28 aprile 2019
Era Marzo di tre anni fa, e l’ambasciatore americano a Roma Philipps
sosteneva che l’Italia dovesse inviare 5000 uomini in Libia. Gli Stati
Uniti d’America ci chiedevano, senza troppi giri di parole, di prendere
il comando militare di una missione di stabilizzazione in Libia, boots
on the ground e cartucciere piene, pronti a sparare. Come descrisse
magistralmente Mario Sechi in questo articolo,
l’Italia aveva una voglia matta di protagonismo in Libia e Renzi aveva
il petto gonfio per via dell’endorsement di Obama. Come succede spesso,
però, il nostro paese si è tirato subito indietro, un po’ perchè mandare
5000 uomini costava troppo ed un po’ per motivi di PR. Della serie: non
ci si può fidare di questi italiani.
Renzi viene affossato dal referendum costituzionale, arriva Gentiloni
ma la musica in Libia non cambia: si va sempre di disastro in disastro.
Il nostro paese è di fronte al rebus Serraj – Haftar, il primo governa
sul suo giardino di casa, il secondo qualche cartuccia da sparare ce
l’ha. Però vuoi mettere, Al Serraj è un’entità onusiana e l’Italia, con
il suo portato storico di multilateralismo un po’ straccione, non ha
perso l’opportunità per l’endorsement.
Al Serraj però, per parafrasare il simpaticissimo film di Paola
Cortellesi, è al sicuro come “un gatto in tangenziale”, e Haftar
comincia a bombardare Tripoli. Trump, nel frattempo, appoggia Haftar
insieme alla Francia ed altri attori del Golfo, a cui non va giu il
pallido governo onusiano di Al Serraj. L’Italia aveva di fronte due
possibilità: difendere la posizione di Al Serraj con dignità, fino alla
fine se necessario, oppure cambiare sponda e dare l’appoggio ad Haftar.
Indovinate verso quale opzione stiamo andando? Conte, a margine del
forum sull Belt and Road initiative a Pechino, lo dice chiaramente nei
bilaterali con Al Sisi e Putin: non stiamo ne con Haftar ne con Serraj.
Una supercazzola per dire che ci stiamo riposizionando in ottica pro
Serraj. Non ci si può fidare degli italiani.
Preso da: http://blog.ilgiornale.it/giordani/2019/04/28/in-libia-non-ci-si-puo-fidare-degli-italiani/
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