di Luciano Fuschini, 1 ottobre 2015
Il Renzi newyorchese ha dato il meglio della sua effervescenza mediatica.
Ha detto addirittura cose apparentemente lodevoli sulle questioni
internazionali. Ha fatto del giusto sarcasmo sulle iniziative aggressive
della Francia in Siria, iniziative che fra l’altro contraddicono la
posizione di Merkel conciliante verso Assad e sono fatte in totale
autonomia dalle istituzioni dell’UE, scavalcando ancora una volta la
povera Mogherini: quelle della Francia sono “iniziative-spot”. Ha
opportunamente richiamato il precedente disastroso della Libia, dove
l’interventismo occidentale ha dato la stura a un vortice di fanatismi e
tribalismi.
Tutto bene allora? Abbiamo un capo di governo illuminato e
coraggioso, uno che la canta chiara a chi di dovere? Purtroppo non è
così.
Il veleno sta nella coda del suo ragionamento. Perché l’intervento in
Libia è stato disastroso, come lo sarebbe quello in Siria? Perché dopo
aver abbattuto il ""tiranno"" , l’Occidente ha lasciato il Paese a sé stesso,
senza preoccuparsi del dopo. Dunque, l’errore è stato nel non essere
stati colonialisti fino in fondo.
Bisognava restare in Libia, imporre l’ordine attraverso un
governatorato delle potenze NATO oppure attraverso un governo fantoccio
protetto dalle armi coloniali, eventualmente ritirandoci a pacificazione
avvenuta, cioè mai.
Le apparentemente coraggiose e sensate esternazioni di Renzi non sono
altro che l’eco ripetitivo della formuletta su cui tutti i portavoce
del potere ripiegano dopo i disastri recenti: l’errore non è stato
abbattere governi al prezzo di milioni fra morti, feriti, mutilati,
profughi; l’errore è stato andare via prematuramente dall’Iraq, non
avere imposto un dopo-Gheddafi, non avere le idee chiare sul dopo-Assad,
prospettare l’uscita dall’Afghanistan. L’errore è il non comportarsi da colonialisti conseguenti. Ecco la sostanza delle dichiarazioni di Renzi.
Il Nostro è tanto poco illuminato da non aver compreso che la
distruzione di Stati e nazioni senza ricomporli in un nuovo assetto, non
è stato un errore. È stata una scelta deliberata, la Strategia del
Caos. Distruggere Afghanistan, Iraq, Siria e Libia significava poter
saccheggiare le loro risorse, installarvi basi per minacciare Iran, Cina
e Russia, i veri nemici dell’Impero di Occidente; soprattutto, era un
grande favore fatto a Israele, liberato dalla minaccia di scomodi
vicini, magari nella prospettiva di ricostruire il Tempio nella spianata
delle moschee di Gerusalemme, senza provocare una guerra con Stati
arabi ormai frammentati e impotenti.
La Strategia del Caos sembra vincente ma già se ne intravedono le crepe.
L’uomo, animale che vive in branco, non tollera a lungo di trovarsi
nell’anarchia, ha bisogno di ordine e di una guida che lo garantisca.
Dal disordine sicuramente emergerà un qualche nuovo potere, non
necessariamente quello che vorrebbero gli aggressori.
La Russia, che era stata estromessa da tutto il Medio Oriente, vi sta
tornando a vele spiegate. Massicciamente schierata in Siria, ha stretto
col governo sciita iracheno un patto di collaborazione che vincola
anche Iran e Siria in una sorta di quadruplice intesa in funzione
anti-califfato. Un passo importantissimo che nessuno poteva prevedere
fino a pochissimi anni fa, quando si pensava che il governo iracheno
fosse soltanto un fantoccio degli USA.
Intanto la Strategia del Caos è fallita in Egitto, dove un governo
militare fin troppo forte e spregiudicato nell’uso della repressione,
sta instaurando ottimi rapporti con la Russia.
Uno scenario complesso e pericoloso, molto diverso da quello
prospettato da chi ha aggredito quei popoli, uno scenario che conferma
la legge infallibile dell’eterogenesi dei fini.
Senza dirlo apertamente, forse Merkel lo ha compreso, Renzi e Hollande no.
Pazienza, ognuno si tiene i governanti che ha.
Preso da: http://www.ilribelle.com/la-voce-del-ribelle/2015/10/1/geopolitica-il-caos-di-renzi-sulla-strategia-del-caos.html
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