Dalla Libia alla Siria, la strana storia di un giornalista free-lance finanziato da un miliardario
I media mainstream italiani stanno dando grande enfasi in queste ore alla storia eroica di Gabriele Del Grande,
35 anni, giornalista mai iscrittosi all’Ordine dei Giornalisti
italiano, originario di Lucca. E’ stato fermato in Turchia nella
provincia sud-orientale di Hatay, al confine con la Siria e sarà espulso
dal Paese. Fonti giornalistiche occidentali affermano che Del Grande
sia stato preso in consegna dalle autorità turche perché sprovvisto del
necessario permesso stampa, senza il quale non puoi esercitare come
giornalista. Ma, forse, c’è dell’altro…
Bisogna infatti sapere che Del Grande, che deve la sua popolarità ai flussi migratori, gestisce il blog Fortress Europe, creato nel 2006 come “osservatorio sulle vittime della frontiera”, il quale è stato finanziato nientemeno che dalla Open Society Foundation del miliardario George Soros. A confermarlo è anche la Agenzia Giornalistica Italiana (AGI) ma basterebbe navigare sul sito di Soros per scoprirlo (vedi). La Open Society Foundation è un ente che – stando anche a WikiLeaks
– oltre a lucrare sull’emigrazione di massa, finanzia i partiti
politici anti-russi e favorevoli all’Unione Europa, e gestisce una rete
di think tank atti a influenzare l’opinione pubblica a favore
del globalismo. In modo particolare Soros è ritenuto vicino ai movimenti
eversivi filo-imperialisti, protagonisti ad esempio del colpo di stato
fascista in Ucraina e delle cosiddette “primavere arabe” che hanno
destabilizzato la Libia e la Siria facendo esplodere il dramma dei
profughi. Insomma: con questi sponsor Del Grande non è propriamente
l’immagine del free-lance indipendente e idealista di cui si parla e già
nel 2013 la Radiotelevisione pubblica della Svizzera Italiana gli dava
ampio spazio (link).
Prima di affrontare la guerra siriana
questo strano free-lance ha raccontato il conflitto libico accusando i
giornalisti della sinistra anti-imperialista di raccontare il falso: fra
le vittime dei suoi anatemi non solo Valentino Parlato de “Il Manifesto”, ma anche “TeleSur”, il canale Tv latinoamericano promosso dal Venezuela di Hugo Chavez,
definito in sostanza come poco affidabile. Insomma: solo Del Grande
sapeva quello che accadeva davvero in Libia ed era naturalmente la
solita retorica mielosa di una presunta rivolta di popolo per la libertà
e la democrazia, senza alcuna ingerenza neo-coloniale estera. Basta
vedere cosa è la Libia oggi per capire quali interessi rappresentava in
realtà questo giornalista. Ma andiamo a leggere quale era l’accusa che
Del Grande rivolgeva al governo libico di Muammer Al-Gheddafi: “l’unica forma di opposizione interna negli ultimi decenni è stata quella dell’islam politico. Represso durissimamente dalla dittatura!”. In pratica l’aver contrastato con forza il terrorismo di matrice islamista sarebbe stato …negativo!
Ma questa uscita quasi simpatetica nei
confronti dell’eversione islamista non è una gaffe… in altre occasioni
il nostro strano free-lance si è espresso in termini ambigui, tanto che
sembra, secondo voci per ora non confermate, che il suo fermo sia
avvenuto mentre tentava di entrare illegalmente in territorio siriano
dalla Turchia in compagnia di miliziani jihadisti. Del Grande, in
effetti, ha più volte parlato dell’aggressione ai danni della Siria come
di un movimento “rivoluzionario” e ha definito i terroristi come dei
“partigiani”. In un suo testo è arrivato persino a descrivere la
bandiera nera delle bande armate integraliste come un “simbolo
dell’internazionalismo islamista” (sic!) arrivando a spiegare che molti
terroristi “sono venuti semplicemente per seguire un grande ideale di
solidarietà con la comunità musulmana sunnita siriana, a cui sentono di
appartenere al di là delle frontiere”. Solidarietà sì, ma per rovesciare
un governo laico, instaurare un regime di terrore estremista dedito
alle decapitazioni? Non mancano foto che lo ritraggono con la bandiera
dei ribelli siriani, quelli armati dagli Stati Uniti, mentre fa il segno
della vittoria. Anche qui: più che un reporter super partes, appare come un militante ben addentro a una dinamica di guerra.
“Se non state attenti, i media vi faranno odiare le persone che vengono oppresse e amare quelle che opprimono” diceva Malcolm X…
Preso da: http://www.sinistra.ch/?p=6415
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