di Attilio Folliero
[Caracas]
Il Ministro degli
Interni del Venezuela, Nestor Reverol, in una conferenza stampa
realizzata il 2 settembre ha segnalato che durante la giornata del primo
settembre sono stati smantellati alcuni campi paramilitari nella zona di Tacagua,
a pochi chilometri dal Palazzo Presidenziale; sono stati rinvenuti: materiale
esplosivo, abiti militari ed armi da guerra, tra cui un fucile SG553 con
silenziatore e mira telescopica di alta precisione, di quelli usati dai
franco-tiratori; un'arma che si pensava probabilmente di utilizzare per
assassinare gente in maniera selettiva durante la concentrazione del primo
settembre. Il Ministro ha anche ricordato che sono stati arrestati due
importanti dirigenti d'opposizione, Yon Alexander Goicochea e Carlos
Melo, entrambi trovati in possesso di materiale esplosivo.
Il primo settembre,
il Presidente Maduro aveva segnalato l'arresto di 92 paramilitari colombiani a
non più di 500 metri dal Palazzo Presidenziale
(1).
Insomma il primo
settembre era tutto pronto per generare il caos a Caracas e solo l'azione
preventiva delle forze dell'ordine ha evitato un massacro.
Malgrado l'azione
preventiva, non sono mancati gli incidenti, con 5 poliziotti feriti, durante la
marcia dell'opposizione, nella zona orientale di Caracas.
Su Caracas, per la
giornata del primo settembre, sono confluite migliaia di persone che hanno
manifestato da un lato a favore del governo, e dall'altro a favore
dell'opposizione.
Perché l'opposizione
ha manifestato?
L'opposizione ha manifestato per chiedere l'attivazione del referendum revocatorio. Tutti sanno però che si tratta di una scusa. Va detto a beneficio di chi ci legge per la prima volta e che magari non conosce bene la realtà del Venezuela, che la Costituzione attuale prevede la possibilità di revocare il mandato al Presidente della Repubblica, al compimento della metà del suo mandato; ricordiamo anche che tale possibilità vale per qualsiasi incarico di natura elettiva. Ovviamente la legge prevede tutti i passi a compiersi per realizzare tale Referendum, a partire dalla data esatta in cui è possibile fare richiesta.
Il periodo
presidenziale dura 6 anni ed è iniziato il 10 gennaio 2013, quindi già l'11
gennaio 2016 l'opposizione poteva richiedere l'attivazione del referendum.
Specifichiamo che l'attuale presidente Maduro è stato eletto ad aprile del 2013,
a causa della morte del presidente Chávez, col fine di portare a termine il
periodo presidenziale, che si considera iniziato sempre il 10 gennaio 2016.
La legge oltre a
fissare la data d'inizio in cui richiedere il referendum, specifica che vi è un
anno di tempo, dal momento del compimento della metà del mandato, per richiedere
il referendum, ma aggiunge anche che nel caso in cui il referendum si realizza
entro un anno dal compimento della metà del mandato, qualora il presidente fosse
revocato viene indetto entro un mese una nuova elezione presidenziale; nel caso
in cui il referendum si realizzasse passato l'anno, nel caso in cui il
presidente fosse revocato, non si procederebbe ad una nuova elezione, ma il
vicepresidente della repubblica porterebbe a termine il mandato.
Per indire il
referendum il primo passo da compiere è la richiesta da parte di un numero di
elettori non inferiore all'1% degli aventi diritto (attualmente 195.721
persone) al Consiglio Nazionale Elettorale (CNE) di aprire la procedura del
referendum.
Una volta ricevuta la
richiesta e comprovata l'autenticità delle firme, il CNE apre la procedura; a
questo punto un numero di persone non inferiore al 20% degli elettori (circa 3,9
milioni) deve firmare la richiesta del referendum revocatorio. Ricevute queste
firme e comprovata l'autenticità il CNE fissa la data del referendum.
Per revocare il
mandato del presidente, così come di qualsiasi altro incarico elettivo, non è
sufficiente che la maggioranza degli elettori voti per la revoca, ma è
necessario che il numero a favore della revoca sia superiore al numero di voti
presi dal presidente durante la sua elezione. Maduro è stato eletto
con 7.587.579 voti, quindi per essere revocato l'opposizione deve prendere
almeno un voto in più di questa cifra.
L'opposizione sa che
non è facile e quindi non ha mai voluto realmente il referendum. Se lo avesse
voluto, lo avrebbe attivato il primo giorno utile (11 gennaio 2016), invece di
aspettare 4 mesi.
Non solo aspetta 4
mesi, ma quasi a voler rallentare le operazioni presenta circa due milioni di
firme, invece delle circa 200.000 necessarie; una volta ricevute le firme, il
CNE deve analizzarle tutte. Da questa analisi è risultato che un terzo erano
false, con oltre 10.000 firme di persone decedute da tempo e decine di migliaia
di firme false, incluse di minori, non aventi diritto al voto. Mentre il voto è
segreto, le firme sono pubbliche; al momento della pubblicazione di queste firme
è risultato che migliaia di persone hanno scoperto di essere tra i firmatari pur
non avendo mai firmato e quindi sono scattate denunce penali contro gli
organizzatori per falso in atto pubblico.
Tutto ciò non ha
comunque fermato il processo referendario. L'opposizione accusa il CNE di
rallentare le operazioni, ma in realtà sono i dirigenti della stessa opposizione
che non hanno mai voluto questo referendum perché temono di non riuscire a
vincerlo.
Tutto questo l'opposizione lo sa e sa anche
che per la via elettorale il gioco è praticamente chiuso. É il motivo per cui
non ha altra via che quella del caos, della violenza, del golpe.
Nota
06/09/2016
Adattamento dall' originale: http://www.italiasociale.net/alzozero16/az16-09-06.html
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