Ancora una volta nella crisi libica è la Francia a giocare un ruolo destabilizzante
Macron continua a rivendicare equidistanza, ma poi esce allo scoperto. Nella crisi libica la sua posizione è chiara: sostiene concretamente Haftar.
L’inizio “sul campo” dell’ennesima crisi libica
Il 04 Aprile 2019 A Tripoli c’è Segretario Generale dell’ONU. È la prima sua visita in Libia ed è, quindi, una visita storica.
È proprio in quelle ore Khalifa Haftar dichiara guerra a Tripoli.
Dal Secolo XIX
Haftar è ritratto in divisa mentre fa il saluto militare, una posa iconica con la quale vuole sottolineare il carattere autorevole e risolutivo del suo ordine di conquista. «Oggi facciamo tremare la terra sotto i piedi degli ingiusti», ha detto fra l’altro Haftar esortando i propri uomini a «entrare in pace per chi ha voluto la pace». Invita le forze così le milizie di Tripoli ad allearsi con lui e garantisce la sicurezza dei cittadini stranieri. «La sicurezza dei cittadini, i loro beni, i nostri ospiti stranieri di diverse nazionalità, i servizi e le installazioni della capitale sono sotto la vostra responsabilità», dice il generale nel messaggio ai suoi «eroi».
E ancora:
Colui che depone le armi é salvo. Colui che resta a casa é sicuro. Colui che sventola bandiera bianca é in sicurezza
Poiché il Segretario Generale dell’ONU è
a Tripoli per preparare la Conferenza Nazionale di Gadames per la
pacificazione prevista per i giorni 14-16 aprile, il momento sembrerebbe
essere il meno appropriato.
Le motivazioni che stanno alla base
della scelta di Khalifa Haftar di agire e di farlo proprio in quel
momento possono essere solo due
- è impazzito
- ha ricevuto rassicurazioni internazionali di incoraggiamento e copertura
Fatti e antefatti: lo scacchiere internazionale nella “questione libica”
È noto che alcuni Paesi hanno garantito nel tempo il loro sostegno ad Haftar.
Si tratta di Francia, Egitto, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Russia.
La Francia
La Francia ha sempre tentato di smentire, ma è già stata beccata con le mani nella marmellata.
Il 20 luglio 2016 è infatti precipitato un elicottero delle forze di Haftar con dentro tre militari francesi.
Anche nella crisi libica in corso la Francia sta giocando un ruolo estremamente ambiguo.
Lo scorso 4 Aprile, a poche ore dalla dichiarazione di attacco, una delegazione di Khalifa Haftar, guidata dal figlio Saddam, era a Parigi e l’incontro è stato tenuto segreto.
Il contenuto di questo incontro possiamo
desumerlo dall’analogo incontro della stessa delegazione con il
Presidente del Consiglio italiano Conte.
Quindi non solo Conte non tiene segreto
l’incontro, ma ne rende noti i contenuti. Se la stessa delegazione era a
Parigi in prossimità dell’attacco, quale sarà stato il contenuto dei
colloqui?
Ovviamente Macron smentisce, ma ancora una volta è beccato con le mani nel sacco.
Mentre Haftar bombarda alcune zone
attorno Tripoli, Sarraj colpisce le retrovie a Garian, dove sarebbero di
stanza esperti militari francesi (dal Tg2 del 13 Aprile 2019 ore 20.30)
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Non stupisce che sia proprio la Francia a bloccare la condanna di Haftar dell’UEEgitto, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti
Se gli interessi della Francia sono di
natura puramente economica ed egemonica, per Arabia Saudita, Egitto ed
Emirati Arabi Uniti si tratta di politica religiosa.
Haftar sostiene di voler combattere
l’estremismo e il terrorismo islamico, ma in realtà si tratta di
eliminare la “Fratellanza Musulmana”.
Partiamo da una rappresentazione schematica e sicuramente incompleta delle “correnti” islamiche
È evidente che siamo in presenza di una guerra di religione fra i due diversi estremi dell’Islam Sunnita.
L’attiva partecipazione a fianco di Haftar è ormai dimostrata
Fratelli Musulmani, Salafiti e Wahabiti
Lo stesso Haftar appartiene alla confraternita Madkhalita, un ramo del sunnismo originato proprio in Arabia Saudita. E infatti,
Da tenere presente che la Fratellanza Musulmana (o Fratelli Musulmani) costituisce il ramo politico dell’Islam sunnita.
Un po’ come la Democrazia Cristiana ai
tempi di Don Sturzo, i Fratelli Musulmani sostengono che la religione
debba ispirare la politica, ma assoggettandosi a libere elezioni.
Utilizzando le regole della politica democratica.
A meno di ottenere la maggioranza
assoluta, quindi, devono creare alleanze e accordi con altre forze
politiche, anche di estrazione diversa. Devono, in buona sostanza,
essere disposti a cedere su alcuni principi nel dinamico funzionamento
della democrazia elettiva.
Salafiti e Wahabiti, di contro,
governano nelle monarchie. Senza alcuna necessità di “mitigare” la
visione estrema e ortodossa del Corano.
Infatti è proprio dalle correnti
Salafita e Wahabita che traggono origine i gruppi terroristici di Al
Qaeda, Boko Haram, Al Shabaab eccetera.
Ed è proprio per motivi religiosi che il Qatar è isolato dalle altre monarchie islamiche e dall’Egitto.
Nonostante sia sunnita, il Qatar è uno
dei Paesi più liberali dell’area. Basti pensare che proprio dal Qatar
trasmette “Al Jazeera”.
Anzi, proprio la chiusura del network televisivo Al Jazeera ha costituito una delle condizioni per evitare l’embargo da parte di Arabia Saudita, Bahrain, Egitto ed Emirati Arabi Uniti.
Il Qatar ha rifiutato le condizioni ed è ancora soggetto all’embargo. Sostiene la Fratellanza Musulmana e Sarraj.
In sintesi, che Haftar possa essere considerato il paladino contro l’estremismo islamico è la barzelletta del secolo.
Gli islamici radicali sono salafiti e wahabiti.
La Russia
La Russia ha interesse a estendere la propria influenza nell’area e, magari, installare qualche base militare.
Gli armamenti di Haftar sono di produzione russa, anche se, probabilmente, pagati con soldi sauditi ed emiratini.
È proprio la Russia a bloccare la condanna ONU di Haftar
Ragione per cui gli Stati Uniti lanciano un proprio comunicato sulla crisi libica in cui accusano apertamente Haftar
Il ruolo dell’Italia nella crisi libica
Alcuni Paesi europei fanno il doppio gioco.
Federica Mogherini lancia dichiarazioni che ne dimostrano l’inettitudine
E l’Italia?
Conte ha reso noto il suo incontro con Haftar e il suo contenuto. Ha così messo a nudo l’ipocrisia francese.
Le missioni italiane di supporto
logistico al Governo libico riconosciuto (Sarraj) sono state confermate
e, parrebbe, è stato incrementato il contingente di intelligence.
Conte ha coinvolto la Germania con una
lunga telefonata con Angela Merkel, che, quindi, non può più fingere che
non siano affari suoi.
Ha coinvolto gli Stati Uniti e lunedì
incontrerà il vicepremier e ministro degli Esteri del Qatar, Mohammmed
Bin Abdulrahman Al Thani.
Sempre lunedì incontrerà pure il vice
premier libico Ahmed Maitig. All’interno del Consiglio Presidenziale,
rappresenta Misurata. È proprio da questa città che provengono le
milizie più potenti a sostegno del Governo riconosciuto di Sarraj.
L’Italia è, probabilmente, l’unico Paese
che sta lavorando attivamente per fermare l’offensiva militare di
Haftar senza entrare direttamente nel conflitto.
L’Italia, grazie a Dio, non è la Francia.
E non è più l’Italia di Berlusconi, di
Renzi e Gentiloni. L’Italia oggi sa che la crisi libica deve essere
risolta dai libici con il sostegno dell’intera comunità internazionale.
Se la Francia ritiene che la pace in Libia metta in pericolo il suo colonialismo in Africa, si rassegni.
Basta con il ripetere gli errori secondo la teoria della follia di Einstein
Insanity is doing the same thing over and over again and expecting different results (Follia è il ripetere la stessa azione di nuovo e di nuovo aspettandosi risultati diversi – Albert Einstein)
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