiesta sponsorizzata dal Congresso, che si divide in cinque Commissioni formate all’interno della Camera e focalizzate su tre punti principali: la riduzione dei livelli di sicurezza prima dell’11 settembre 2012, approvata dai più alti livelli del Dipartimento di Stato, tra cui il Segretario Hillary Clinton, la quale ha dichiarato il contrario davanti alla Commissione Affari Esteri della Camera nel gennaio 2013; l’alterazione e la manipolazione di alcune informazioni sensibili da parte della Casa Bianca nei giorni dopo l’attacco per proteggere il Dipartimento di Stato; la falsa dichiarazione da parte della Casa Bianca che queste informazioni fossero informazioni classificate. Questi punti principali sono stati la base delle seguenti indagini condotte dai Repubblicani: House Committee on Oversight and Government Reform Interim Report on the Accountability Review Board (settembre 2013), House Committee on Foreign Affairs Majority Staff Report on Benghazi (febbraio 2014); House Committee on Armed Services Majority Interim Report: Benghazi Investigation Update (febbraio 2014).

I risultati conseguiti da queste commissioni hanno sollevato diversi dubbi su ciò che è realmente successo quel giorno e sui possibili errori commessi dall’amministrazione nel comprendere e affrontare la situazione libica, la stessa amministrazione che ha appunto poi cercato di nascondere elementi fondamentali sulla dinamica dei fatti.

Il 2 maggio, il Presidente della Camera John Boehner, ha annunciato il suo intento di far votare la Camera dei Rappresentanti per creare un nuovo Comitato ristretto, al fine di indagare sull’attacco terroristico di Bengasi. L’8 maggio il Parlamento ha adottato H. Res.. 567, che prevede appunto l’istituzione di un Comitato ristretto, deputato ad indagare sugli eventi che circondano l’attacco terroristico del 2012 a Bengasi, in Libia: la differenza tra questo nuovo comitato “ristretto” e gli altri comitati “normali” della Camera è che questo nuovo organo avrà speciali strumenti di indagine per portare a termine il suo scopo e più potere per raggiungere efficacemente i propri obiettivi, ora più definiti.

Dopo la sua dichiarazione di responsabilità per l’attacco a Bengasi, Hillary Clinton ha voluto sottolineare in un intervento su “Politico” che non ha preso parte a nessun tentativo di nascondere informazioni sensibili ai cittadini statunitensi, in particolare per quanto riguarda informazioni relative ad un attacco che ha portato alla morte di quattro persone. I repubblicani sono abbastanza certi che questa non sia la verità e stanno cercando con tutti i mezzi di portare alla luce ogni dettaglio su quella notte.

Il presidente Obama è ora in una posizione molto scomoda e il fantasma dell’11 settembre di Bengasi potrebbe essere una potente arma nelle mani dei suoi avversari.
Fonte: http://www.cronacheinternazionali.com/lombra-di-bengasi-su-obama-e-hillary-clinton-6089

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