23/11/17
Sulle macerie delle istituzioni libiche si stanno abbattendo diverse campagne mediatiche. Da vecchi e rodati lettori di Difesa Online, concorderete che nemmeno quattro manifestanti con una bandiera o un cartello si attivano “spontaneamente”...
L'ultimo caso che sta interessando da giorni la Libia
riguarda una presunta "tratta di schiavi": un commercio inaccettabile
per qualsiasi essere umano.
Sull'attendibilità e fondatezza del caso alcuni lettori d'oltremare hanno già sollevato dubbi e perplessità (leggi la lettera a Difesa Online).
Ma a cosa mai potrebbe portare un attacco sul piano umanitario in un Paese già devastato, un failed state?
Proviamo a riflettere.
La prossima primavera in Libia, dopo anni di
retorica, si terranno elezioni. Dopo oltre un lustro di sostanziale
anarchia, potrebbe vedere la luce un governo nazionale effettivo.
Diciamo “potrebbe” perché dopo il clamoroso broglio delle elezioni
afghane (v.articolo), tutto è possibile anche - ma andrebbe detto “soprattutto” - in presenza di peacekeepers stranieri. Ed in fondo noi italiani figli e nipoti del referendum del '46 cosa vogliamo insegnare agli altri?
I futuri protagonisti (lo sosteniamo controcorrente
da tempo) saranno il generale Haftar e Saif al-Islam Mu'ammar Gheddafi,
il secondogenito del deposto (e assassinato) raìs. Il primo per
la forza militare e la credibilità acquisita in anni, anzi decenni, di
contatti internazionali (oltre al recente cambio di partito al governo
negli States...), il secondo per il semplice motivo che se nel nostro
dopoguerra ci avessero ridotti come l'odierna Libia (al posto di far
decollare la nostra economia, v. Piano Marshall) dopo pochi anni avremmo reindossato tutti il Fez.
E solo chi fa qualche centinaio di metri dalla nostra ambasciata di
Tripoli sa quanto la nostalgia del passato sia oramai forte ed
inesorabile.
Dunque, fra sei mesi la Libia rischia seriamente di
tornare ai libici. E con lei il controllo delle risorse. Gli accordi
ufficiali ed ufficiosi con autorità fantoccio o con capi locali varranno
ancora?
Siamo al punto. Da qualche tempo la Francia sta
estraendo oro da ricchi giacimenti 70 chilometri a sud di Sebha, nel
Fezzan. Senza troppa pubblicità. Un'area ricca anche di uranio...
"Famiglie" di Sebha sarebbero state da tempo
corteggiate dai “cugini” con doni e concessione di cittadinanze europee
in cambio della mano libera all'estrazione. Simili dinamiche sarebbero
avvenute anche oltreconfine in Chad e Niger. Guarda caso proprio il
presidente nigerino starebbe assecondando l'attacco mediatico contro la
Libia... (v.articolo)
La presenza di riserve auree nel sud del Paese è poco nota ma reale (leggi). Un tema che nel recente passato non è passato inosservato secondo alcuni analisti... (v.articolo)
Quel che nessuno sembra essersi finora chiesto è se
la campagna in corso contro l'intollerabile "tratta di schiavi" non
abbia un secondo fine?
Dalla Libia ci giungono testimonianze di elicotteri
da carico che fanno la spola tra una base militare francese non lontana
dai giacimenti (inaccessibile agli stessi libici) ed i confini
meridionali del Paese...
Secondo voi, in caso di intervento e relativo mandato
dell'ONU - perché è questo evidentemente che si vuol provocare - a
quale Paese apparterranno i caschi blu inviati nel Fezzan?
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