Come gli Houthi hanno rovesciato la scacchiera
Pepe Escobar | entelekheia.fr
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
19/09/2019
Lo spettacolare attacco del gruppo sciita Yemenita ad Abqaiq evidenzia la netta possibilità di una spinta per scacciare la Casa Reale Saudita dal potere
Siamo gli Houthi e stiamo arrivando. Con il loro spettacolare attacco contro Abqaiq, gli Houthi dello Yemen hanno rovesciato la scacchiera geopolitica nel sud-ovest asiatico (il Medio Oriente) e sono arrivati al punto di introdurre una dimensione completamente nuova: la chiara possibilità di un azione per togliere dal potere la Casa Reale Saudita.
Un contraccolpo che fa male. Gli Houthi - Sciiti zayditi dello Yemen settentrionale - e i Wahhabiti, si odiano da secoli.
Questo punto è assolutamente essenziale per chiunque voglia comprendere l'incredibile complessità delle tribù Houthi e ha il pregio di collocare le turbolenze nei paesi arabi meridionali in un contesto che va ben oltre una semplice guerra per procura tra Iran e Arabia Saudita.
Tuttavia è importante considerare che gli Sciiti arabi della provincia Orientale - che lavorano nelle installazioni petrolifere saudite - sono necessariamente alleati naturali degli Houthi contro Riyadh.
La capacità degli Houthi di colpire - dagli sciami di droni, agli attacchi con missili balistici - è notevolmente migliorata nell'ultimo anno. Non è un caso che gli Emirati Arabi Uniti abbiano sentito da dove provenisse il vento geopolitico e geo-economico: Abu Dhabi si è disimpegnato dalla brutale guerra del principe ereditario Mohammed bin Salman contro lo Yemen e ha iniziato quella che ha descritto come una strategia di "prima la pace".
Ancor prima di Abqaiq, gli Houthi avevano già organizzato diversi attacchi contro le installazioni petrolifere saudite e contro gli aeroporti di Dubai e Abu Dhabi. All'inizio di luglio, il Centro di comando delle operazioni dello Yemen ha organizzato in pompa magna, a Sana'a, un'esposizione di tutta la gamma dei suoi missili balistici e da crociera e di droni.
Il Ministero saudita della Difesa presenta i droni e i detriti missilistici utilizzati nell'attacco yemenita.
La situazione ha ormai raggiunto un punto in cui circolano voci nel Golfo Persico su uno scenario spettacolare: gli Houthi avrebbero investito in una corsa folle attraverso il deserto arabo per prendere la Mecca e Medina parallelamente a una rivolta di massa sciita nella fascia petrolifera orientale. Non è così inverosimile. Cose ancor più strane sono successe in Medio Oriente. Dopotutto, i sauditi non potrebbero nemmeno vincere in una rissa al bar - ecco perchè si affidano ai mercenari.
L'orientalismo colpisce ancora
Il coro dell'intelligence americana secondo cui gli Houthi sono incapaci di un attacco così sofisticato, sottolinea quanto siano condizionati dall'orientalismo e dal peso del complesso della superiorità occidentale/dell'uomo bianco.(*)
L'unico detrito missilistico mostrato finora dai sauditi proviene da un missile da crociera yemenita Quds1. Secondo il generale di brigata Yahya Saree, portavoce delle forze armate yemenite con sede a Sana'a "il sistema Quds ha dimostrato la sua grande capacità di raggiungere i propri obiettivi e aggirare i sistemi di intercettazione dei nemici".
Questa immagine satellitare del governo degli Stati Uniti mostra danni alle infrastrutture del petrolio e del gas causati dagli attacchi dei droni dello scorso fine settimana ad Abqaiq.
Le forze armate degli Houthi hanno debitamente rivendicato la responsabilità di Abqaiq: "Questa operazione è una delle più grandi operazioni compiute dalle nostre forze nel profondo dell'Arabia Saudita ed è stata possibile grazie ad un'accurata operazione di intelligence e monitoraggio avanzato e alla cooperazione di uomini onorevoli e liberi nel Regno".
Si noti il concetto chiave: "cooperazione" all'interno dell'Arabia Saudita, - che potrebbe includere l'intero spettro dagli Yemeniti agli Sciiti nella provincia orientale.
Ancora più rilevante è il fatto che le massicce attrezzature Americane dispiegate in Arabia Saudita - satelliti, AWACS, missili Patriot, droni, corazzate, caccia - non hanno rilevato nulla o certamente non in tempo. L'avvistamento di tre droni "vaganti" da parte di un rilevatore kuwaitiano che si stavano probabilmente dirigendo verso l'Arabia Saudita, viene invocato come "prova". Questo evoca l'immagine imbarazzante di uno sciame di droni - ovunque esso provenga - volare indisturbato per ore sul territorio saudita.
Funzionari delle Nazioni Unite ammettono apertamente che ora tutti i luoghi che contano sono all'interno dello spettro dei 1.500 km del nuovo drone UAV-X degli Houthi: giacimenti petroliferi in Arabia Saudita, una centrale nucleare ancora in costruzione negli Emirati e il mega-aeroporto di Dubai.
Le mie conversazioni con fonti a Teheran negli ultimi due anni hanno accertato che i nuovi droni e missili degli Houthi sono essenzialmente copie di progetti iraniani assemblati nello Yemen stesso con l'aiuto cruciale degli ingegneri di Hezbollah.
L'intelligence americana insiste sul fatto che 17 droni e missili da crociera sono stati lanciati insieme dal sud dell'Iran. In teoria, il radar Patriot avrebbe captato e poi abbattuto i droni/missili dal cielo. Finora non sono state rivelate indicazioni di questa traiettoria. Gli esperti militari generalmente concordano sul fatto che il radar del missile Patriot è buono, ma il suo tasso di successo è "contestato" - per non dire altro. L'importante, ancora una volta, è che gli Houthi abbiano missili offensivi avanzati. E l'accurata precisione di Abqaiq sia sorprendente.
Questa immagine satellitare mostra danni alle infrastrutture del petrolio e del gas causati dagli attacchi dei droni dello scorso fine settimana ad Abqaiq, Arabia Saudita. Per gentile concessione di Planet Labs Inc.
Per ora, sembra che il vincitore della guerra saudita contro la popolazione civile Yemenita, iniziata nel marzo 2015 e che ha generato una crisi umanitaria considerata biblica dalle Nazioni Unite, non è certo il principe ereditario, ampiamente noto come MBS.
Ascolta il generale
Le torri di stabilizzazione del petrolio greggio ad Abqaiq sono state specificamente prese di mira, insieme a serbatoi di stoccaggio di gas naturale. Fonti nel Golfo Persico specializzate nel settore dell'energia mi hanno detto che le riparazioni e/o la ricostruzione potrebbero richiedere mesi. Anche Riyadh l'ha ammesso.
Incolpare ciecamente l'Iran, senza prove, non sarà sufficiente. Teheran può contare su numerosi strateghi. Non hanno bisogno, né vogliono far esplodere il sud-ovest asiatico, cosa che potrebbero fare, tra l'altro: i generali delle Guardie della Rivoluzione hanno già detto più volte che sono pronti alla guerra.
Il professor Mohammad Marandi dell'Università di Teheran, che ha rapporti molto stretti con il ministero degli Esteri, è irremovibile: "Non vengono dall'Iran. Se così fosse, sarebbe molto imbarazzante per gli americani, perché ciò significherebbe che non sono in grado di individuare un numero così elevato di droni e missili iraniani. Non ha senso."
Marandi sottolinea inoltre: "Le difese aeree saudite non sono attrezzate per difendere il paese dallo Yemen, ma dall'Iran. Gli Yemeniti stanno colpendo i Sauditi, migliorando sempre di più, sviluppando la tecnologia dei droni e dei missili da quattro anni e mezzo e questo era un obiettivo molto facile".
Un obiettivo facile e non protetto: i sistemi statunitensi PAC-2 e PAC-3 in atto sono tutti orientati verso est, in direzione dell'Iran. Né Washington, né Riyadh sanno con certezza da dove provenga realmente lo sciame di droni.
I lettori dovrebbero prestare molta attenzione a questa particolare intervista con il generale Amir Ali Hajizadeh, comandante della Forza aerospaziale del Corpo della Guardia rivoluzionaria islamica. L'intervista, in persiano (con sottotitoli in inglese), è stata condotta dall'intellettuale iraniano Nader Talebzadeh, sanzionato dagli Stati Uniti e include domande inoltrate dai miei amici analisti statunitensi Phil Giraldi e Michael Maloof e da me stesso.
Nella sua spiegazione sull'autosufficienza iraniana delle capacità di difesa, Hajizadeh sembra un attore molto razionale. Il nocciolo della questione: "La nostra opinione è che né i politici americani, né i nostri funzionari vogliono una guerra. Se si verifica un incidente come quello con il drone [RQ-4N abbattuto dall'Iran a giugno] o si verifica un malinteso e si sviluppa in una guerra più ampia, è una questione diversa. Pertanto siamo sempre pronti per una grande guerra."
In risposta a una delle mie domande, su quale messaggio le Guardie della Rivoluzione vogliono trasmettere, in particolare agli Stati Uniti, Hajizadeh non usa mezze parole: "Oltre alle basi statunitensi in varie regioni come Afghanistan, Iraq, Kuwait, Emirati e Qatar, abbiamo preso di mira tutte le navi da guerra fino a una distanza di 2.000 chilometri e le monitoriamo costantemente. Loro pensano che se vanno a una distanza di 400 km, di essere fuori dal nostro raggio di tiro. Ma ovunque si trovino, ci vuole solo una scintilla, colpiamo le loro navi, le loro basi aeree, le loro truppe."
Ottieni il tuo S-400 o altro
Sul fronte energetico, Teheran, sotto presione, ha svolto un gioco molto accurato - vendendo carichi di petrolio, spegnendo i transponder delle sue petroliere mentre lascia l'Iran e trasferendo il petrolio in mare, da una petroliera all'altra, di notte e rietichettando il loro carico come originario di altri produttori per il prezzo. Ho controllato più volte, da settimane, con i miei fidati commercianti del Golfo Persico e lo confermano tutti. L'Iran potrebbe continuare a farlo per sempre.
Certo, l'amministrazione Trump lo sa. Ma il fatto è che gli Americani, guardano dall'altra parte. Per dirlo nel modo più conciso possibile: sono intrappolati dall'assoluta follia di abbandonare il JCPOA (ndt Accordo sul nucleare iraniano, Piano d'azione congiunto globale) e stanno cercando una via d'uscita per salvare la faccia. Il cancelliere tedesco Angela Merkel ha avvertito l'amministrazione con termini chiari: gli Stati Uniti dovrebbero tornare all'accordo che hanno rinnegato prima che sia troppo tardi.
Passiamo alla parte allarmante.
Gli attacchi di Abqaiq mostrano che l'intera produzione mediorientale di oltre 18 milioni di barili di petrolio al giorno - tra cui Kuwait, Qatar, Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita - può essere facilmente eliminata. Non vi è alcuna difesa adeguata contro questi droni e missili.
Bene, c'è sempre la Russia.
Ecco cosa è successo alla conferenza stampa dopo il vertice di Ankara di questa settimana sulla Siria, che ha riunito i presidenti Putin, Rohani ed Erdogan.
Domanda: La Russia fornirà aiuto o sostegno all'Arabia Saudita nel ripristino delle sue infrastrutture?
Presidente Putin: Per quanto riguarda l'assistenza all'Arabia Saudita, nel Corano è scritto che la violenza di qualsiasi tipo è illegittima, tranne che per proteggere il proprio popolo. Per proteggere loro e il paese siamo pronti a fornire l'assistenza necessaria All'Arabia Saudita. Tutto quello che i leader politici dell'Arabia Saudita devono fare è prendere una saggia decisione, come ha fatto l'Iran, acquistando il sistema missilistico S-300 e come ha fatto il presidente Recep Tayyip Erdogan quando ha acquistato l'ultimo sistema antiaereo russo Triumph S-400. Offrono una protezione affidabile per qualsiasi infrastruttura saudita.
Presidente Hassan Rouhani: Quindi devono acquistare il S-300 o il S-400?
Presidente Vladimir Putin: Spetta a loro decidere [ride].
In The Transformation of War, Martin van Creveld aveva effettivamente predetto che l'intero complesso industriale-militare si sarebbe sgretolato quando si fosse scoperto che la maggior parte dei suoi armamenti erano inutili contro gli avversari asimmetrici di quarta generazione. Non c'è dubbio che tutti i paesi del Sud stiano osservando quanto sta accadendo e che abbiano compreso il messaggio.
La guerra ibrida, il ritorno
Oggi stiamo entrando in una dimensione completamente nuova della guerra ibrida asimmetrica.
Nel caso - orrendo - di quando Washington avesse deciso di attaccare l'Iran, spinto dai suoi soliti neoconservatori, il Pentagono non potrebbe mai sperare di neutralizzare tutti i droni iraniani e/o yemeniti. Gli Stati Uniti, ovviamente, potrebbero aspettarsi una guerra totale. E nessuna nave passerebbe più attraverso lo Stretto di Hormuz. Conosciamo tutti le conseguenze.
Il che ci porta alla Grande sorpresa. La vera ragione per cui non ci sarebbero più navi che attraverserebbero lo Stretto di Hormuz è che non ci sarebbe più petrolio da estrarre nel Golfo. I campi petroliferi, dopo essere stati bombardati, sarebbero in fiamme.
Quindi torniamo al realistico nocciolo della questione, che è stata sottolineata non solo da Mosca e Pechino, ma anche da Parigi e Berlino: il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha scommesso alla grande e ha perso. Ora deve trovare una via d'uscita per salvare la faccia. Se il Partito della Guerra lo consente.
*) Nota di traduzione al francese: "the burden of the white man" è un'espressione inventata dallo scrittore inglese Rudyard Kipling per definire il ruolo che, secondo le sue opinioni, i bianchi dovrebbero svolgere nel mondo: assumere il "pesante compito" di civilizzare i "selvaggi" di tutte le altre razze. Questa "missione civilizzatrice" è stata rivendicata anche da tutti i paesi occidentali per giustificare le loro colonie.
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