sarebbe troppo vivere in un
paese che si chiami ancora Italia, ma dove i giornali online e i media
non aprano col Festival di Sanremo come prima notizia.
nell’alternativa di pigliarmi una
mezza settimana di ferie dal blog in attesa che passi l’;onda periodica
di questa specie di rincretinimento collettivo o scrivere un blog come
mi piacerebbe fossero i nostri giornali anche nei giorni festivalieri,
mi dedico da oggi in poi soltanto alla lettura della stampa tedesca e
intanto continuo a leggere del mondo quel che mi sembra importante e
vero.
e chissa` se devo chiedere scusa a qualcuno
. . .
John Bolton, consigliere per la
Sicurezza nazionale di Trump, ha annunciato la partenza di carovane di
aiuti umanitari per il Venezuela, preparate da Usaid, l’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale fondata da Kennedy nel 1961 per la lotta alla povertà globale.
l’USAID fornisce assistenza in più di 100 paesi tra Asia, Africa, Europa, America Latina; i suoi scopi dichiarati (li riporto da wikipedia) sono sufficienti per vederla agire in vari settori: prosperità
economica, rafforzamento della democrazia, protezione dei diritti
umani, sicurezza alimentare e sostenibilità ambientale, istruzione e
assistenza umanitaria in caso di disastri naturali o dovuti all’opera
umana, lotta alla mortalità infantile e delle madri partorienti, alla
povertà, alle diseguaglianza di genere.
insomma, un perfetto armamentario politically correct.
c’e` soltanto un piccolo
dettaglio: tra gli accompagnatori ci saranno anche militari venezuelani
esuli che si sono dichiarati con Guaidó; del resto gli Stati Uniti
considerano lui il legittimo presidente, e notoriamente tocca a loro
decidere chi sara` il presidente del Venezuela, non ai venezuelani.
senza volere mitizzare la figura
di quel presidente, morto ammazzato in un complotto della CIA, come
avveniva mezzo secolo fa, chissa` se sarebbe d’accordo a vederla usare
cosi`.
. . .
nel caso del Venezuela, come da
informazioni riportate dal Foglio, ci sarebbero tre punti di ingresso
nel paese per il cosiddetto aiuto internazionale.
fatemi sottolineare quanto sia
importante la copertura internazionale (senza esagerare con la parola:
per internazionale qui intendiamo semplicemente un gruppo abbastanza
numeroso di paesi asserviti agli Stati Uniti e a Trump, da far definire
internazionale l’intervento americano) visto che l’Assemblea Generale
dell’Onu riconosce in quello di Maduro il governo legittimo del paese.
. . .
cosi` le spedizioni umanitarie
americane – ed e` inutile mettere le virgolette, tanto oramai e`
accertato che e` umanitario invadere un paese e portarci la guerra –
entreranno in Venezuela da Cúcuta in Colombia, da Roraima in Brasile, e
da un’isola dei Caraibi, Aruba o Curaçao, che sono tuttora colonie
olandesi.
L’aiuto sarebbe destinato a circa 300 mila persone: malati di cancro, bisognosi di dialisi, altri affetti da malattie gravi,
comunque perfetti per la parte dei bisognosi di soccorso; per loro
arriverebbero medici, materiale chirurgico, medicine, generi alimentari.
tutto bellissimo, no? l’America
che si mobilita per salvare il Venezuela dalla fame e dalle malattie che
lei stessa gli ha procurato con l’embargo…
. . .
Maduro ha già detto ovviamente
che questo “aiuto” (sto citando dal Foglio, filo-interventista, e le
virgolette ce le aggiungo io) non lo vuole e ha nominato un “protettore dello stato di Táchira” contro questo rischio di invasione dal confine colombiano
– e qui devo togliere nella mia citazione le virgolette che Il Foglio
mette attorno alla parola invasione, come l’aureolina attono alla
testolina di un santo.
sara` Freddy Bernal, un leader del chavismo, ex poliziotto che ha una certa popolarità.
. . .
Ma Bernal o chi per lui si troverà di
fronte a questo scenario: se Maduro dà l’ordine di sparare e i militari
obbediscono, determina il perfetto casus belli per fare la fine di
Noriega o Saddam; se invece i militari gli disobbediscono, si innesca la
rivolta che pone fine comunque al suo regime; ma se decide di lasciar passare le “brigate”, l’invasione umanitaria comincera` e Maduro verrebbe travolto comunque.
e` ben pensata no?
. . .
il Venezuela sara` il nuovo Vietnam?
perfetto, comunque, per la rielezione di Trump…: chi cambiera` mai il presidente di uno stato in guerra?
anche Johnson, il vice-presidente
che fu protagonista del complotto per ammazzare il presidente Kennedy,
apri` la guerra col Vietnam in grande nell’estate del 1964, inventandosi
l’incidente del Tonchino, un falso attacco della flotta
nord-vietnamita, e fu rietto alla grande…
poi pero` perse la presidenza al giro dopo e l’America la guerra…
. . .
spero ancora che si riesca ad
impedire questo scenario in Venezuela 55 anni dopo il Vietnam, ma – lo
ammetto – e` soprattutto l’ottimismo della volonta`, anche se Russia,
Iran, Cina e Vaticano nel mondo contano qualcosa.
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