comitato
unitario contro la guerra alla Jugoslavia
Indice
I.
Tappe
dello squartamento della Repubblica Federativa Socialista di Jugoslavia
II.
IL RUOLO
DELLA TURCHIA NELLA CRISI JUGOSLAVA
III.
IL RUOLO DELLA
GERMANIA NELLA DISTRUZIONE DELLA JUGOSLAVIA
IV.
LE RESPONSABILITA'
VATICANE NEL CONFLITTO BALCANICO: ALCUNI ELEMENTI.
V.
SI STANNO
REALIZZANDO GLI AUSPICI DEL "VECCHIO LEONE" CHURCHILL?
VI. La
NATO in Jugoslavia. Perché?
…
se restiamo uniti
– aveva detto nel suo ultimo discorso a Capodanno –
non dobbiamo aver paura di niente….
– aveva detto nel suo ultimo discorso a Capodanno –
non dobbiamo aver paura di niente….
(intestazione
del fondo de L’Unità del 5 maggio 1980,
riportante la notizia della morte di Jozip Broz Tito
riportante la notizia della morte di Jozip Broz Tito
Tko
nece brata za brata,
on ce tudjinca za gospodara
on ce tudjinca za gospodara
(proverbio
slavo)
TAPPE
DELLO SQUARTAMENTO
DELLA RFS DI JUGOSLAVIA
Nel corso degli
anni Ottanta il sistema sociale e politico della Repubblica Federativa e
Socialista di Jugoslavia (RFSJ) entra progressivamente in crisi a causa delle
fortissime pressioni cui e' soggetto ad opera del Fondo Monetario Internazionale
e della Banca Mondiale. A cavallo del 1990 il premier Markovic tenta la via
liberista, con effetti ulteriormente disastrosi (9). Di fronte allo scontento
popolare ed alla crisi si rafforzano da una parte le tendenze centrifughe dei
micronazionalismi, finanziati e sponsorizzati in Occidente, a loro volta eredi
del nazifascismo; dall'altra le politiche centralistiche e socialdemocratiche
dei socialisti serbi. Nell'occasione del 600esimo anniversario della battaglia
di Campo dei Merli il leader socialista Slobodan Milosevic, facendosi portavoce
delle preoccupazioni dei serbi del Kosovo, dichiara che saranno prese tutte le
misure atte ad impedire la secessione del Kosovo dalla Serbia. In effetti, con
il consenso della maggioranza dei membri della Presidenza collegiale della RFSJ,
nel giro di alcuni mesi vengono abrogate alcune prerogative dell'autonomia
politica della provincia(5) mentre viene conservata l'autonomia culturale
(bilinguismo). Nel 1990 tuttavia, dinanzi all'atteggiamento di sloveni e croati
all'ultimo Congresso della Lega dei Comunisti, di stampo analogo a quello dei
leghisti italiani, anche i socialisti serbi mostrano di rinunciare al patrimonio
ideale della RFSJ sancendo la disgregazione della Lega e del paese intero.
4 ottobre 1990:
la Croazia ottiene un prestito ad interesse zero attraverso il Sovrano Militare
Ordine di Malta (SMOM), per l'esattezza due miliardi di dollari USA restituibili
entro 10 anni ed un giorno (1).
Il 5
novembre 1990 Il Congresso degli USA, "grazie" all'impegno del
senatore Bob Dole, approva la legge 101/513, che sancisce la dissoluzione della
Jugoslavia attraverso il finanziamento diretto di tutte le nuove formazioni
"democratiche" (nazionaliste e secessioniste) (2). A fine mese un
rapporto della CIA "profetizza" che la Jugoslavia ha solamente pochi
mesi di vita; la notizia viene diffusa dalle agenzie di stampa occidentali e
viene pubblicata il 29 novembre, giorno della Festa Nazionale della RFSJ (si
celebra la fondazione della Repubblica avvenuta a Jajce, in Bosnia, nel 1943).
Il 22
dicembre 1990 il Sabor (parlamento) della Repubblica di Croazia, controllato
dall'HDZ di Franjo Tudjman che aveva vinto le prime elezioni multipartitiche il
30 maggio precedente, emana la "nuova Costituzione" in base alla quale
la Croazia e' "patria dei croati" (non piu' quindi dei croati e dei
serbi, entrambi fino allora "popoli costituenti") ed e' sovrana sul
suo territorio. Il 25 maggio 1991 il
Papa riceve Tudjman in Vaticano; tre giorni dopo nello stadio di Zagabria
Tudjman tiene un inquietante raduno circondato da esponenti del clero, nel quale
sfila la nuova Guardia Nazionale Croata.
Il 25 giugno
1991 i parlamenti sloveno e croato proclamano l'indipendenza. Incomincia la
campagna di stampa contro l'esercito federale, impropriamente definito
"serbo". Notizie incontrollate, come quella del bombardamento di
Ljubljana, campeggiano sulle prime pagine dei giornali e nessuno si preoccupera'
di smentirle, benche' false. Solo dopo anni l'allora Ministro degli Esteri
italiano De Michelis rivelera', sulla rivista "LIMES" ed in vari
dibattiti pubblici, che la campagna disinformativa era stata pianificata da
ambienti filosloveni dell'Universita' di Gorizia e dell'Austria, ma continuera'
ad essere reticente sui nomi.
Gli scontri in Slovenia causano decine di vittime
(alcune slovene) nelle fila dell'Esercito federale, ed una decina di vittime tra
gli indipendentisti. Alla conferenza di Brioni del 7 luglio si decide di sospendere gli effetti delle dichiarazioni di
indipendenza per tre mesi, in attesa di ridiscutere le struttura federale della
RFSJ.
La campagna di stampa contro l'esercito federale,
contro la Jugoslavia in quanto tale e contro i serbi prosegue forsennata. Otto
d'Asburgo dichiara il 15 agosto su
"Le Figaro": "I croati, che sono nella parte civilizzata
dell'Europa, non hanno niente a che spartire con il primitivismo serbo nei
Balcani. Il futuro della Croazia risiede in una Confederazione Europea cui l'Austria-Ungheria
puo' servire come modello". Nell'ottobre, piu' di 25mila serbi sono
scacciati dalla Slavonia Occidentale; ancora in novembre infuriano gli scontri
nella Vukovar occupata dalle milizie irregolari di Mercep, legate al partito di
governo di Tudjman. Dopo settimane di stallo l'esercito federale interviene
bombardando massicciamente e ri-occupando la citta'. I reportage
sull'avvenimento sono unilaterali se non bugiardi: per aver raccontato aspetti
meno noti di quella battaglia, la giornalista della RAI Milena Gabanelli e'
vittima di un linciaggio cui partecipano anche settori del Vaticano. Dopo di
allora non l'abbiamo piu' vista in TV... La sua vicenda e' stata da lei stessa
narrata nell'appendice al libro di M. Guidi "La sconfitta dei media" (Baskerville,
Bologna 1993).
Solo nel settembre
1997 Miro Bajramovic, un miliziano di Mercep, raccontera' in dichiarazioni a
"Feral Tribune" (10) che cosa fecero le milizie paramilitari croate in
quel periodo.
Il 17
dicembre 1991 a Maastricht si pongono le fondamenta della Unione Europea,
che iniziera' a concretizzarsi nel 1999 con la introduzione dell'Euro, ma
contemporaneamente si decide di sancire lo squartamento della Jugoslavia: il
documento UE numero 1342, seconda parte, del 6/11/1992 indichera' che in quella
sede l'unita' europea era stata raggiunta proprio a scapito della Jugoslavia,
con una cinica manovra da parte essenzialmente della Germania. Il 23 dicembre la
Germania dichiara unilateralmente e pubblicamente il suo riconoscimento delle
repubbliche di Croazia e Slovenia, con effetto a partire dal 15 gennaio
successivo. Per questo "regalo di Natale" tedesco si organizzano
festeggiamenti nelle piazze croate. Il giorno dopo (24 dicembre) i serbi della
Croazia proclamano a loro volta la "autodeterminazione" costituendo
formalmente la Repubblica Serba della Krajina nelle zone, da secoli a
maggioranza serba, situate lungo il confine con la Bosnia-Erzegovina. La "Comunita'
Internazionale" si rifiuta di considerare il problema e prosegue nella
guerra mediatica e militare contro i serbi.
Il 13
gennaio 1992 lo Stato della Citta' del Vaticano riconosce la Croazia come
Stato indipendente, seguita due giorni dopo da tutti i paesi della UE che
riconoscono anche la Repubblica di Slovenia.
Gennaio 1992:
Alija Izetbegovic, musulmano presidente di turno della Bosnia-Erzegovina, manca
di passare la consegna al serbo Radovan Karadzic: si tratta di un vero
"golpe bianco" che infrange la regola della "presidenza a
rotazione".
La storia politica di Izetbegovic e' tuttora ignota
al pubblico occidentale. Basti dire che era uscito dal carcere solo nel 1988,
dopo aver scontato 6 anni su 14 di pena che gli erano stati inflitti per
"istigazione all'odio tra le nazionalita'".
Febbraio 1992:
staccate la Bosnia! La "Comunita' Internazionale" promette agli
islamisti sarajevesi aiuto ed accoglienza nelle istituzioni euro-atlantiche in
cambio della proclamazione della indipendenza della Bosnia-Erzegovina. Viene
percio' indetto un referendum (anticostituzionale) per il giorno 29 dello stesso
mese, che sara' boicottato dal 35 per cento degli aventi diritto. Solo il 65%
dei votanti, essenzialmente croati e musulmani di Bosnia, voteranno a favore
della secessione.
La creazione di uno Stato indipendente nei confini
della ex-repubblica federata di Bosnia ed Erzegovina e' il colpo piu' grave
inferto ai valori della "Fratellanza ed Unita'" ed alla struttura
multi-nazionale della Jugoslavia dall'inizio della crisi. Ogni discorso su
"Sarajevo multietnica" diventa a quel punto demagogico: era la
Jugoslavia stessa ad essere multietnica. I serbi e chi si proclama jugoslavo si
rifiutano di diventare minoranza discriminata in uno Stato retto da settori
islamisti legati ad alcuni paesi arabi, all'Iran ed alla Turchia (vedi Parte II).
Pesa come un macigno la memoria dei crimini commessi durante la II Guerra
mondiale dalle divisioni inquadrate nelle SS, collaborazioniste degli ustascia
croati, contro antifascisti ed ortodossi.
I serbi scelgono dunque a loro volta
l'"autodeterminazione" nei confini della "Republika Srpska"
[RS], corrispondente al territorio abitato prevalentemente da contadini di
religione ortodossa. Le piu' importanti citta', i collegamenti ed i centri
produttivi della Bosnia-Erzegovina, a parte Banja Luka, restano invece nelle
mani dei musulmani e dei cattolici (Sarajevo, Zenica, Mostar, Neum).
Anche i quartieri di Sarajevo a maggioranza serba
si aggregano alla RS: la citta' risulta divisa, il cuore della Bosnia e della
Jugoslavia multinazionale e' lacerato. Mentre la leadership musulmana fa base
nel centro storico di Sarajevo, capitale della RS e' Pale, ex sobborgo
residenziale a poca distanza. Con lo scoppio del conflitto, tra i serbi di
Bosnia prevale la posizione nazionalista del Partito Democratico di Radovan
Karadzic e Biljana Plavsic, che rivendicano una continuita' con la monarchia
serba di prima della II Guerra mondiale e con le milizie serbiste dei cetnici;
le posizioni scioviniste della leadership di Pale contribuiscono ad aumentare la
frattura tra le varie nazionalita' ed a cancellare la memoria della Jugoslavia
unitaria e socialista e della guerra partigiana. I serbi di Bosnia giocheranno
il ruolo di "macellai pazzi" nella truffa massmediatica scatenata in
tutto il mondo occidentale e nei paesi islamici, mentre la leadership islamista
parlera' di "assedio" da parte dei serbi, indicati come
"invasori" ed "aggressori" di una Bosnia-Erzegovina mai
esistita storicamente come Stato a se'. Intellettuali e politici di mezzo mondo
si impegneranno per mesi ed anni a creare e vezzeggiare una "identita'
nazionale bosniaca" inesistente, contribuendo di fatto alla propaganda
bellica contro una delle parti in causa.
A marzo del
1992, quando la guerra non e' ancora scoppiata, la prima Conferenza per la
pace in Bosnia, a Lisbona, si conclude con un accordo (il "piano Cutileiro")
per la cantonalizzazione della ex-repubblica federata. Immediatamente
rappresentanti delle delegazioni croata e musulmana sono convocati negli Stati
Uniti, dove l'ex-ambasciatore a Belgrado Zimmermann li persuade a ritirare la
loro firma dall'accordo. Lo stesso Cutileiro imputera' alle parti musulmana e
croata la rottura del patto, ad esempio nella lettera pubblicata sull'"Economist"
del 9/12/1995, e Zimmermann in persona raccontera' quei fatti, come riportato da
David Binder sul "New York Times" del 29/8/1993.
Il 6 aprile
1992, anniversario della invasione della Jugoslavia da parte dei tedeschi
nel 1941, Europa ed USA riconoscono la Bosnia-Erzegovina come Stato
indipendente. L'iniziativa contraddice persino le raccomandazioni di politici e
mediatori occidentali come Lord Carrington. Per tutta risposta i serbi
proclamano la costituzione della Repubblica Serba di Bosnia nei territori a
maggioranza serba (7-8 aprile), vale a dire circa il 65 per cento del
territorio. La bandiera adottata e' quella tradizionale della Serbia, con la
croce e le quattro "C" nel centro, diversa dalla bandiera jugoslava.
Quattro giorni dopo la neonata Armija (esercito)
bosniaca attacca le caserme federali. Due settimane dopo il governo jugoslavo
decide il ritiro delle forze armate dalla Bosnia, ritiro che viene incominciato
il 19 maggio e sara' completato il 6 giugno.
Il 27 aprile
1992 Serbia e Montenegro proclamano la nuova Federazione Jugoslava.
Il 22 maggio
Croazia e Slovenia sono ammesse all'ONU. Lo stesso giorno la indipendenza della
Repubblica ex-Jugoslava di Macedonia (FYROM), proclamata il 17/9/1991 ma ancora
non riconosciuta dalla UE, viene sancita a livello internazionale.
Il 27 maggio
1992 avviene la prima grande strage a Sarajevo: persone in fila per il pane
a Vasa Miskin sono bersaglio di un colpo di mortaio. Le telecamere erano state
piazzate in precedenza, pronte a filmare. Anche grazie all'emozione suscitata da
questo episodio il 30 maggio al Consiglio di Sicurezza dell'ONU viene fatta
passare una risoluzione che condanna la Jugoslavia come paese aggressore ed
occupatore della Bosnia, ed un'altra (la 757) che impone sanzioni economiche
contro la nuova Federazione.
Il 2 luglio
i croati dell'Erzegovina proclamano la Repubblica Croata di Erzeg-Bosnia, con la
stessa bandiera, la stessa valuta, le stesse targhe automobilistiche adottate in
Croazia, lo Stato con il quale esiste una unita' territoriale de facto;
ciononostante nessun provvedimento viene preso dall'ONU nei confronti della
Croazia.
Solo successivamente emerge un rapporto
confidenziale dell'ONU che afferma che la strage di Vasa Miskin e' stata
commessa da estremisti musulmani; lo stesso viene scritto sul rapporto della
Task Force antiterrorismo del governo USA intitolato "Iran's European
Spring board?", datato 1/9/1992.
Il 9 ottobre
un'altra risoluzione ONU (la 816) decreta il divieto di sorvolo della
Bosnia-Erzegovina - divieto che negli anni successivi verra' largamente
disatteso da croati e musulmani, viceversa armati ed addestrati con il
contributo statunitense e tedesco.
Per la Bosnia, a partire dal 1992, pacifisti e
sinistra in trappola: si scatena la campagna "Sarajevo assediata".
Dalla citta' partiranno a ripetizione falsi "scoop" giornalistici su
atrocita' gratuite delle truppe serbe. Vengono organizzate spedizioni a
Sarajevo, generalmente presentate come iniziative di protesta nonviolenta contro
la guerra ("interposizione non armata"), in effetti pero' si parla
unilateralmente di "assedio" e si rifiuta una presenza di pace nella
parte serba della citta'. In una di queste iniziative, organizzata
dall'associazione cattolica "Beati i Costruttori di Pace", viene
assassinato il pacifista Moreno Lucatelli: solo dopo anni un film di Giancarlo
Bocchi sull'omicidio svela le responsabilita' delle milizie islamiste, impegnate
a montare le strumentalizzazioni in chiave antiserba e ad attizzare l'odio tra
le nazionalita' (11).
Nel luglio
1992 gli USA effettuano il primo tentativo di rovesciamento del governo
della nuova Repubblica Federale di Jugoslavia. Giunge a Belgrado Milan Panic,
miliardario cittadino americano di origine serba, accompagnato da un codazzo di
consiglieri statunitensi; la leadership jugoslava si lascia convincere che
quello sia l'uomo giusto per la normalizzazione delle relazioni con la Comunita'
Internazionale, ed il 14 luglio Panic viene designato Primo Ministro - benche'
non ancora cittadino jugoslavo! L'11 agosto, insieme al Presidente federale
recentemente eletto, il nazionalista-liberista Dobrica Cosic, Panic incontra i
mediatori Vance ed Owen a Ginevra. Il primo settembre in TV Panic afferma che
"per il mondo Milosevic [Presidente della Repubblica di Serbia] e' una
persona che non mantiene la parola". Il 10 settembre il Ministro degli
Esteri della RFJ si dimette, mentre sono in corso i colloqui a Ginevra,
accusando Panic di lavorare contro gli interessi dei serbi. Due mozioni di
sfiducia sono presentate contro Panic in quel periodo, ma non passano in
Parlamento per un soffio. Alle elezioni per la Presidenza della Repubblica di
Serbia, il 20/12/1992, Panic si candida ed ottiene solo il 34 per cento contro
il 56 per cento di Milosevic (il resto va ai candidati di destra) nonostante la
enorme pressione americana a favore della sua elezione. Il governo Panic viene
comunque sfiduciato.
Fine 1992:
Bill Clinton sostituisce George Bush alla Presidenza degli Stati Uniti. Inizia
la fase dell'interventismo militare diretto degli USA contro la Jugoslavia.
Su "Defence and Foreign Affairs Strategic
Policy" del Dicembre 1992 vengono elencati con dovizia di particolari i
rifornimenti di armi leggere e pesanti (60 panzer) alla Croazia da parte
soprattutto tedesca.
All'inizio del 1993,
su iniziativa della Danimarca, la Repubblica Federale di Jugoslavia viene
estromessa persino dalla Organizzazione Mondiale della Sanita'. Questo in un
momento in cui il paese registrava un afflusso di circa 600mila profughi da
varie parti della RFSJ. Alla fine dell'anno nel paese si registrera' una
inflazione pari a circa il 300.000.000 per cento.
Il 1993
e' anche l'anno delle "rivelazioni" di Roy Gutman, giornalista
destinato a vincere il Premio Pulitzer, sui "campi di sterminio", e
del Ministro degli Esteri bosniaco-musulmano Haris Silajdzic sulle "decine
di migliaia di donne musulmane fatte oggetto di violenza sessuale a scopo di
pulizia etnica" (3). In effetti la disinformazione sulle questioni
bosniache, come in tutto il corso della crisi jugoslava a partire dal 1990, non
e' episodica o casuale ma strategica e persistente. Sempre nel 1993 esce in
Francia un libro dal titolo "Le verita' jugoslave non sono tutte buone a
dirsi", nel quale J. Merlino dimostra il ruolo avuto da agenzie
specializzate come la "Ruder&Finn Global Public Affairs", il cui
direttore afferma di aver lavorato per i governo sloveno, croato,
bosniaco-musulmano e per il governo del "Kosova", cioe' per i
secessionisti albanesi di Rugova (8). Su "Foreign Policy" Peter Brock
pubblica un lungo articolo in cui elenca tutta una serie di falsificazioni,
scatenando un putiferio ed una levata di scudi da parte dei suoi colleghi
giornalisti in mezzo mondo (12).
Il 1993
e' anche l'anno in cui Slovenia, Croazia e Repubblica Federale di Jugoslavia
(Serbia e Montenegro) consolidano o rinnovano le loro legislazioni e strutture
istituzionali. In particolare, la
Croazia introduce la nuova moneta, denominata "kuna" - nel segno della
continuita' con la moneta in corso legale sotto Pavelic - le cui banconote
vengono stampate in Germania.
Nell'aprile 1993
Clinton invia a Belgrado Mr. Ralph Reginald Bartholomew, accompagnato da pezzi
grossi del Dipartimento di Stato e delle Forze Armate. Al loro arrivo, i
delegati creano momenti di tensione cercando di imporre incontri separati con i
rappresentanti delle istituzioni e dell'esercito, e chiedendo che si prema sui
serbi di Bosnia per l'accettazione incondizionata del piano Vance-Owen. In
quella occasione i toni della discussione sono particolarmente aspri con gli
ufficiali dell'Esercito Jugoslavo (JNA), che alludono al Vietnam. Ad un
ricevimento presso l'ambasciata USA vengono invitati solamente i rappresentanti
della opposizione.
8 aprile 1993:
la FYROM diventa membro dell'ONU nonostante le gravi questioni rimaste in
sospeso con la Grecia.
Il 20
settembre 1993 i musulmani della regione del Bihac, fedeli a Fikret Abdic,
proclamano l'indipendenza dal governo di Sarajevo. Abdic, uomo d'affari della
Agrokomerc buttatosi in politica nel 1991 quando aveva ottenuto piu' voti dello
stesso Izetbegovic nelle elezioni presidenziali, aveva dovuto rinunciare
all'incarico a causa di pressioni dal carattere mai chiarito. Con la
proclamazione dell'indipendenza Abdic e decine di migliaia di musulmani scelgono
la strada della collaborazione con i croati e con i serbi.
5 febbraio 1994:
prima strage di Markale, la principale piazza del mercato di Sarajevo. Il 6
giugno successivo Jasushi Akashi, delegato speciale ONU per la Bosnia, dichiara
alla Deutsche Presse Agentur che un rapporto segreto ONU aveva attribuito da
subito ai musulmani la paternita' della strage, ma che il Segretario Generale
Boutros Ghali non ne aveva parlato per ragioni di opportunita' politica. Poco
tempo dopo Akashi viene rimosso dall'incarico. Alla Conferenza di Ginevra il
clima e' decisamente sfavorevole ai serbi. Gli americani dichiarano apertamente
di voler accrescere il sostegno alla parte musulmana.
In marzo gli USA impongono la costituzione di una
Federazione tra croati e musulmani. Questo passo consente la cessazione dei
violenti scontri in atto da un anno tra queste due parti in conflitto.
Ricordiamo ad esempio le distruzioni avvenute a Mostar, dove persino tre
giornalisti italiani sono stati uccisi dai croati per avere filmato "altre
verita'", distruzioni culminate con l'abbattimento del ponte simbolo della
citta' e della Bosnia. L'ultranazionalismo croato in Erzegovina, regione di cui
Mostar e' il capoluogo, continuera' comunque a rendere impossibile la convivenza
con i musulmani, impedendo persino all'incaricato europeo Koschnik di
ristabilire condizioni minime di vivibilita': Koschnik si dimettera' dopo pochi
mesi.
Ma con la costituzione formale di una Federazione
tra croati e musulmani gli USA intendono concentrare gli sforzi contro la parte
serba. Nei mesi successivi, sotto l'egida USA, viene creato un comando congiunto
delle forze armate croato-musulmane, mentre aumentano le indicazioni della
presenza di volontari mujaheddin arruolati tra gli islamisti. La brigata dei
mujaheddin fa capo a Zenica, dove pure e' accampato il battaglione turco della
missione ONU e sono concentrate 14 organizzazioni umanitarie islamiche. A
comandare i mujaheddin ci sono il saudita Abdul Aziz, reduce dell'Afghanistan,
un libico, ed altri strani
personaggi, come raccontato ad es. da Rampoldi su "Repubblica" del 27/11/1994.
Il 12 giugno
1994 il presidente Clinton, in visita a Berlino, tiene un discorso altamente
simbolico dinanzi alla Porta di Brandeburgo: la Germania e' ormai il partner
privilegiato degli USA in Europa, e la leadership tedesca nella UE e'
nell'interesse degli Stati Uniti, che vi si appoggiano per realizzare la
penetrazione militare, politica ed economica verso Est. Le dichiarazioni di
Clinton creano un incidente diplomatico con la stessa Gran Bretagna.
Il 19 agosto
1994 il V corpo d'armata bosniaco-musulmano attacca la sacca di Bihac
generando molti morti e la fuga di decine di migliaia di persone. La sorte di
questa gente a tutt'oggi non e' ancora chiara. In ogni caso, di questi musulmani
di Bosnia non legati all'SDA di Izetbegovic i media occidentali si sono occupati
in misura irrilevante, magari solo per denigrarli come "traditori",
probabilmente in quanto rappresentavano un grande punto interrogativo sulla
natura "democratica e pluralista" dello Stato bosniaco governato dagli
ultranazionalisti dell'SDA.
Nei primi mesi del 1995
aumentano fortemente i rifornimenti di armi ai croato-musulmani: all'aereoporto
di Tuzla e' segnalato un traffico intenso di Hercules C130. Sulla "Frankfurter
Rundschau" del 11/3/1995, ad esempio, si rivela il misterioso carattere dei
traffici verso l'aeroporto di Tuzla e le dichiarazioni in proposito di vari
esponenti UNPROFOR. Tuttavia sulla stampa occidentale e in particolare negli
ambienti pacifisti si sottolinea solo il carattere di Tuzla città "modello
di convivenza multietnica" minacciata dal terrore serbo, omettendo
completamente la questione dell'aeroporto. Si noti che dagli accordi di Dayton
in poi l'aeroporto di Tuzla diverrà cuore dell'impegno militare statunitense in
Bosnia.
Primo maggio 1995.
Il regime croato sceglie una data assai particolare per attaccare la Slavonia
occidentale: la Festa dei Lavoratori. Nel giro di due giorni tutta questa parte
del territorio della Repubblica Serba di Krajina viene occupata, compresa l'area
del lager-memoriale di Jasenovac, dove durante la Seconda Guerra Mondiale
centinaia di migliaia di persone erano state trucidate dagli ustascia. La forza
di protezione ONU sembra inesistente.
L'"Operazione Lampo" (come in tedesco
"Blitzkrieg") si avvale della preparazione acquisita con il supporto
degli Stati Uniti e della Germania. In particolare, agenzie di mercenari e
generali-addestratori dell'esercito USA hanno lavorato e lavoreranno negli anni
successivi per le truppe croate. L'operazione Train and Equip proseguira' anche
dopo gli accordi di Dayton, a sostegno di croati e musulmani ed in vista
dell'annientamento della Repubblica serbobosniaca.
Il 3 maggio
anche i musulmani attaccano su piu' fronti, specialmente sulle alture dello
strategico Monte Igman a Sarajevo, con la copertura di aerei NATO impegnati a
colpire obbiettivi militari serbi. Gli attacchi aerei cessano solo quando i
serbo-bosniaci prendono in ostaggio militari ONU. Contemporaneamente i croati
attaccano a Livno e Drvar. Oltre Sarajevo, verso Srebrenica, i serbi lasciano
avanzare i musulmani chiudendoli infine in trappola in una valle, dove scatenano
una carneficina. In seguito a questa, i musulmani attaccano da tutte le
"enclave" (Gorazde, Srebrenica, Tuzla, Bihac, Zepa) verso i dintorni,
abitati da serbi. A giugno i serbo-bosniaci occupano Srebrenica. Negli anni
precedenti le milizie musulmane, guidate da Naser Oric, avevano raso al suolo
circa trenta villaggi serbi situati attorno l'enclave protetta dall'ONU.
L'attacco dei serbi causa 1430 vittime: altri circa seimila musulmano-bosniaci
vengono segretamente allontanati dalla cittadina poco prima dell'ingresso dei
serbi. L'operazione, curata dall'Armata musulmana, sara' descritta nel documento
della Croce Rossa Internazionale ICRC n.37 del 13/9/1995. Negli anni successivi
i media racconteranno incessantemente la storia dello "sterminio di
ottomila civili di Srebrenica" e delle relative "fosse comuni".
Nell'agosto 1995
l'esercito croato attacca le zone della Croazia ancora sotto controllo serbo,
teoricamente "protette" da una forza di interposizione ONU,
costringendo alla fuga la popolazione nella sua totalita', circa 170mila persone
(cfr. il libro di Giacomo Scotti "Operazione Tempesta", Ed.
Gamberetti, 1996). In quella occasione diviene palese il sostegno strutturale
dato dall'Occidente al regime di Tudjman. In particolare vengono fuori la
fornitura di armi da parte tedesca e l'addestramento dato da agenzie USA
specializzate, pseudo-private, come la Military Professional Resources Inc., che
impiegano militari USA in "prepensionamento". La suddetta agenzia ha
lavorato anche per il governo di Izetbegovic, per il quale ha offerto una
prestazione del valore di 400 milioni di dollari, in gran parte sborsati da
Stati islamici come la Malaysia e l'Arabia Saudita (6).
28 agosto 1995:
la seconda strage a Markale suscita fortissima emozione nell'opinione pubblica.
All'inizio di settembre la NATO attacca i serbi della Bosnia, distruggendone
gran parte delle potenzialita' militari. In seguito emergera' l'uso di
proiettili all'uranio impoverito, per i quali in Jugoslavia si pensa di
denunciare la NATO al Tribunale dell'Aia per i crimini di guerra.
Solo successivamente (7) emergera' che pure la
strage del 28/8 ha ben altri responsabili: si parla di strutture segrete,
appoggiate dai servizi occidentali, impegnate nella strategia della tensione
contro la popolazione della Bosnia. A dicembre gli accordi di Dayton consentono
comunque la cessazione delle ostilita'. Il prezzo da pagare per i serbi e' la
rinuncia a parte del territorio ed ai quartieri a maggioranza serba di Sarajevo
(in piu' di centomila li abbandoneranno all'inizio del 1996). Il prezzo da
pagare per i musulmani e' la rinunzia ad una Bosnia unitaria, da loro dominata.
Il prezzo da pagare per i croati e' la rinunzia formale alla costituzione di una
loro entita' separata, da annettere alla Croazia. Il prezzo da pagare per tutti
i cittadini della Bosnia sono le conseguenze di tre anni di conflitto e la
occupazione militare da parte delle truppe straniere, a controllare un
territorio ormai privato di qualsiasi sovranita' reale.
LA
STRATEGIA DELLA TENSIONE CONTINUA IN KOSOVO
Dal 1997
il movimento separatista kosovaro-albanese acquista un fortissimo impulso dal
punto di vista strettamente militare a causa degli appoggi in Albania, Turchia
ed Occidente, dopo che per anni il governo "parallelo" di Rugova, con
la sua politica del separatismo su base etnica e del boicottaggio totale, e'
stato non solo finanziato ed appoggiato a livello propagandistico, ma anche
incensato dai "pacifisti" che hanno visto con favore la spartizione
della Repubblica Federativa Socialista di Jugoslavia.
In seguito alla rivolta delle "piramidi"
un fiume di armi ed equipaggiamento passa le frontiere in sostegno di una
organizzazione militare detta UCK ("Esercito di Liberazione del Kosovo").
Dietro all'exploit di questa organizzazione c'e'
anche l'interessamento di George Tenet, attuale capo della CIA, di origine
albanese: sua madre "ha lasciato l'Albania meridionale alla fine della
Seconda guerra mondiale, a bordo di un sottomarino britannico, per sfuggire al
comunismo... Lei e' un vero eroe. E' con queste esperienze di vita e di valori
in mente che io spero di guidare la nostra comunita' di intelligence..."
("il manifesto" 24/2/1999). L'irredentismo panalbanese e' appoggiato
dalla lobby schipetara degli USA, che fa capo alla Albanian-American Civil
League vicina a Bob Dole ed al suo protetto Joseph Dioguardi. Come per le
precendenti secessioni jugoslave, anche nel caso del "Kosova" la
disinformazione mirata a suscitare un clima di mobilitazione bellica nelle
popolazioni dei paesi aggressori, e' mossa da agenzie di pressione specializzate
come la "Ruder&Finn" (8), e da tutto l'immenso apparato legato
alla "Fondazione Soros", legata alla CIA.
Per L'UCK si raccolgono fondi, e su giornali come
il "Washington Post" appaiono interviste a questi "freedom
fighters". Il 9 marzo 1998
Madeleine Albright enuncia la nuova dottrina statunitense, in base alla quale la
crisi del Kosovo "non e' un affare interno della RF di Jugoslavia".
Anche gli estremisti albanesi della FYROM godono dell'appoggio dato da pseudo
organizzazioni umanitarie (Fondazione Soros, Partito Radicale, ecc.) nonostante
le preoccupazioni per la tenuta pure di quel paese, dove un terzo della
popolazione e' di lingua albanese. Una destabilizzazione della Macedonia
porterebbe alla sua spartizione tra Albania e Bulgaria, proprio come durante il
nazifascismo. Progressivamente anche la Macedonia si va riempiendo di truppe
occidentali, mentre diventano esplicite le mire della Bulgaria, ad esempio con
il documento "Dottrina Nazionale Bulgara" e con le dichiarazioni del
presidente Petar Stojanov (13).
Nell'agosto 1998
Erich Rathfelder, giornalista tedesco gia' noto per reportage faziosi sulla
guerra in Croazia e Bosnia, sulla "Tageszeitung" denuncia la strage di
567 albanesi del Kosovo, dei quali 430 bambini, nei pressi di Orahovac. La
notizia non ha alcuna conferma, ne' puo' averla essendo falsa, ma sortisce
ugualmente un forte effetto.
Tra l'ottobre
1998, quando ha inizio la missione OSCE in Kosovo in seguito ai ricatti
della NATO contro la Jugoslavia, e l'inizio di marzo secondo la Tanjug nell'area
ci sono 975 attacchi terroristici che causano 141 morti, 305 feriti ed 86
scomparsi. Armi dirette ai secessionisti panalbanesi vengono sequestrate nei
porti italiani, conti in banca vengono aperti in Europa per il finanziamento
dell'UCK (vedasi tra l'altro l'interrogazione parlamentare di G. Russo Spena a
riguardo), le polizie di molti paesi europei individuano i legami tra l'UCK ed i
traffici di droga e prostituzione.
Alla fine
del 1998 una campagna stampa del Partito Radicale Transnazionale per la
incriminazione del Presidente della Jugoslavia dinanzi al Tribunale dell'Aia
raccoglie il consenso e la firma anche di esponenti dell'UCK come Adem Demaci,
nonche' di ultranazionalisti albanesi della Macedonia, di Sali Berisha e leader
albanesi di ogni orientamento. Ancora all'inizio del 1999 il premier Majko
chiede che Milosevic sia processato per crimini contro l'umanita' ("il
manifesto" 20/1/1999), appellandosi alla NATO, agli USA ed alla UE.
Il 15
gennaio 1999 in seguito agli scontri attorno a Racak tra le forze jugoslave
ed i miliziani dell'UCK, il capo degli osservatori OSCE William Walker, noto
"falco" USA in Vietnam e America Latina (caso Iran-contras, squadroni
della morte in Salvador, e cosine simili), inscena in collaborazione con i
terroristi uno spettacolo macabro indicando come "civili inermi" le
vittime. I cadaveri sono stati ammucchiati in un fossato e cambiati di abiti, ma
sono guerriglieri dell'UCK. Le immagini e le parole di Walker fanno il giro del
mondo ad attestare la "gratuita ferocia dei serbi contro i civili"
(4).
La vicenda di Racak e' il culmine di una serie di
operazioni di disinformazione strategica. L'anno precedente erano state
segnalate fosse comuni inesistenti, come ad Orahovac, ed anche sui profughi le
speculazioni della stampa sono ripugnanti. Le azioni dell'UCK, tese a far
crescere la tensione, scatenare la reazione jugoslava ed indurre l'Occidente
all'intervento militare diretto, non destano preoccupazione nei nostri media:
quasi inosservate passano le stragi di Klecka - quando per la prima volta dalla
fine della II Guerra mondiale ritornano in funzione i forni crematori - e Pec -
in dicembre un gruppo di ragazzini serbi della cittadina viene massacrato.
La violenta pressione psicologica esercitata dai
mass-media, mirata dall'inizio a montare un clima di mobilitazione bellica nelle
opinioni pubbliche in Occidente, impedisce strutturalmente lo sviluppo di
movimenti di opposizione alla NATO e contro le scelte strategiche
euro-atlantiche. L'irredentismo kosovaro diventa "lotta per la liberta'",
l'idea di diritti di cittadinanza per tutti indipendentemente da dove passino i
confini statuali e' considerata antiquata: secondo i redattori della rivista
"Guerre&Pace", capofila del pacifismo italiano, la autonomia
politica della provincia sarebbe ormai "una concessione dall'alto",
percio' si punta direttamente al protettorato e/o alla Grande Albania
mascherandola come "auto-determinazione". Informazioni "fuori dal
coro" vengono censurate da tutti i media, anche dai settori della sinistra
"antagonista". Gli "autodeterminatori" del "Kosova"
abitano in Occidente.
In Albania in piu' occasioni si manifesta
solidarieta' con il movimento irredentista kosovaro e con l'UCK, soprattutto da
parte della destra di Berisha. Il 5
febbraio 1999 la dimostrazione per le strade di Tirana e' unitaria, e si
scandisce continuamente la sigla UCK ("il manifesto" 6/2)
A Rambouillet vicino Parigi, in seguito alla
impressione suscitata dalla macabra sceneggiata di Racak, l'Occidente organizza
un falso negoziato: le due parti vengono fatte incontrare un'unica volta in
circa venti giorni di sedute (in due riprese tra febbraio e marzo), ed alla fine
la delegazione albanese-kosovara, che e' guidata dall'UCK, firma un
"accordo" che prevede il referendum per l'indipendenza e l'occupazione
militare da parte della NATO. Consiglieri del Dipartimento di Stato e della NATO
stessa accompagnano l'UCK a Rambouillet. Anche il Ministro degli Esteri albanese
Milo li assiste (B92, 17 marzo 1999). Pure Filippo di Robilant, ex-portavoce
della leader radicale italiana Bonino, fa parte del codazzo dell'UCK (Corriere
della Sera). Alla fine, la Jugoslavia viene accusata all'unisono per non avere
firmato un "accordo" che tale non e' - poiche' un accordo presuppone
due parti consenzienti.
Il 22 marzo
1999 rappresentanti dell'UCK si accordano a Tirana con le istituzioni
albanesi per una piu' stretta collaborazione, secondo quanto riportato dalla
stessa televisione di Stato albanese. Un altro tassello della ridefinizione
degli assetti europei secondo il modello definito dal nazismo si sta
realizzando. La guerra puo' ricominciare.
Il 24 marzo
la NATO scatena i bombardamenti su tutto il territorio della Repubblica Federale
di Jugoslavia.
NOTE:
(1)
Rajko Dolecek: "J'accuse L'Unione
Europea, la NATO e l'America" (Ed. Futura, Praga 1998 - in lingua ceca), e
T.W. "Bill" Carr: "German and US Involvement in the Balkans"
(intervento al Simposio "Jugoslavia: passato e presente", Chicago
31/8-1/9/1995). Nel 1994 l'ambasciata croata a Washington nega che questo
prestito sia mai avvenuto; T.W. Carr, editore associato della "Defense
& Foreign Affairs Publications" di Londra, elenca allora le persone
direttamente coinvolte nella faccenda, mentre lo SMOM le invita ad esibire tutta
la documentazione a riguardo. Firmatari per parte croata risultano essere il
vicepresidente della Repubblica Mate Babic e la signora Maksa Zelen Mirijana,
autorizzata ad agire in nome e per conto del Ministero delle Finanze di Zagabria.
Il ruolo dello SMOM nella crisi jugoslava e' tanto
importante quanto sconosciuto... A Zagabria la villa sede nel 1990-'91 dell'HDZ
di Tudjman diventera' Ambasciata dello SMOM in Croazia dopo l'indipendenza. Lo
SMOM e' una potente organizzazione direttamente legata al Vaticano che dopo l'89
ha enormemente accresciuto la sua influenza nell'Europa centroorientale:
praticamente in tutte le capitali dell'Est europeo esiste ormai una
rappresentanza diplomatica dell'Ordine. Tra gli aderenti allo SMOM spicca, per
il ruolo specifico avuto come "sponsor" di Slovenia e Croazia,
Francesco Cossiga. Lo SMOM fu, insieme al Vaticano ed alla Croce Rossa, una
delle ancore di salvezza per i nazisti ustascia in fuga alla fine della II G.M.
(cfr. "Ratlines" di M. Aaron e J. Loftus, Ed. Newton Compton 1993)
(2)
Cfr. "Nato in the Balkans", AAVV., edito dall'IAC (New York 1998)
(3)
Dichiarazione rilasciata alla Conferenza di Pace di Ginevra. Nell'ottobre 1993
la Commissione ONU per i crimini di guerra sara' in grado di contare in tutto
330 casi di stupro, relativamente cioe' a tutte e tre le parti in conflitto.
(4)
Vedansi gli articoli apparsi su "Le Monde" e "Le Figaro" nei
giorni successivi.
(5)
La "autonomia speciale", in vigore in Kosovo sia dal 1974, prevedeva
il diritto di veto della minoranza sulle decisioni della Repubblica di Serbia (e
non il viceversa), nonche' la non-giudicabilita' degli albanesi da parte di
corti che non fossero quelle kosovare. Norme del genere rappresentavano
chiaramente una non-reciprocita' normativa tra istituzioni serbe e gruppo
nazionale serbo da una parte, istituzioni kosovare e gruppo nazionale albanese
dall'altra. Oltre a questo, la "autonomia speciale" istituiva uno
status di "Settima Repubblica" de facto per il Kosovo nella RFSJ, e
ciononostante per tutti gli anni Ottanta si erano intensificati gli episodi e si
era rafforzato l'indirizzo centrifugo-secessionista negli ambienti politici
albanesi-kosovari.
(6)
Cfr. ad es. Ken Silverstein su "The Nation", 28/7/1997.
(7)
Cfr. il dispaccio ITAR-TASS 6/9/1995 che fa riferimento alle operazioni segrete
"Ciclone Uno" e "Ciclone Due", coordinate dal capo
dell'esercito musulmano Rasim Delic. Vedansi anche Michele Gambino su
"Avvenimenti" del 20/9/1995 e Tommaso Di Francesco sul
"Manifesto" del 3/10/1995.
(8)
Sulla disinformazione strategica nel caso jugoslavo si vedano ad es. i libri
POKER MENTEUR ("Il poker dei bugiardi", in francese), di Michel Collon
(Ed. EPO e M. Collon, 20A Rue Hozeau de Lehaie, 1080 Bruxelles, Belgio - tel.
+32-2-414 2988, fax +32-2-414 9224, e-mail: editions@epo. be), e "Le
verites yougoslaves ne sont pas toutes bonne a dire", di Jacques Merlino (Ed.
Albin Michel, 1993).
(9)
Sulle politiche economiche degli anni Ottanta si veda di M. Chossudovsky
"La globalizzazione della poverta'", Ed. Gruppo Abele 1998, ed il
capitolo 4 di "NATO in the Balkans", Ed. International Action Center,
New York 1998.
(10)
"Feral Tribune", 1/9/1997; cfr. la trad. italiana su
"Internazionale" n.202, 10/10/1997 pg.39.
(11)
Vedansi gli articoli di G. Bocchi apparsi sul "Manifesto" tra
settembre '98 e gennaio 1999, nonche' l'apposito capitolo dedicato al caso
Lucatelli sul libro di Luca Rastello "La guerra in casa", Einaudi
1998.
(12)
Si veda la traduzione italiana (non integrale) apparsa su
"Internazionale" del 26/2/1994.
(13)
Alla fine del 1997 i giornali di Sofia pubblicano alcuni estratti di un
documento intitolato "Dottrina Nazionale Bulgara", redatto da vari
accademici, nel quale si lascia intendere che la Macedonia e' territorio
storicamente bulgaro. Il 12 maggio 1998 Stojanov dice testualmente: "La
Bulgaria e' pronta a intervenire militarmente in Macedonia, qualora il conflitto
in Kosovo si allarghi a questo paese che, nei fatti, e' una provincia
bulgara" (cfr. "Notizie Est #46" - http://www.ecn.org/est/balcani).yug
Preso da: http://www.fisicamente.net/GUERRA/index-791.htm
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