Reseau International, 16 ottobre 2019 (trad.ossin)
Siria.
I giornalisti occidentali che adoravano i “ribelli moderati” finanziati
dagli anglosionisti, oggi riconoscono che sono solo dei terroristi
Nebojsa Malic
Dagli
“Elmetti bianchi”, a tutti gli altri complici del terrorismo jihadista
contro il governo legittimo di Bachar al Assad, oggi che aggrediscono i
poveri Curdi vengono finalmente considerati per quello che sono sempre
stati: Terroristi
Un fenomeno davvero affascinante che
accompagna l’invasione turca della Siria è osservare come i giornalisti
occidentali, che all’epoca esaltavano i «ribelli moderati», cadono
adesso nella trappola di doverli condannare.
Avanguardie dell’invasione turca sono
«l’Esercito Siriano Libero» e altri militanti «moderati» che i
principali media occidentali presentano da anni come vittime del «mostro
genocida» Bachar al-Assad di Damasco. Oggi, i «ribelli» sono i cattivi e
Assad è il salvatore – almeno per quanto riguarda i Curdi, i media
hanno condannato il «tradimento» degli alleati da parte del presidente
USA Donald Trump. Che casino !
" «Quando
le forze turche combattono contro i Curdi, i media le definiscono come
genocide maniache e supporto dello Stato Islamico», ha twittato l’erudito
Max Abrahms. «Quando le forze turche combattono (contro il presidente
siriano Bachar) al-Assad, i media li chiamano ribelli e rivoluzionarie» "
Giornali come il Washington Post
definiscono ormai «folli e inaffidabili» i militanti che, solo qualche
mese fa, sostenevano come «ribelli moderati», ha sottolineato il
giornalista Aaron Mate.
" Da
molti anni, alcuni giornalisti di sinistra, e non solo, sono stati
denigrati e criticati per avere segnalato ciò che attualmente è
apertamente riconosciuto: le milizie assassine — alias «ribelli
moderati» — usati per combattere una guerra per procura in Siria, per
conto di Stati Uniti, paesi del Golfo e Turchia, sono «folli e
inaffidabili»
«Ci sono senz’altro dei fautori della
guerra per procura che, in precedenza, hanno esaltato l’Esercito
Siriano Libero e che, adesso, sono in pena per le loro atrocità contro i
Curdi siriani», ha twittato Mate, affermando che non possono essere
presi sul serio, a meno che non chiedano scusa a quelli che denunciavano
come «Assadisti», ammettendo che avevano ragione ".
Pur non avendo presentato alcuna scusa, i
giornalisti occidentali si sono molto agitati nei media. Ecco Danny
Gold, di PBS Newshour, deplorare che i combattenti anti-governativi ai
quali in passato si era «legato» (quando lavorava per Vice) prendano
adesso parte all’invasione del nord della Siria da parte della Turchia:
" Ho
aperto facebook per vedere che un combattente al quale mi ero legato
nel 2013 è adesso attivo in uno dei gruppi sostenuti dalla Turchia, che
attaccano il nord della Siria. E’ originario di Ras Al Ayn, militava
originariamente in un gruppo misto curdo/arabo dell’Esercito Siriano
Libero che ha combattuto contro le YPG laggiù nel 2013
«I falsi esperti di cose siriane si
rendono conto di essere stati sempre a favore dei fanatici wahhabiti.
Anni di reportage riassunti in un solo tweet. Semplicemente, non riesco a
trattenere le risa» "
Leggendo i media occidentali di questa
settimana, viene da pensare che siano loro le vere vittime degli eventi
della settimana scorsa – e non tanto i Curdi siriani di cui deplorano la
sorte – perché la narrativa che hanno elaborato e mantenuto dal 2011
non regge più. Non solo l’invasione turca ha rivelato la vera natura dei
«ribelli moderati», ma è servita anche da pretesto per un ritiro
generale degli Stati Uniti dalla Siria e ad un accordo tra Curdi e
governo siriano che Washington ha tentato, per anni, di evitare.
I giornalisti che hanno, per anni,
demonizzato Assad come un criminale di guerra genocida e, per una
settimana, accusato Trump di abbandonare i Curdi al «genocidio» turco,
stanno ora lottando per fare fronte all’intervento dell’Esercito
governativo Arabo Siriano per difendere i Curdi dalla Turchia.
Inutile dire che non è molto facile.
" «Trump
ha spinto i Curdi nelle braccia della Russia», ha twittato Edward Luce,
editorialista capo del Financial Times, descrivendo il rafforzamento
della Siria come un disastro di proporzioni globali, una disintegrazione
dell’ordine mondiale che arreca benefici solo al Cremlino.
«Non lo so se oramai sia troppo tardi
per ripristinare l’immagine benevola di cui gli Stati Uniti godevano
nella maggior parte delle regioni del mondo. Ma la luce si sta
spegnendo», ha dichiarato Luce lunedì nel corso di un thread "
" Val
la pena di notare l’entità della catastrofe provocata da Trump in
settimana dopo la sua chiamata a Erdogan 1. Lo Stato Islamico
resuscitato. 2. Il controllo di Assad sulla Siria. 3. La Russia
approfitta di nuovo di un’altra manna geopolitica. 4. Tradimento dei
Curdi. 5. Immenso danno alla potenza USA "
Il giornalista Max Blumenthal ha descritto il
thread di Luce come «il panico di fronte al declino di un impero».
Immagine appropriata ad un simile melodramma. Notate l’assenza quasi
totale di preoccupazione per il benessere dei Siriani, che hanno
sofferto per più di 8 anni a causa della guerra per procura e del
terrore dello Stato Islamico – o anche degli stessi Curdi, che sono
stati i primi a mettere nero su bianco, quando hanno stretto un accordo
con Damasco.
E’ difficile ammettere che ci si è
sbagliati, è per questo che la maggior parte dei giornalisti non lo
fanno mai. E’ molto più facile incolpare la Russia, come fanno
regolarmente dalle elezioni presidenziali statunitensi del 2016 e il
referendum del Brexit, che hanno rivelato fino a qual punto essi siano
totalmente disconnessi dalla loro stressa società. Quel che la Siria ha
dimostrato, è che sono sconnessi anche con le relazioni internazionali.
Un caso italiano: Lorenzo Cremonesi
“L’inviato speciale” del Corriere della
Sera, Lorenzo Cremonesi, oggi si commuove alla storia terribile di
Hevrin Khalaf, militante curda, assassinata dalle milizie “in odore di
qaedismo” alleate dei Turchi. Eppure, agli esordi della crisi siriana,
esaltava il desiderio di libertà e di democrazia delle bande irregolari
che combattevano in Siria contro Bachar al-Assad. E definiva gli attuali
"terroristi" dell'Esercito Siriano Libero che hanno lapidato la
militante curda come "partigiani".
Consigliamo la lettura di un corsivo di quegli anni, per la penna del nostro terribile diavoletto Azazello:
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