7 aprile 2019
Continuano a soffiare forti i venti di guerra in Libia, con Khalifa Haftar
che sembra non avere alcuna intenzione di dare ascolto agli appelli
provenienti dalla comunità internazionale affinché si sieda al tavolo
delle trattative con Fayez al-Sarraj (premier del
governo riconosciuto a livello mondiale) per giungere ad una soluzione
diplomatica delle battaglie. E mentre gli scontri sono giunti fino ad
una decina di chilometri da Tripoli, nella capitale
comincia a serpeggiare la paura, con le scuole che resteranno chiuse
almeno per una settimana e i cittadini che sono partiti all’assalto dei
vari esercizi commerciali per fare scorta di generi di prima necessità.
Il Lyban National Army, l’esercito fedele a Haftar,
anche se sta proseguendo nelle sue operazioni militari, in queste ultime
ore avrebbe temporaneamente rallentato la sua avanzata, in seguito alla
reazione delle truppe del Governo di unità nazionale appoggiate da
diverse milizie, tra le quali si segnala quella di Misurata. Nel
frattempo, i rapporti tra i due contendenti si fanno sempre più tesi,
con al-Sarraj che, durante un discorso tenuto in televisione, ha
accusato l’uomo forte della Cirenaica di “tradimento”,
ricordando di essere sempre stato disponibile alla pace, mentre
dall’altro lato Haftar ha reagito con una strategia di aggressione
militare e con una vera e propria dichiarazione di guerra alla quale non
si può non controbattere se non con “forza e fermezza”.
Il premier libico avrebbe messo nel mirino anche la Francia,
presentando all’ambasciatrice transalpina in Libia, Béatrice du Hellen,
una protesta ufficiale poiché, a suo parere, il governo francese
starebbe appoggiando le operazioni belliche di Khalifa Haftar. Stando a
quanto riportato da Al Jazeera, al-Sarraj avrebbe chiesto alla
diplomatica di riportare il suo messaggio direttamente al presidente Emmanuel Macron.
Nel frattempo cresce la preoccupazione per il degenerare delle
attività militari, che di recente si sono spostate anche nei cieli
libici. Nella giornata di ieri, sabato, l’esercito del governo di
Tripoli avrebbe fatto partire un raid aereo per colpire
un distaccamento degli uomini del generale Haftar presso el-Azizia, a
circa 50 chilometri dalla capitale del Paese nordafricano. Le truppe del
75enne di Agedabia hanno fatto prontamente sapere che ben presto
risponderanno a quest’attacco. Il primo provvedimento comunicato dal
portavoce Ahmad al-Mesmari è l’introduzione di una
“no-fly zone” lungo la regione dell’ovest, sottolineando che qualora
dovesse essere sorvolata da un qualsiasi aereo militare, questo verrebbe
considerato un “obiettivo legittimo”.
Il caos si sta diffondendo a macchia d’olio a Tripoli,
dove i cittadini si sono riversati nei supermercati per acquistare il
maggior numero di beni alimentari di prima necessità, ed anche i
distributori di benzina sono stati presi d’assalto, nel timore che la
guerra imminente possa causare una mancanza di viveri e di generi di
sostentamento. Preoccupazione pure tra gli italiani che lavorano nella
capitale, con alcuni imprenditori che avrebbero già deciso di andare
via. L’Eni, in pieno accordo con la Farnesina, ha
comunicato ufficialmente che verrà evacuato tutto il personale italiano.
Sulla questione si è espresso ancora una volta il portavoce del
generale Haftar, il quale ha assicurato che quando il suo esercito sarà
entrato a Tripoli, immediatamente verrà approntata un’unità speciale per
la sicurezza delle aziende straniere e locali, così
come degli istituti diplomatici e di tutte le istituzioni estere che si
trovano in città.
La politica internazionale sta provando a seguire ancora la strada della diplomazia, con l’inviato Onu per la Libia, Ghassan Salamé,
che ha annunciato che la Conferenza nazionale sul Paese nordafricano è
stata confermata per il 14-16 aprile a Ghadames, a meno che non ci sia
un precipitare degli eventi bellici. Si tratta ad ogni modo di un
incontro piuttosto importante, durante il quale dovrebbe stilata una roadmap volta
ad "aiutare" lo Stato libico ad uscire dalla profonda crisi economica e
politica in cui è piombato nel 2011, dopo il crollo del regime di
Gheddafi.
Preso da: https://www.periodicodaily.com/libia-venti-di-guerra-scuole-chiuse-e-negozi-presi-dassalto-a-tripoli/
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