Ondate migratorie dalla Libia? Tanti le evocano ma nessuno le ha viste
- 29 aprile 2019
- di Gianandrea Gaiani
- Da quando ha preso il via l’offensiva delle truppe del generale
Khalifa Haftar contro Tripoli si sono moltiplicati in Italia allarmi e
allarmismi per i possibili enormi flussi di migranti diretti verso le
nostre coste.
Un allarme per il momento del tutto ingiustificato per il semplice
fatto che tale emergenza non c’è, ma sul quale è sorto un dibattito
scoraggiante in cui alcuni, anche all’interno del governo, hanno
evidenziato come i porti dovrebbero venire riaperti perché si
tratterebbe di profughi di guerra, ponendo così fine alle iniziative
varate dal ministro Matteo Salvini di stop all’immigrazione illegale.
Una tesi sostenuta dal ministro della Difesa Elisabetta Trenta, poi
anche da altri esponenti di M5S e del governo oltre che ovviamente dalle
opposizioni. Tutti pronti a “tifare Haftar” con obiettivi diversi. I
pentastellati sperano forse di compromettere l’immagine positiva
derivata dagli innegabili successi conseguiti in 10 mesi di governo
dalla Lega di Matteo Salvini proprio sui temi dell’immigrazione e della
sicurezza, con l’obiettivo di indebolirne l’immagine in vista di
elezioni europee che potrebbero riservare amari risultati a M5S.
Le opposizioni catto-sinistre sperano che la battaglia di Tripoli
permetta di riaprire, con i porti, anche il lucroso business
dell’accoglienza che ha favorito le lobby a loro vicine: un torrente di
denaro inaridito dallo stop ai flussi e dal taglio drastico delle diarie
per migrante imposti da Salvini.
Ad accendere la miccia ha provveduto il premier di Tripoli Fayez
al-Sarraj che ha parlato del rischio che 800 mila africani che si
trovano in Libia si riversino verso l’Italia. Una “sparata”
comprensibile poichè al-Sarraj ha bisogno ora più che mai del sostegno
dell’Italia, unico Stato europeo davvero al suo fianco pur mantenendo
ottime relazioni anche con Haftar.
Eppure, consapevolmente o meno, in molti hanno “abboccato”
rilasciando dichiarazioni che sembrano veri e propri incoraggiamenti a
salpare.
Il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, pur rilevando che
per ora non si riscontrano flussi migratori, ha dichiarato il 26 aprile
che “se ci sono dei rifugiati e dei profughi abbiamo il dovere di
accoglierli, e le cifre che sono uscite mostrano che l’Italia non si è
mai tirata indietro sul dovere di accogliere chi cerca rifugio. Dobbiamo
però come Italia in Europa e come Unione europea governare meglio il
fenomeno migratorio più generale”.
Peccato che dalla Ue sia giunto un chiaro segnale che in caso di
ondate di migranti dalla Libia non ci saranno condivisioni: insomma,
saranno ancora una volta affari nostri.
Il commissario Ue per l’immigrazione, Dimitris Avramopoulos, ha
sottolineato che “in questa fase non abbiamo alcuna indicazione di
imminenti aumenti dei flussi dalla Libia, ma dobbiamo essere preparati.
La priorità è garantire il trattamento umano e dignitoso di tutti i
migranti, indipendentemente dal loro status”.
Da un lato ha ammesso che “l’Unione europea non può ricevere tutti i
migranti” ma dall’altro ha dichiarato che “non permettere lo sbarco non è
una soluzione”. Quindi? La Ue non può vietare ma gli sbarchi ma gli
sbarcati devono restare in Italia? Pare infatti che con toni e sfumature
diversi in molti ammettano tra le righe che l’accoglienza non si potrà
negare ma dovrà essere assicurata solo da Roma!
In ogni caso l’Italia è pronta a fronteggiare ogni possibile
aggravamento della situazione, anche grazie al dispositivo
dell’operazione “Mare Sicuro” che è attivo proprio per anticipare ogni
possibile riverbero della crisi” aveva detto il ministro Trenta il 17
aprile.
Difficile però capire il senso compiuto di queste parole. Il ministro
voleva dire che le navi di “Mare Sicuro” respingeranno in Libia i
barconi coordinandosi con la Guardia Costiera di Tripoli o
raccoglieranno i clandestini per portarli in Italia? Un “dettaglio”che è
meglio chiarire fin da subito perché se fosse valida la seconda ipotesi
tanto varrebbe chiamare la missione navale “Mare Nostrum 2”.
“Non stanno aumentando le partenze dalla Libia nonostante la
situazione che abbiamo tutti sotto gli occhi. Se dovesse capitare un
aumento degli arrivi valuteremo la situazione ma è bene ribadire che noi
non cambiamo politica sull’immigrazione clandestina” ha affermato il 23
aprile il ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli,
Lo stesso Moavero Milanesi ritiene inattendibile la cifra “di 800mila
migranti pronti a partire dalla Libia. “Non ci risulta” ha detto il
ministro. “Noi non abbiamo notizie di questo tipo: è una cifra
esorbitante rispetto ai numeri estremamente inferiori che ci risultano
che sono nell’ordine di qualche migliaio”.
Del resto, come hanno dimostrato in passato anche i dati diffusi
dall’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni la gran parte degli
africani si trovano in Libia per lavorare nel paese nordafricano.
Infatti durante la guerra del 2011 oltre un milione di lavoratori
stranierei fuggì in Tunisia e solo qualche migliaio raggiunse l’Italia
pagando i trafficanti.
Quelli in Tunisia vennero tutti rimpatriati con un ponte aereo
gestito dall’Onu mentre coloro che illegalmente giunsero in Italia
vennero accolti come rifugiati o ottennero altre forme di accoglienza.
Questo gravissimo errore di Roma ha incoraggiato da allora
l’immigrazione illegale verso l’Italia.
Inoltre è possibile che molti i libici possano lasciare il paese in
caso di inasprirsi degli scontri a Tripoli ma solitamente si rifugiano
in Tunisia (per lo più in hotel, non in campi profughi) dal momento che i
cittadini libici venuti in Italia coi barconi sono davvero pochissimi.
Considerare rifugiato di guerra chiunque si imbarchi sui gommoni dei
trafficanti in Libia costituisce inoltre un insulto al diritto
internazionale oltre che al buon senso. In tutti i conflitti i cittadini
stranieri sorpresi dagli scontri sono stati rimpatriati nei paesi di
origine, non autorizzati ad andare dove vogliono pagando criminali.
Inoltre sarebbe davvero ridicolo immaginare che ondate di africani
attraversino un paese in guerra (la Libia) per raggiungere l’Italia e
debbano poi ottenere lo status di rifugiati.
Sarebbe il caso di ricordare, anche nella valutazione
dell’accoglienza accordata a così tanti clandestini negli ultimi anni,
che chi fugge da guerre e persecuzioni ha diritto di lasciare il suo
paese e oltre confine chiedere asilo.
Nessuna legge autorizza ad attraversare illegalmente una mezza
dozzina di frontiere per andare dove più si preferisce senza documenti
in regola e affidandosi a trafficanti.
Parlare poi di “guerra” a Tripoli, come fanno in molti in Italia,
pare davvero eccessivo. In tre settimane di scontri i morti sono meno di
300 tra combattenti e civili, cioè meno delle oltre 350 vittime degli
attentati di Pasqua nello Sri Lanka.
Certo 40 mila sfollati sembrano tanti ma in una metropoli come
Tripoli tale numero indica che gli scontri sono davvero di intensità
limitata.
Non si tratta di minimizzare la portata degli eventi libici ma di
fotografare correttamente il peso militare che i due schieramenti sono
in grado di mettere in campo e che ha determinato l’attuale impasse
bellica.
Ancora qualche riflessione circa il rischio di nuove ondate migratorie.
Innanzitutto la situazione di conflittualità non costituisce mai
l’ambiente ideale per il lavoro dei trafficanti di esseri umani mentre
l’efficienza della Guardia costiera libica sostenuta dalla Marina
Italiana sembra essere per ora garantita.
Meglio poi non dimenticare che una eventuale vittoria di Haftar, se
non a Tripoli almeno nelle aree costiere tra la Tunisia e la capitale
libica (quelle più interessate dal fenomeno della migrazione illegale)
potrebbe non essere un disastro per l’Italia. Dalle coste controllate
dagli uomini del generale, in Cirenaica e nel Golfo della Sirte, non
salpano né gommoni né barconi di clandestini.
Per le tante ragioni elencate sarebbe utile che in Italia tutti
mantenessero il necessario sangue freddo, sostenendo all’unisono che i
porti sono e resteranno chiusi e preparandosi a respingere coi fatti
eventuali flussi illegali invece di incoraggiarli con le parole.
Foto: Marina Militare, Frintex, Marina Militare, AFP e Guardia Costiera Libica
Preso da: https://www.analisidifesa.it/2019/04/ondate-migratorie-dalla-libia-tanti-le-evocano-ma-nessuno-le-ha-viste/
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