Missili anticarro, mille
pistole Rx cal. 9 millimetri, 45 fucili mitragliatori 'sniper', da
cecchino, e poi giubbotti antiproiettile, munizioni, puntatori laser.
Una fornitura militare da 15 milioni di euro, destinata ad armare i
fratelli libici Alarbi El Tumi, emissari della Brigata di Zintan in
Libia. Dopo un anno e mezzo di indagini, la procura della Repubblica di
Ascoli Piceno e i Carabinieri del Ros di Ancona hanno ricostruito il
quadro in cui e' maturato il 'rapimento' di Franco Giorgi, il broker
ascolano di 73 anni misteriosamente 'trattenuto' dal 2015 in Libia, dove
era andato per affari. Su richiesta dei pm ascolani Michele Renzo e
Umberto Monti, il gip Giuliana Filippello ha emesso un mandato di
cattura internazionale per Giorgi e per i suoi due presunti suoi
complici libici, Ibrahim Khalifa Alarbi El Tumi e Mohamed Khalifi
Alarbi, al momento irreperibili. E' stato invece arrestato stamani ad
Ancarano, a casa della compagna italiana, Gamal Saad
Rezkalla Botros, un italo-egiziano residente a Colli del Tronto, che
faceva da interprete di Giorgi.
Gli investigatori del Ros avrebbero scoperto che stava tentando di esportare un ingente quantitativo di armi in Libia, attraverso Botros. I fucili 'sniper' (da qui il nome in codice dell'operazione) e le altre armi venivano ordinate e acquistate in fabbriche dei Paesi dell'Est (Slovenia, Serbia, Macedonia e Bulgaria), e Giorgi avrebbe operato per conto di queste societa' con un mandato di rappresentanza, retribuito a provvigione. L'italiano si sarebbe occupato di far stendere i contratti e inoltrarli alle fabbriche di armi; queste emettevano fatture simulate con l'indicazione di materiali diversi dagli ordinativi reali. Ma una delle prime due commesse e' sfumata, perche' Botros si sarebbe impossessato dell'anticipo di 190 mila euro versato dai due acquirenti, e sarebbe poi scomparso, determinando il 'sequestro' di Giorgi. Secondo il Ros, l'italiano sarebbe stato poi rilasciato dai rapitori ma e' stato trattenuto da autorita' vicine al Governo libico di unita' nazionale, che lo accusano di traffico d'armi. Non e' escluso che venga consegnato alle autorita' italiane, anche se un trattato di estradizione fra i due Paesi non esiste.
I primi fucili, missili secondo gli investigatori dovevano essere trasportati in Libia dalla Bulgaria con un volo affittato per l'occasione. Il programma pero' e' saltato e Giorgi e' rimasto 'intrappolato' nell'area di Tripoli (i suoi committenti operano invece nella zona di Misurata). L'indagine ascolana si e' intrecciata con un'attivita' parallela condotta in Gran Bretagna dal Metropolitan Police Center Terrorism Command del Regno Unito su un libico residente in Gb, Abdurraouf Eshati, arrestato e condannato a sei anni e in contatto con i fratelli Alabi. Le risultanze degli accertamenti condotti in Italia sono state acquisite per rogatoria internazionale e hanno portato elementi di riscontro al procedimento penale promosso dal Crown Prosecution Service a carico di Eshati. Il nome di Giorgi, e gli spunti investigativi di parte italiana, compaiono anche in un recente Rapporto del Consiglio di sicurezza dell'Onu.
Il Panel di esperti delle Nazioni Unite per la Libia aveva formalmente chiesto alla procura di Ascoli di far confluire le informazioni su Giorgi nel rapporto.
Preso da: http://www.notiziedabruzzo.it/primo-piano/armi-in-libia-per-milioni-di-euro-l-inchiesta-tocca-il-teramano.html#.V8gTGa025RS
Gli investigatori del Ros avrebbero scoperto che stava tentando di esportare un ingente quantitativo di armi in Libia, attraverso Botros. I fucili 'sniper' (da qui il nome in codice dell'operazione) e le altre armi venivano ordinate e acquistate in fabbriche dei Paesi dell'Est (Slovenia, Serbia, Macedonia e Bulgaria), e Giorgi avrebbe operato per conto di queste societa' con un mandato di rappresentanza, retribuito a provvigione. L'italiano si sarebbe occupato di far stendere i contratti e inoltrarli alle fabbriche di armi; queste emettevano fatture simulate con l'indicazione di materiali diversi dagli ordinativi reali. Ma una delle prime due commesse e' sfumata, perche' Botros si sarebbe impossessato dell'anticipo di 190 mila euro versato dai due acquirenti, e sarebbe poi scomparso, determinando il 'sequestro' di Giorgi. Secondo il Ros, l'italiano sarebbe stato poi rilasciato dai rapitori ma e' stato trattenuto da autorita' vicine al Governo libico di unita' nazionale, che lo accusano di traffico d'armi. Non e' escluso che venga consegnato alle autorita' italiane, anche se un trattato di estradizione fra i due Paesi non esiste.
I primi fucili, missili secondo gli investigatori dovevano essere trasportati in Libia dalla Bulgaria con un volo affittato per l'occasione. Il programma pero' e' saltato e Giorgi e' rimasto 'intrappolato' nell'area di Tripoli (i suoi committenti operano invece nella zona di Misurata). L'indagine ascolana si e' intrecciata con un'attivita' parallela condotta in Gran Bretagna dal Metropolitan Police Center Terrorism Command del Regno Unito su un libico residente in Gb, Abdurraouf Eshati, arrestato e condannato a sei anni e in contatto con i fratelli Alabi. Le risultanze degli accertamenti condotti in Italia sono state acquisite per rogatoria internazionale e hanno portato elementi di riscontro al procedimento penale promosso dal Crown Prosecution Service a carico di Eshati. Il nome di Giorgi, e gli spunti investigativi di parte italiana, compaiono anche in un recente Rapporto del Consiglio di sicurezza dell'Onu.
Il Panel di esperti delle Nazioni Unite per la Libia aveva formalmente chiesto alla procura di Ascoli di far confluire le informazioni su Giorgi nel rapporto.
Preso da: http://www.notiziedabruzzo.it/primo-piano/armi-in-libia-per-milioni-di-euro-l-inchiesta-tocca-il-teramano.html#.V8gTGa025RS
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