25 maggio 2018.
Con tasse record in Ue e con una spesa sociale tra le più basse
d’Europa, in Italia il rischio povertà o di esclusione sociale ha
raggiunto livelli di guardia molto preoccupanti. L’analisi è stata
realizzata dall’Ufficio studi della CGIA. In questi ultimi anni di
crisi, infatti, alla gran parte dei Paesi mediterranei sono state
“imposte” una serie di misure economiche di austerità e di rigore volte
a mettere in sicurezza i conti pubblici. In via generale questa
operazione è stata perseguita attraverso uno smisurato aumento delle
tasse, una fortissima contrazione degli investimenti pubblici e un
corrispondente taglio del welfare state.
“Da un punto di vista sociale – fa sapere il coordinatore
dell’Ufficio studi della CGIA Paolo Zabeo – il risultato ottenuto è
stato drammatico: in Italia, ad esempio, la disoccupazione continua a
rimanere sopra l’11 per cento, mentre prima delle crisi era al 6 per
cento. Gli investimenti, inoltre, sono scesi di oltre 20 punti
percentuali e il rischio povertà ed esclusione sociale ha toccato
livelli allarmanti. In Sicilia, Campania e Calabria praticamente un
cittadino su 2 si trova in una condizione di grave deprivazione. E
nonostante i sacrifici richiesti alle famiglie e alle imprese, il nostro
rapporto debito/Pil è aumentato di oltre 30 punti, attestandosi l’anno
scorso al 131,6 per cento”.
In questi ultimi anni la crisi ha colpito indistintamente tutti i
ceti sociali, anche se le famiglie del cosiddetto popolo delle partite
Iva ha registrato, statisticamente, i risultati più preoccupanti. Il
ceto medio produttivo, insomma, ha pagato più degli altri gli effetti
negativi della crisi e ancora oggi fatica ad agganciare la ripresa. “A
differenza dei lavoratori dipendenti – fa notare il Segretario della
CGIA Renato Mason – quando un autonomo chiude l’attività non beneficia
di alcun ammortizzatore sociale. Perso il lavoro ci si rimette in gioco
e si va alla ricerca di una nuova occupazione.
In questi ultimi anni, purtroppo, non è stato facile trovarne un
altro: spesso l’età non più giovanissima e le difficoltà del momento
hanno costituito una barriera invalicabile al reinserimento, spingendo
queste persone verso impieghi completamente in nero”. Ritornando ai dati
della ricerca, In Italia la pressione tributaria (vale a dire il peso
solo di imposte, tasse e tributi sul Pil) si attesta al 29,6 per cento
(anno 2016). Tra i nostri principali paesi competitori presenti in Ue
nessun altro ha registrato una quota così elevata. La Francia, ad
esempio, ha un carico del 29,1 per cento, l’Austria del 27,4 per cento,
il Regno Unito del 27,2 per cento i Paesi Bassi del 23,6 per cento, la
Germania del 23,4 per cento e la Spagna del 22,1 per cento.
Al netto della spesa pensionistica, il costo della spesa sociale sul
Pil (disoccupazione, invalidità, casa, maternità, sanità, assistenza,
etc.) si è attestata all’11,9 per cento. Tra i principali paesi Ue presi
in esame in questa analisi, solo la Spagna ha registrato una quota
inferiore alla nostra (11,3 per cento del Pil), ma la pressione
tributaria nel paese iberico è 7,5 punti inferiore di quella
dell’Italia. Tutti gli altri, invece, presentano una spesa nettamente
superiore alla nostra. In buona sostanza siamo i più tartassati d’Europa
e con un welfare “striminzito” il disagio sociale e le difficoltà
economiche sono aumentate a dismisura.
Fonte Qui
L’articolo L’ITALIA E’ IL PAESE PIU’ TARTASSATO D’EUROPA E CON IL WELFARE PIU’ STRIMINZITO proviene da Politicamente Scorretto .
Preso da: https://www.stopeuro.news/litalia-e-il-paese-piu-tartassato-deuropa-e-con-il-welfare-piu-striminzito/
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