Via sindaci e giunte, dentro i militari di Haftar. Il generale ora
controlla Bengasi, Ajdabiya e Kufra. Snodi di petrolio e migranti. Nel
silenzio assordante dell'Onu.
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31 Agosto 2016
Il governatore dell'Est della Libia del governo di Tobruk, Abdelraziq al Nathori.
Nel silenzio delle cronache mainstream, i quadri di quanto il generale Khalifa Haftar chiama esercito nazionale prendono possesso delle province dell'Est e del Sud-Est della Libia.
Dalla base di Tobruk, vicino all'Egitto, dov'è riunito il parlamento esiliato che non ha firmato l'accordo dell'Onu e che ha sfiduciato il governo di unità nazionale del premier Fayez al Serraj, da agosto Haftar sta allargando in modo consistente i territori dai lui controllati.
Dalla base di Tobruk, vicino all'Egitto, dov'è riunito il parlamento esiliato che non ha firmato l'accordo dell'Onu e che ha sfiduciato il governo di unità nazionale del premier Fayez al Serraj, da agosto Haftar sta allargando in modo consistente i territori dai lui controllati.
GOVERNI LOCALI RIMOSSI. Attraverso il suo governatore militare dell'Est (la Cirenaica) Abdelraziq al Nathori, Haftar ha nominato sindaco di Kufra un suo luogotenente.
Si tratta della terza amministrazione locale occupata, dopo l'importantissima municipalità di Bengasi, seconda città libica dopo la capitale, e quella di Ajdabiya.
UN GOLPE GRADUALE. Gli incarichi vengono congelati e al comando si insediano i miliziani dell'Operazione dignità di Haftar, che fu prima colonnello di Muammar Gheddafi, poi un suo traditore pagato dalla Cia, infine rivoluzionario dell'ultima ora nel 2011.
In Cirenaica è in atto un putsch graduale del quale ancora non si parla fuori dai confini nazionali, che avvicina la metà della Libia all'Egitto guidato, dall'estate 2013, dai generali del colpo di Stato di Abdel Fattah al Sisi, compiuto contro il presidente islamista legittimamente eletto Mohammed Morsi.
L'avanzata di Haftar vanifica l'accordo dell'Onu
(© Getty) Il generale Haftar a una cerimonia militare a Tobruk, nell'Est della Libia.
L'avanzata di Haftar vanifica il piano di riunificazione nazionale
concordato nei negoziati in Marocco, sotto l'ombrello dell'Onu.
Di questo passo, salterà l'esecutivo di Tripoli internazionalmente riconosciuto che, grazie ai raid degli Usa, attraverso la lega di milizie capitanate dalla brigata di Misurata ha cacciato l'Isis dalla roccaforte di Sirte.
LIBIA DIVISA IN DUE. «Questo passo mina il processo democratico in atto in Libia, per il quale il Coordinamento centrale dei Comuni ha fatto sforzi enormi durante la fase difficile degli ultimi anni. C'è grande preoccupazione», fa sapere a Lettera43.it il presidente della Lega delle municipalità Otman Gajiji, tra gli architetti dell'accordo tra milizie e Comuni di fine 2015 alla base del governo Serraj.
Dopo le speranze sul suo esecutivo si profila nuova instabilità: la spaccatura tra Tripolitania e Cirenaica dell'ex jamahiriya (la repubblica popolare di Gheddafi) diventa un'ipotesi concreta, che per l'Italia avrebbe risvolti importanti soprattutto sul fronte dei migranti.
MERCENARI IN CAMPO. L'oasi sud-orientale di Kufra e Ajdabiya, sul mare tra Bengasi e Sirte, sono i due snodi principali della rotta storica dei trafficanti di esseri umani dall'Africa centrale: da Ajdabiya la tratta gira poi verso le coste occidentali di Tripoli, a Sabratha e Zuara, infine sui barconi verso Lampedusa.
Per quasi due anni Haftar, che ha reclutato diversi mercenari dal Ciad e dal Sahel, ha bombardato e assediato invano Bengasi (amministrata da un blocco di fazioni islamiste, incluse le più radicali), scaricando la guerra all'Isis a Sirte sui rivali filo-islamisti di Tripoli e Misurata.
Di questo passo, salterà l'esecutivo di Tripoli internazionalmente riconosciuto che, grazie ai raid degli Usa, attraverso la lega di milizie capitanate dalla brigata di Misurata ha cacciato l'Isis dalla roccaforte di Sirte.
LIBIA DIVISA IN DUE. «Questo passo mina il processo democratico in atto in Libia, per il quale il Coordinamento centrale dei Comuni ha fatto sforzi enormi durante la fase difficile degli ultimi anni. C'è grande preoccupazione», fa sapere a Lettera43.it il presidente della Lega delle municipalità Otman Gajiji, tra gli architetti dell'accordo tra milizie e Comuni di fine 2015 alla base del governo Serraj.
Dopo le speranze sul suo esecutivo si profila nuova instabilità: la spaccatura tra Tripolitania e Cirenaica dell'ex jamahiriya (la repubblica popolare di Gheddafi) diventa un'ipotesi concreta, che per l'Italia avrebbe risvolti importanti soprattutto sul fronte dei migranti.
MERCENARI IN CAMPO. L'oasi sud-orientale di Kufra e Ajdabiya, sul mare tra Bengasi e Sirte, sono i due snodi principali della rotta storica dei trafficanti di esseri umani dall'Africa centrale: da Ajdabiya la tratta gira poi verso le coste occidentali di Tripoli, a Sabratha e Zuara, infine sui barconi verso Lampedusa.
Per quasi due anni Haftar, che ha reclutato diversi mercenari dal Ciad e dal Sahel, ha bombardato e assediato invano Bengasi (amministrata da un blocco di fazioni islamiste, incluse le più radicali), scaricando la guerra all'Isis a Sirte sui rivali filo-islamisti di Tripoli e Misurata.
Egiziani, francesi, infine il sostegno dei russi: chi arma Tobruk?
(© Getty) Un giovane supporter del generale libico Haftar.
Il parlamento di Tobruk viene appoggiato e armato dall'Egitto e dagli Emirati arabi dal fallito golpe su Tripoli di Haftar, nel 2014. Soprattutto il Cairo punta ad accaparrarsi la confinante Cirenaica attraverso un governo amico, ma per anni non è riuscito a dare la spinta.
LE MANOVRE DELL'ELISEO. Al fianco di Tobruk sono poi scesi i francesi, accesi supporter nel 2011 dei rivali islamisti ma, prima di tutto, attratti dalle risorse petrolifere e di gas della Libia centro-orientale che passano dai terminal della Zueitina (ad Ajdabiya), Brega e As Sidr.
Unità speciali d'Oltralpe sono risultate essere a bordo di un elicottero delle milizie di Haftar, abbattuto a luglio a Bengasi.
Su pressione degli Usa e per evitare critiche dell'Onu, le manovre dell'Eliseo a Tobruk si sono fatte poi più defilate. Ma, nel frattempo, col generale 73enne si è schierato il presidente russo Vladimir Putin: Haftar è volato a Mosca per colloqui.
L'AMBIGUITÀ DEGLI USA. Degli interrogativi, comunque, pendono anche sui servizi segreti occidentali e sulla cosiddetta comunità internazionale: la risoluzione Onu sulla Libia del dicembre 2015 non è riuscita a bloccare il traffico illegale di armi da svariati supporter stranieri e, con esso, neanche le guerre per procura in Libia di membri anche importanti del Palazzo di Vetro; adesso i diplomatici stranieri tacciono sugli atti golpisti di Haftar a Bengasi, Ajdabiya e Kufra.
Americani, inglesi e italiani, di base a Misurata e Tripoli, avrebbero mantenuto un canale aperto con Haftar e avrebbero loro uomini a Tobruk e a Bengasi.
Preso da: http://www.lettera43.it/politica/libia-il-golpe-nascosto-in-cirenaica_43675258375.htm
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