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venerdì 15 febbraio 2019

USAID: e adesso arrivano gli aiuti umanitari in Venezuela

sarebbe troppo vivere in un paese che si chiami ancora Italia, ma dove i giornali online e i media non aprano col Festival di Sanremo come prima notizia.
nell’alternativa di pigliarmi una mezza settimana di ferie dal blog in attesa che passi l’;onda periodica di questa specie di rincretinimento collettivo o scrivere un blog come mi piacerebbe fossero i nostri giornali anche nei giorni festivalieri, mi dedico da oggi in poi soltanto alla lettura della stampa tedesca e intanto continuo a leggere del mondo quel che mi sembra importante e vero.
e chissa` se devo chiedere scusa a qualcuno

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John Bolton, consigliere per la Sicurezza nazionale di Trump, ha annunciato la partenza di carovane di aiuti umanitari per il Venezuela, preparate da Usaid, l’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale fondata da Kennedy nel 1961 per la lotta alla povertà globale.
l’USAID fornisce assistenza in più di 100 paesi tra Asia, Africa, Europa, America Latina; i suoi scopi dichiarati (li riporto da wikipedia) sono sufficienti per vederla agire in vari settori: prosperità economica, rafforzamento della democrazia, protezione dei diritti umani, sicurezza alimentare e sostenibilità ambientale, istruzione e assistenza umanitaria in caso di disastri naturali o dovuti all’opera umana, lotta alla mortalità infantile e delle madri partorienti, alla povertà, alle diseguaglianza di genere.
insomma, un perfetto armamentario politically correct.
c’e` soltanto un piccolo dettaglio: tra gli accompagnatori ci saranno anche militari venezuelani esuli che si sono dichiarati con Guaidó; del resto gli Stati Uniti considerano lui il legittimo presidente, e notoriamente tocca a loro decidere chi sara` il presidente del Venezuela, non ai venezuelani.
senza volere mitizzare la figura di quel presidente, morto ammazzato in un complotto della CIA, come avveniva mezzo secolo fa, chissa` se sarebbe d’accordo a vederla usare cosi`.
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nel caso del Venezuela, come da informazioni riportate dal Foglio,  ci sarebbero tre punti di ingresso nel paese per il cosiddetto aiuto internazionale.
fatemi sottolineare quanto sia importante la copertura internazionale (senza esagerare con la parola: per internazionale qui intendiamo semplicemente un gruppo abbastanza numeroso di paesi asserviti agli Stati Uniti e a Trump, da far definire internazionale l’intervento americano) visto che l’Assemblea Generale dell’Onu riconosce in quello di Maduro il governo legittimo del paese.
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cosi` le spedizioni umanitarie americane – ed e` inutile mettere le virgolette, tanto oramai e` accertato che e` umanitario invadere un paese e portarci la guerra – entreranno in Venezuela da Cúcuta in Colombia, da Roraima in Brasile, e da un’isola dei Caraibi, Aruba o Curaçao, che sono tuttora colonie olandesi.
L’aiuto sarebbe destinato a circa 300 mila persone: malati di cancro, bisognosi di dialisi, altri affetti da malattie gravi, comunque perfetti per la parte dei bisognosi di soccorso; per loro arriverebbero medici, materiale chirurgico, medicine, generi alimentari.
tutto bellissimo, no? l’America che si mobilita per salvare il Venezuela dalla fame e dalle malattie che lei stessa gli ha procurato con l’embargo…
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Maduro ha già detto ovviamente che questo “aiuto” (sto citando dal Foglio, filo-interventista, e le virgolette ce le aggiungo io) non lo vuole e ha nominato un “protettore dello stato di Táchira” contro questo rischio di invasione dal confine colombiano – e qui devo togliere nella mia citazione le virgolette che Il Foglio mette attorno alla parola invasione, come l’aureolina attono alla testolina di un santo.
sara` Freddy Bernal, un leader del chavismo, ex poliziotto che ha una certa popolarità.
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Ma Bernal o chi per lui si troverà di fronte a questo scenario: se Maduro dà l’ordine di sparare e i militari obbediscono, determina il perfetto casus belli per fare la fine di Noriega o Saddam; se invece i militari gli disobbediscono, si innesca la rivolta che pone fine comunque al suo regime; ma se decide di lasciar passare le “brigate”, l’invasione umanitaria comincera` e Maduro verrebbe travolto comunque.
e` ben pensata no?
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il Venezuela sara` il nuovo Vietnam?
perfetto, comunque, per la rielezione di Trump: chi cambiera` mai il presidente di uno stato in guerra?
anche Johnson, il vice-presidente che fu protagonista del complotto per ammazzare il presidente Kennedy, apri` la guerra col Vietnam in grande nell’estate del 1964, inventandosi l’incidente del Tonchino, un falso attacco della flotta nord-vietnamita, e fu rietto alla grande… 
poi pero` perse la presidenza al giro dopo e l’America la guerra…
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spero ancora che si riesca ad impedire questo scenario in Venezuela 55 anni dopo il Vietnam, ma – lo ammetto – e` soprattutto l’ottimismo della volonta`, anche se Russia, Iran, Cina e Vaticano nel mondo contano qualcosa.

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