
Renzi viene affossato dal referendum costituzionale, arriva Gentiloni ma la musica in Libia non cambia: si va sempre di disastro in disastro. Il nostro paese è di fronte al rebus Serraj – Haftar, il primo governa sul suo giardino di casa, il secondo qualche cartuccia da sparare ce l’ha. Però vuoi mettere, Al Serraj è un’entità onusiana e l’Italia, con il suo portato storico di multilateralismo un po’ straccione, non ha perso l’opportunità per l’endorsement.
Al Serraj però, per parafrasare il simpaticissimo film di Paola Cortellesi, è al sicuro come “un gatto in tangenziale”, e Haftar comincia a bombardare Tripoli. Trump, nel frattempo, appoggia Haftar insieme alla Francia ed altri attori del Golfo, a cui non va giu il pallido governo onusiano di Al Serraj. L’Italia aveva di fronte due possibilità: difendere la posizione di Al Serraj con dignità, fino alla fine se necessario, oppure cambiare sponda e dare l’appoggio ad Haftar. Indovinate verso quale opzione stiamo andando? Conte, a margine del forum sull Belt and Road initiative a Pechino, lo dice chiaramente nei bilaterali con Al Sisi e Putin: non stiamo ne con Haftar ne con Serraj. Una supercazzola per dire che ci stiamo riposizionando in ottica pro Serraj. Non ci si può fidare degli italiani.
Preso da: http://blog.ilgiornale.it/giordani/2019/04/28/in-libia-non-ci-si-puo-fidare-degli-italiani/
Nessun commento:
Posta un commento