E’ bastato
che l’attuale Ministro degli Interni (2018), italiano qualche giorno fa
affermasse «Fosse per me non porrei nessun limite al contante» per
sentire di nuovo in giro la voce della propaganda a sostegno
dell’abolizione del denaro contante.
L’abolizione del denaro contante, che
tra l’altro, è esplicitamente sostenuta, almeno attualmente, da
organismi internazionali come il Fondo Monetario Internazionale e la
Commissione Europa.
Obiettivo di questa campagna a favore dell’abolizione del denaro contante?
Con la scusa di voler combattere
terrorismo e criminalità, facilitare il lavoro dei politici, dei
burocrati e di tutti quei gruppi di pressione che aspirano ad ottenere
privilegi, a tutto svantaggio dei liberi cittadini.
Tuttavia, i sostenitori dell’abolizione
del denaro contante non potendo imporre con la violenza il loro punto di
vista, cercano di ottenere l’adesione alla loro posizione o perlomeno
una certa passiva indifferenza, facendo circolare costantemente bugie e
ragionamenti fuorvianti.
In tal senso, mi ha colpito molto (si fa per dire) un articolo apparso sul Il Sole 24 Ore il qualche giorno fa, dal titolo Limite al contante: perché l’idea di Salvini è anacronistica e allontana l’Italia dall’Europa, del giornalista Biagio Simonetta.
L’articolo in questione è un inno alla
disinformazione di massa, ma non mi meraviglia che certi articoli
possano uscire anche sul Il Sole 24 Ore, cioè il quotidiano di
Confindustria: la principale organizzazione rappresentativa delle
imprese italiane, difetta da sempre di una vera e propria coscienza
liberale.
Vediamo cosa si afferma in questo articolo e smontiamo ogni affermazione punto per punto.
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è abbastanza chiaro che dietro al contante si nasconda spesso la black economy, la corruzione, l’evasione, il denaro sporco che non vuol essere tracciato.
Trattasi di ragionamento fuorviante.
Si cerca di condurre sostanzialmente il fenomeno dell’evasione e della black economy al denaro contante, quando il contante è solo un mezzo è non la causa primaria di questi fenomeni.
La causa primaria di questi
fenomeni va rintracciata invece negli eccessi di interventismo statale,
che stabilisce regimi di comproprietà forzata nei quali i
partners involontari degli apparati statali usano il loro margine di
manovra per sfuggire alla sovra-tassazione e/o alla
sovra-regolamentazione.
Oltretutto, il denaro contante è solo un mezzo con cui produrre evasione e riciclaggio, non il solo mezzo.
Al giorno d’oggi, l’evasione e il
riciclaggio non passano infatti solo attraverso l’uso del denaro
contante: i veri esperti di trasferimenti contabili non hanno alcun
bisogno del denaro contante per porre in essere pratiche elusive, così
come per evadere possono essere usati mezzi fisici alternativi al
tradizionale denaro contante come oro e argento fisico, diamanti,
lettere di credito, copyright o droga.
Insomma, anche senza denaro contante, la
criminalità si adatta, per il semplice fatto che il crimine non ha
bisogno del denaro contante per esistere.
Di conseguenza, abolire il denaro
contante non assicura l’eliminazione dei fenomeni di evasione e black
economy, ma in compenso costituisce un’indebita restrizione delle
possibilità di scelta del cittadino.
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il contante è sempre più una zavorra all’economia italiana e internazionale.
Cosa?
Zavorra dell’economie sono i troppo elevati livelli di debito rispetto al valore totale della produzione e non è il denaro contante a scatenare questo squilibrio, ma improvvide politiche creditizie del sistema bancario.
Sostenere che «il contante è sempre più una zavorra all’economia italiana e internazionale» è pertanto una bugia grande quanto l’intero universo.
-
E non è un caso che la maggior parte dei Paesi più evoluti abbia sposato da tempo strategie che mirano alle cosiddette cashless society.
Trattasi di ragionamento fuorviante.
Si cerca di stabilire l’equazione
società in cui il contante è stato abolito uguale società più civile, ma
questa equazione nella realtà fattuale non esiste.
Infatti, le società più civili sono quelle che permettono la diversificazione e non si appiattiscono sull’omologazione,
pertanto ben vengano come opzione tutti gli strumenti di pagamento
elettronico, ma allo stesso tempo ben vengano anche i metodi di
pagamento più tradizionali, cioè banconote e monete – ben venga quindi
sempre la modernità, ma mai in forma patologica.
Il giornalista Biagio Simonetta indica la Svezia come paese evoluto perché in cima alle classifiche per pagamenti elettronici.
Di conseguenza, per Biagio Simonetta, la
Svizzera rappresenta un paese di cavernicoli, dato che negli ultimi
dieci anni il denaro contante in circolazione in Svizzera è più che
raddoppiato, passando da 35 a oltre 80 miliardi di franchi, mentre il
limite ai pagamenti in contanti, cioè senza obbligo di verificare
l’identità dell’acquirente, arriva fino a 100 mila franchi.
In ogni caso, affermare che in certi
Paesi sono in atto da tempo strategie che mirano alle cosiddette
cashless society significa implicitamente affermare che i cittadini di
questi Paesi vengono sottoposti da tempo a un’elaborata distopia.
Prendiamo il caso svedese, ad esempio:
A novembre dello scorso anno, la Svezia
ha comunicato di aver ridotto le compravendite in contanti a meno del 2
per cento delle transazioni complessive.
Tuttavia, quello che non viene mai detto
è che ciò è stato possibile solo attraverso la spinta di anni di
propaganda continua da parte del governo – a chi dice che la società con
pochi o pochissimi contanti in Svezia ha trovato consenso senza alcuna
imposizione dall’alto, consiglio pertanto di riflettere attentamente
sulla forza della propaganda governativa, e in tal senso soprattutto il
secolo scorso ha molto da insegnare.
Nonostante ciò, sembra che anche in
Svezia si stiano accorgendo dei pericoli e delle disfunzioni insiti in
una società senza contante: in un recente sondaggio,
quasi 7 intervistati su 10 hanno infatti dichiarato di volere mantenere
l’opzione di utilizzare denaro contante, mentre solo il 25 per cento
desidera una società completamente senza contanti.
Forse perché gli svedesi si sono accorti che:
- truffe e truffatori non spariscono affatto assieme al denaro contante;
- che quando hai un sistema completamente digitale non hai armi per difenderti se qualcuno lo spegne;
- che un sistema completamente digitale implica una restrizione indebita delle libertà individuali e fa quantomeno vacillare lo stesso concetto di democrazia.
-
Un costo fisso poco conosciuto, e cioè quello relativo allagestione e al trasporto del contante, che secondo le stime diramate dall’Osservatorio Mobile Payment & Commerce del Politecnico di Milano, impatta sul sistema Italia per 9,5 miliardi di euro all’anno.
Trattasi di ragionamento fuorviante.
Ammesso che queste stime corrispondano a valori puntuali, questa enunciazione di dati non è in grado di provare niente.
Parlare infatti di costi senza tener
conto se i benefici che scaturiscono da questi costi sono maggiori o
inferiori a questi costi è un esercizio decisamente scorretto.
Non c’è modo di quantificare esattamente
i benefici derivanti dall’esistenza del denaro contante, ma se per
questo non c’è modo di quantificare esattamente neanche i benefici che
derivano dal mantenere in essere tutte quelle istituzioni necessarie al
funzionamento di una democrazia.
Tuttavia, se comprendiamo che il
denaro contante rappresenta una di quelle restrizioni al potere
politico che non dipende dalla buona volontà o dall’intelligenza
dell’operatore politico di turno, capiamo anche che i benefici
che derivano dalla sua esistenza e dalla sua possibilità di utilizzo
legale sono maggiori di qualsiasi costo di gestione e trasporto del
contante, il che ovviamente non esclude che questo costa debba essere
sottoposto a ottimizzazione.
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il vero punto riguarda il mancato gettito fiscale derivante dall’utilizzo del cash, che è pari a 24 miliardi all’anno. L’Osservatorio milanese ha stimato che il 34% del transato in contante non è dichiarato, dunque sfugge al fisco, generando un fiume di denaro sporco che alimenta l’economia malata di questo Paese.
Trattasi di ragionamento fuorviante.
Anche qui ci troviamo di fronte a stime
che non sappiamo se corrispondano a valori puntuali, ma in ogni caso il
punto non è questo, il punto è che si vuol far passare l’idea è che una
volta abolito il denaro contante il sistema diventerà automaticamente
più efficiente nella gestione delle risorse.
Avviso ai naviganti: non c’è
alcuna correlazione tra denaro contante e allocazione efficiente delle
risorse, così come azzerare l’evasione fiscale non significa
automaticamente un miglioramento nell’allocazione delle risorse, così
come più gettito nelle casse dello Stato non significa automaticamente
più benessere generalizzato.
Ciò significa che l’economia senza
denaro contante potrebbe complessivamente migliorare oppure peggiorare,
dato che non è l’esistenza o meno del denaro contante a determinare se
le risorse vengono allocate in modo efficiente o non efficiente.
In conclusione, ricordiamoci sempre che
se il denaro a corso legale non ha più alcuna possibilità di uscita dal
circuito bancario (le banche avrebbero in cassa la totalità dei risparmi
liquidi privati a corso legale senza via alternativa di scelta), di
fatto la proprietà del denaro, o meglio di questo tipo di denaro, passa
da chi lo ha guadagnato a chi lo custodisce, ossia il circuito bancario
e chi ha il compito di regolare tale circuito, cioè gli apparati
statali.
Come sosteneva: Paul Claudel:
Chi cerca di realizzare il paradiso in terra, sta in effetti preparando per gli altri un molto rispettabile inferno.
Preso da: http://www.contantelibero.it/quello-che-non-capisce-o-che-non-vuole-capire-il-sole-24-ore-sul-denaro-contante/1005/
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