Nei
prossimi mesi il coinvolgimento emiratino in Libia potrebbe vedere un
sensibile incremento. Alcune immagini satellitari pubblicate negli
ultimi mesi, infatti, mostrano il netto cambiamento, dal punto di vista
infrastrutturale, subito da quella che va considerata come una vera e
propria “Forward Operating Base” degli EAU in Libia, la base aerea di
Khadim. Ciò che fino alla prima metà del 2016 rappresentava poco più di
un aeroporto secondario - situato 70 km a sud di Marj, nella parte
orientale del Paese – adesso costituisce una base aerea di tutto
rispetto, dotata di una pista in asfalto di 3.608 m di lunghezza (per 45
m di larghezza), di una larga area di parcheggio completamente
pavimentata e di ben 10 shelter di dimensioni medio piccole, sistemati
ai margini della suddetta area, probabilmente destinati ad accogliere il
personale presente, tra cui diversi contractor appartenenti alla
Academi (ex Blackwater).
Dalle immagini si evince, inoltre, che accanto
all’area di parcheggio è in via di pavimentazione un’altra piazzola di
grandi dimensioni – al momento ancora non collegata con la pista di
rullaggio - ai margini della quale sono presenti 4 hangar di dimensioni
medio/grandi più altri 2 in via di costruzione. E’ probabile che si
tratti di una possibile dock area destinata allo stazionamento di aerei
cargo di grosse dimensioni – come gli Il-76 TD utilizzati per il
trasporto dei materiali ed equipaggiamenti necessari al ripristino
dell’aeroporto - ed alla movimentazione del loro carico. Come detto,
tali modifiche appaiono abbastanza evidenti se si tiene conto delle
condizioni in cui versava la pista di Khadim fino ai primi mesi del
2016: totale assenza di shelter o hangar, ed area di parcheggio e pista
scarsamente pavimentate. Gli interventi migliorativi ad Khadim sono
partiti nella primavera del 2016, quando gli EAU hanno iniziato a
rischierare i propri velivoli in Libia, per sostenere il Parlamento di
Tobruk e le milizie di Haftar, il cui Comando militare centrale,
peraltro, ha sede proprio a Marj. Da giugno 2016, Khadim ha ospitato
diversi aerei emiratini: turboelica COIN AT-802i BPA, elicotteri UH-60
BLACKHAWK e UAV MALE di fabbricazione cinese WING LOONG, tutti velivoli
impiegati in varie occasioni in missioni di interdizione, supporto aereo
ravvicinato e ricognizione per dar manforte alle truppe di Haftar
impegnate nei combattimenti con le milizie islamiche (Ansar al
Sharia/BRSC e Consiglio della Shura dei Mujaedeen di Derna) in
Cirenaica. Tuttavia, la mancanza di strutture adatte al ricovero dei
velivoli e di un’adeguata area cargo/logistica, ha finora impedito il
rischieramento di una componente aerea maggiormente “pagante” e per
lunghi periodi di tempo. Ciò spiega gli interventi effettuati su Khadim
che, stando ad una prima analisi delle recenti immagini, ora sembrerebbe
dotata di hangar in grado di ospitare una squadriglia di 4/6 tra
F-16E/F Block 60 e MIRAGE 2000-9/EAD/RAD, oltre all’attuale contingente
costituito da 6/8 AT-802, almeno una coppia di UH-60 ed un paio di WING
LOONG. Tale contingente, tuttavia, risulta inadeguato ad operare – per
questioni di autonomia - sui fronti lontani dalla Cirenaica che,
attualmente, appaiono maggiormente caldi: Misurata, Sirte, ed il Fezzan
(in particolare zone di Saba e Fuqaha), tutte aree in cui, peraltro,
dalla scorsa estate si registra il ritorno di una forte presenza del
Daesh.
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