23/1/18
Stampa e politica tacciono o mentono? Logico, quindi, che chiamino “fake news” i brandelli di verità che emergono dal web. A cui ora dichiarano guerra: ma solo per finta, dice Marco Travaglio,
perché siamo pur sempre in Italia, «dove ogni dramma diventa melodramma
e ogni tragedia si muta in farsa». Si chiama Cnaipic, Centro Nazionale
Anticrimine Informatico per la Protezione delle Infrastrutture Critiche,
l’ufficio varato dal ministro dell’interno Marco Minniti e dal capo
della polizia, Franco Gabrielli: un nuovo servizio di segnalazione
istantanea contro le “fake news”. L’idea che a decidere quali news sono
“fake”, cioè false, siano il Viminale e la polizia di Gabrielli –
ammette Travaglio, sul “Fatto” – allarma un po’: «Riporta alla mente il
“ministero della Verità” di George Orwell in “1984”, che fra l’altro
spacciava “fake news” a tutto spiano, le più pericolose e imperiture
perché consacrate dal timbro dell’ufficialità». I celebri slogan del
ministero orwelliano: “La guerra
è pace”, “La libertà è schiavitù”, “L’ignoranza è forza”. Sembra la
“neolingua” di ogni propaganda governativa: «È anche il sogno del nostro
pericolante e tremebondo regimetto, in vista delle elezioni
che potrebbero spazzarlo via dalla faccia della terra». Dunque che
faranno le forze dell’ordine? «Disperderanno le presunte “fake news” con
gli idranti? Le calpesteranno con plotoni di carabinieri a cavallo?».
Niente paura, dice Travaglio: siamo in Italia. «La mirabolante guerra
alle “fake news” sarà affidata a una decina di appuntati chiusi in un
commissariato». I quali, nei ritagli di tempo, «raccoglieranno le
segnalazioni dai privati che si sentiranno offesidal
tal sito, blog, social network; dopodiché dovranno rivolgersi al server
per convincerlo a cancellare tutto e, se quello opporrà resistenza,
chiameranno un pm perché indaghi sull’eventuale contenuto diffamatorio
del messaggio incriminato ed eventualmente sequestri il corpo del reato
(la “fake news”) o l’arma del delitto (il sito o la pagina Facebook,
Twitter, Instagram». Già, perché «è dato per scontato che le “fake news”
siano un’esclusiva della Rete». Invece, come noto, stampa e
telegiornali «sono dei pozzi di scienza e verità, scevri come sono da
conflitti d’interessi e da intenti propagandistici».
Lo stesso sito
della polizia di Stato suona l’allarme: in campagna elettorale
«assistiamo a un’impennata nella diffusione di “fake news” via Internet e
social network». Notizie «prive di fondamento, relative a fatti o
personaggi di pubblico interesse», diffuse via web «al solo scopo di
condizionare fraudolentemente l’opinione pubblica». L’ultimo esempio in
ordine di tempo, aggiunge la polizia, «ha interessato la presidente
della Camera, Laura Boldrini».
E ti pareva, commenta Travaglio, citando – sempre dal sito della
polizia – il fatto che, ai danni della Boldrini, è circolata su WhatsApp
«la bufala virale secondo cui un ragazzo di 22 anni senza adeguate
referenze professionali, presunto nipote della presidente, sarebbe stato
assunto a Palazzo Chigi». Davvero? «La classica bufala a cui credono
poche migliaia di gonzi», scrive il direttore del “Fatto”. Bufala
comunque «mai ripresa da giornali o tg, dunque innocua». Invece, «contro
le balle dei giornaloni, che di solito si muovono a testuggine, ripresi
poi da tutti i tg, nulla è previsto». Per lorsignori, da Minniti in
giù, il problema semplicemente non esiste: «E ci mancherebbe, visto che
giornaloni e tg li controllano loro e spacciano solo le “fake news” che
vogliono loro». C’è poi un altro non trascurabile aspetto, aggiunge
Travaglio: «Che si fa, se le “fake news” le raccontano direttamente i
politici? La polizia irrompe negli studi televisivi per imbavagliarli e
ristabilire ipso facto la verità?». Interverrebbero i carabinieri, ad ammutolire Berlusconi
quando svanvera sulla “flat tax”, sulla lotta all’evasione e sulla
prossima abolizione dell’Imu (prima casa) già abolita due anni fa?
Se poi la guerra
alle “fake news” fosse retroattiva, continua Travaglio, «non vorremmo
essere nei panni di Renzi che, tra un “Enrico stai sereno” e un “Se
vince il No lascio la politica”,
dovrebbe subire il sequestro della lingua a vita». Infine ci sarebbero
anche «le “fake news” sulle “fake news”, tipo le balle senza prove sul
mandante Putin, per nascondere le vere interferenze straniere nelle elezioni
italiane: quelle degli americani e dei governi europei, ma anche della
Ue (ultimo esemplare: il commissario Moscovici, lo stesso Nostradamus
che nel 2016 vaticinò l’apocalisse “populista” in caso di No al
referendum)». Ma di questo, chiosa il direttore del “Fatto Quotidiano”,
«si occuperà senz’altro la “task force europea contro le fake news”
istituita da Juncker al quarto whisky e composta da 39 “esperti”, fra
cui Gianni Riotta. Quindi tranquilli, siamo in buone mani». Con tutto
ciò, ovviamente, si evita di regimare in qualche modo il web, dove
Facebook resta l’unico proprietario dei contenti su ogni pagina
personale, e dove qualsiasi “cecchino” protetto da “nick name” può
insultare chiunque: tanto, la legge – che c’è da sempre, e sanziona il
reato di diffamazione – sul web non la fa rispettare nessuno. Meglio,
appunto, la task force (elettorale) contro la bufala governativa delle
“fake news”.
Preso da: http://www.libreidee.org/2018/01/il-ministero-della-verita-proteggere-le-fake-news-di-regime/
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