L’impennata di sbarchi nei giorni di Pasqua
ha avuto l’effetto di un’onda tellurica nelle stanze del governo. Non è
normale che dai porticcioli libici partano 8500 migranti in poche ore.
Un pullulare di barconi tutt’insieme ha preso il mare ed è andato
incontro alle navi umanitarie. Un concatenarsi di eventi che ha messo in
ginocchio il sistema di accoglienza dell’Italia e nelle stanze del
governo ha generato il sospetto che questa escalation non sia stata
casuale. «Un’azione logistica fuori dal comune, quasi di stampo
militare», dice chi è a conoscenza del dossier. Un’azione sicuramente
concertata. E ora è caccia ai registi.
È più che un sospetto. È una certezza consolidatasi con
l’affinarsi delle indagini: gli investigatori italiani hanno
ricostruito la rotta dei gommoni, i porti di partenza, gli orari, i
punti di incontro con le navi umanitarie, e si sono convinti che la
Pasqua del 2017 abbia segnato un punto di svolta. Dietro le partenze si
pensa che quantomeno ci sia la grande criminalità organizzata della
Libia, ma non solo. Si guarda alle connection politiche in loco.
Potrebbe essere scattata un’operazione per minare definitivamente il
ruolo del premier Sarraj, che si era impegnato con l’Italia a far
qualcosa contro gli scafisti. Ma non si perde di vista il secondo
protagonista di questa vicenda: le navi delle Ong. Chi sono i veri
finanziatori, da dove giungono le loro navi, quali inconfessabili
accordi potrebbero avere alcune organizzazioni. Intelligence, polizia e
militari sono stati tutti mobilitati, ciascuno per la propria parte, a
trovare le risposte.
Anche Matteo Renzi si
è arrabbiato e ha dato voce ai retropensieri del governo: «Noi siamo
accoglienti e salviamo vite umane, ma non possiamo essere presi in giro
da nessuno, né in Europa, né da Ong che non rispettano le regole».
Renzi cita espressamente il «lavoro straordinario» del ministro Marco Minniti e l’indagine conoscitiva della Commissione parlamentare guidata da Nicola Latorre. «Si sta gettando una luce sulla vicenda».
Dalle audizioni che si tengono al Senato
emerge come negli ultimi mesi le navi umanitarie abbiano surclassato le
flotte ufficiali. Sistemandosi al limite delle acque territoriali
libiche ed esercitando una «ricerca attiva», l’internazionale della
solidarietà francese, tedesca e spagnola fa il pieno di migranti e poi,
appellandosi alla legge del mare, li consegna nei porti italiani.
Secondo lo stesso Renzi, «c’è un problema europeo, che prima o poi verrà
fuori. Non è possibile che l’Europa abbia 20 navi che prendono e
portano solo in Sicilia».
Anche la procura di Catania
indaga su questo aspetto. E il tema riemerge di continuo nelle audizioni
del Senato. Ieri finalmente qualcuno ha riconosciuto: «Quando girano
così tanti soldi, non si può escludere qualche affare sporco». Era il commento di Valerio Neri,
direttore generale di Save the Children in Italia, una Ong storica che
si appresta a festeggiare i suoi 100 anni di storia e che il procuratore
Carmelo Zuccaro considera «al di sopra di ogni sospetto». Neri però
circoscrive l’area del sospetto: «Escludo categoricamente che qualcosa
possa macchiare il profilo delle Ong più grandi, più strutturate, più
storiche. Conosco le loro procedure interne e so che sono
inattaccabili».
Di certe associazioni più piccole
si sa che affrontano spese pazzesche e sono evasive sulle entrate. Più
di un senatore cita il caso di Moas, una Ong con base a Malta fondata
nel 2014 dal filantropo statunitense Chris Catrambone e da sua moglie
Regina, che dispone di una nave di 40 metri, il Phoenix, battente
bandiera del Belize, e di un aereo con cui pattuglia il mare. L’anno
scorso utilizzava anche due droni per il cui nolo pagava 400 mila euro
al mese. Moas dichiara di aver salvato 33 mila migranti. Ma anche questa
polemica viene smontata facilmente: proprio Regina Catrambone ha
lanciato un appello per l’apertura di corridoi umanitari, in modo da
smontare il business dei trafficanti di uomini: «Stop ai viaggi della
morte», ha scritto su twitter.
Monta la polemica anche del centrodestra. Laura Ravetto, di Forza Italia, presidente del Comitato Schengen,sostiene
che soltanto il 50% delle segnalazioni che ricevono le Ong arriva dalla
nostra Guardia Costiera. «È una situazione delicata perché, se fosse
vera, stiamo creando dei corridoi umanitari privati in mare». Per
contro, proprio la commissione difesa del Senato, che prosegue nella
propria indagine conoscitiva, ha ricevuto finora solo smentite a questa
tesi e la stessa Frontex ha detto che farà i nomi delle presunte ong che
ricevono presunte telefonate direttamente dagli scafisti solo alla
magistratura.
il fine analista gabriele del grande
RispondiEliminahttps://www.youtube.com/watch?v=NrqGX7nn39k
minuto 9.35