Un libro inchiesta per spiegare cosa si
nasconde dietro il falso mito dell'accoglienza. Da Mafia Capitale alla
Libia passando per Bruxelles
Francesco Maria Del Vigo
- Gio, 29/10/2015 - 08:14
Ipocrisia,
false speranze, disperazione e criminalità. Sono questi i mattoni con
cui è costruito l'incubo dei barconi e dell'invasione senza sosta.
«Immigrazione S.p.A» è un libro inchiesta che racconta la storia di due fenomeni di cronaca che per anni si sono incrociati sotterraneamente, fino a uscire allo scoperto solo negli ultimi mesi. È una storia di uomini, sfruttati da altri uomini.
C'è chi fugge da una terra martoriata dalla guerra, dalla fame e dalla malattia alla ricerca di un'oasi che molto probabilmente è un miraggio, una catapulta che lo proietta in un inferno di povertà, alienazione e delinquenza. Questi uomini incontrano altri uomini, che a questa domanda di fuga hanno risposto con un commercio. Di carne umana. Sono i tour operator della morte. I macellai della disperazione. Ma sono soltanto i primi che lucrano su questi disgraziati. Scafisti, criminali senza scrupoli. Moderni «Caronte» che traghettano nelle bolge dell'occidente masse di illusi. Al loro arrivo, sulle coste europee, ci sono altri uomini. Magari in giacca e cravatta, con l'amico in Parlamento e la fede saldamente inchiodata al mito sinistro dell'accoglienza. Ma sono criminali come quelli che glieli hanno portati in casa. Una mano lava l'altra. E magari c'è chi, nella stanza dei bottoni, col sorriso altruista di chi diffonde il verbo del multiculturalismo, fa leggi che spalancano le porte del nostro Paese a un mare di disperati. Che non abbiamo modo di accogliere.
Ma tutto fa brodo, nel business dell'accoglienza. Una categoria che non dovrebbe nemmeno esistere, ma con la quale invece dobbiamo fare in conti tutti i giorni, inciampando nelle conversazioni pornografiche di chi pensa che «gli immigrati rendano più del traffico di droga». Sono gli scandali delle cooperative rosse e bianche, e nel volume ce lo raccontano. Ed è sale sulla piaga di questa tragedia epocale, che cambierà per sempre il volto del nostro Continente.
In questo libro, con prefazione del direttore Alessandro Sallusti, otto firme del Giornale (Fausto Biloslavo e Valentina Raffa, Fabrizio de Feo, Massimo Malpica, Giuseppe Marino, Giovanni Masini, Gian Micalessin e Antonio Signorini) ripercorrono a 360 gradi la linea di saldatura di questo commercio, quella zona d'ombra scarsamente esplorata da chi non vuole intaccare il falso mito dell'accoglienza. Dalle carte della vergogna - le telefonate che hanno scoperchiato il vaso di Pandora sullo scandalo dei centri per migranti - a tutte le leggi che hanno reso possibile questa sistematica invasione. Se Roma ha subito proclamato la resa di fronte alle masse di immigrati – complici gli affari di chi sui profughi ci lucra – l'Europa ha sempre «tifato» per l'invasione. Assente, spesso colpevole e sempre disinteressata ai problemi dello Stivale, Bruxelles ha solo prodotto leggi inutili o, nella migliore delle ipotesi, fuori tempo massimo, quando oramai erano solo un pannicello caldo su una ferita in espansione. Di fatto trasformando il nostro Paese in una sala di attesa permanente per tutta la Ue. Ma l'inchiesta di «Immigrazione Spa» non si ferma solo a Roma e a Bruxelles, arriva anche ai confini delle nostre città e forse della nostra civiltà. Nelle terre di frontiera, da Ventimiglia a Calais. E poi, la Sicilia: il confine naturale d'Europa, abbandonato a se stesso, alla mercé di affaristi e scafisti. A un passo dalla Libia, la madre di tutti i flussi e di tutti i traffici. Il grande disastro diplomatico dell'Occidente. «Immigrazione S.p.A» arriva anche lì, nel far west della Libia post Gheddafi, dove comandano le bande e il traffico di esseri umani è il mercato più florido. Ovviamente verso l'Italia.
«Immigrazione S.p.A» è un libro inchiesta che racconta la storia di due fenomeni di cronaca che per anni si sono incrociati sotterraneamente, fino a uscire allo scoperto solo negli ultimi mesi. È una storia di uomini, sfruttati da altri uomini.
C'è chi fugge da una terra martoriata dalla guerra, dalla fame e dalla malattia alla ricerca di un'oasi che molto probabilmente è un miraggio, una catapulta che lo proietta in un inferno di povertà, alienazione e delinquenza. Questi uomini incontrano altri uomini, che a questa domanda di fuga hanno risposto con un commercio. Di carne umana. Sono i tour operator della morte. I macellai della disperazione. Ma sono soltanto i primi che lucrano su questi disgraziati. Scafisti, criminali senza scrupoli. Moderni «Caronte» che traghettano nelle bolge dell'occidente masse di illusi. Al loro arrivo, sulle coste europee, ci sono altri uomini. Magari in giacca e cravatta, con l'amico in Parlamento e la fede saldamente inchiodata al mito sinistro dell'accoglienza. Ma sono criminali come quelli che glieli hanno portati in casa. Una mano lava l'altra. E magari c'è chi, nella stanza dei bottoni, col sorriso altruista di chi diffonde il verbo del multiculturalismo, fa leggi che spalancano le porte del nostro Paese a un mare di disperati. Che non abbiamo modo di accogliere.
Ma tutto fa brodo, nel business dell'accoglienza. Una categoria che non dovrebbe nemmeno esistere, ma con la quale invece dobbiamo fare in conti tutti i giorni, inciampando nelle conversazioni pornografiche di chi pensa che «gli immigrati rendano più del traffico di droga». Sono gli scandali delle cooperative rosse e bianche, e nel volume ce lo raccontano. Ed è sale sulla piaga di questa tragedia epocale, che cambierà per sempre il volto del nostro Continente.
In questo libro, con prefazione del direttore Alessandro Sallusti, otto firme del Giornale (Fausto Biloslavo e Valentina Raffa, Fabrizio de Feo, Massimo Malpica, Giuseppe Marino, Giovanni Masini, Gian Micalessin e Antonio Signorini) ripercorrono a 360 gradi la linea di saldatura di questo commercio, quella zona d'ombra scarsamente esplorata da chi non vuole intaccare il falso mito dell'accoglienza. Dalle carte della vergogna - le telefonate che hanno scoperchiato il vaso di Pandora sullo scandalo dei centri per migranti - a tutte le leggi che hanno reso possibile questa sistematica invasione. Se Roma ha subito proclamato la resa di fronte alle masse di immigrati – complici gli affari di chi sui profughi ci lucra – l'Europa ha sempre «tifato» per l'invasione. Assente, spesso colpevole e sempre disinteressata ai problemi dello Stivale, Bruxelles ha solo prodotto leggi inutili o, nella migliore delle ipotesi, fuori tempo massimo, quando oramai erano solo un pannicello caldo su una ferita in espansione. Di fatto trasformando il nostro Paese in una sala di attesa permanente per tutta la Ue. Ma l'inchiesta di «Immigrazione Spa» non si ferma solo a Roma e a Bruxelles, arriva anche ai confini delle nostre città e forse della nostra civiltà. Nelle terre di frontiera, da Ventimiglia a Calais. E poi, la Sicilia: il confine naturale d'Europa, abbandonato a se stesso, alla mercé di affaristi e scafisti. A un passo dalla Libia, la madre di tutti i flussi e di tutti i traffici. Il grande disastro diplomatico dell'Occidente. «Immigrazione S.p.A» arriva anche lì, nel far west della Libia post Gheddafi, dove comandano le bande e il traffico di esseri umani è il mercato più florido. Ovviamente verso l'Italia.
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