(Il Mattino) – Ieri (18 settembre) Tripoli è stata teatro di uno scontro armato tra un gruppo facente capo allo Stato Islamico (IS) e una forza del Ministero degli Interni del Governo di Salvezza Nazionale, il governo internazionalmente non riconosciuto che controlla la capitale. Gli scontri sono avvenuti all’interno della base aerea di Mitiga, pochi chilometri ad est dal centro della capitale, e sono stati preceduti da una forte esplosione che ha aperto una breccia nel muro di cinta dell’aeroporto. Sembra comunque che questi disordini non abbiano influito sul traffico aereo della base, che ospita anche una prigione, uno dei sette carceri illegali di Tripoli, prigioni improvvisate sotto il controllo delle milizie che garantiscono la sicurezza nella capitale.
Notizie contrastanti
Lo Stato Islamico nella Provincia di Tripoli, una delle tre wilayat
(provincia) proclamate dall’organizzazione terroristica in Libia, ha
già rivendicato l’attacco attraverso i social network pubblicando la
foto di quattro suoi combattenti, asserendo che si tratta degli
esecutori del raid contro la prigione gestita dalla Forza “Rada”
(Deterrenza) all’interno della base aerea di Mitiga. Lo stesso Stato
Islamico ha affermato che lo scopo degli attentatori era liberare i
prigionieri islamici sottoposti a torture all’interno del carcere.
Secondo il comunicato pubblicato sul social network Facebook dalla Forza
“Rada”, “gli aggressori hanno tentato di liberare un gruppo di
prigionieri arrestati per terrorismo, cui hanno consegnato armi e
granate”. Il portavoce della Forza ha dichiarato che la milizia ha
ripreso il totale controllo della prigione dopo aver ucciso gli
assalitori, confermando che tre membri della milizia di Abdel Raouf Kara
sono stati uccisi negli scontri e asserendo che ci sono sei cadaveri
non identificati, cinque appartenenti agli aggressori. Varie fonti
mediatiche libiche riportano che gli attentatori uccisi al termine degli
scontri siano invece sei, sette o addirittura otto. Ciò porta a
supporre, tenendo in considerazione il comunicato di rivendicazione
dell’IS, che tra questi corpi non identificati vi siano anche i
prigionieri liberati dai miliziani dello Stato Islamico.
Motivazioni contrastanti
Anche i possibili motivi dietro
l’attacco sono oggetto di speculazione. Secondo il quotidiano libico in
lingua inglese “Libya Herald”, un’ipotesi è che lo squadrone dell’IS
fosse intenzionato a liberare i compagni detenuti nella prigione di
Mitiga, che secondo vari report avrebbe una capacità di 400 detenuti.
Secondo un’altra ipotesi, lo scopo dell’IS era quello di dimostrare di
essere in grado di colpire un luogo importante della capitale
controllato da una delle figure chiave di Tripoli, Abdel Raouf Kara,
comandante delle forze “Rada”. Un’ultima ipotesi ventilata dal Libya
Herald è che l’IS volesse indebolire Abdelhakim Belhadj, ex comandante
del Gruppo islamico combattente libico (LIFG in inglese), considerato
come una delle più potenti personalità della capitale.
Disordini a Tripoli
L’attentato e i conseguenti scontri
nella base aerea di Mitiga rappresentano, almeno finora, il culmine di
una situazione di crescente tensione di cui Tripoli è teatro fin dal
giorno prima, quando un gruppo di persone ha preso d’assalto la sede del
Parlamento di Tripoli, noto come Congresso Nazionale Generale (CNG).
Anche le notizie su tale assalto sono contrastanti: secondo alcune fonti
mediatiche locali, non si è trattato di un vero e proprio attacco, ma
di un gruppo di uomini e donne entrati nella sede del CNG per chiedere
chiarimenti sulla bozza di accordo politico consegnata dal capo della
missione ONU in Libia (UNSMIL), Bernardino León. Altre fonti parlano di
un assalto guidato da alcuni uomini armati, che avrebbero aperto il
fuoco all’interno della Camera, mentre un deputato del CNG ha dichiarato
alle emittenti televisive locali che l’incursione è avvenuta con
l’assenso del Presidente del Congresso, Nuri Abusahmain. Altre fonti
libiche affermano che l’assalto era guidato da alcuni membri del CNG
allo scopo di impedire la ratifica della bozza consegnata da León.
A poco meno di un giorno dalla scadenza
imposta da León al CNG e al Parlamento di Tobruk, espressione politica
del governo libico internazionalmente riconosciuto, per approvare la
bozza di accordo politico con le modifiche richieste dal Congresso di
Tripoli, in Libia si assiste a una crescente tensione politica e di
sicurezza, dal momento che dall’approvazione dell’accordo dipende il
futuro della Libia – e non solo. Mentre gran parte del CNG sarebbe
propensa ad accettare la bozza con gli emendamenti richiesti, il suo
leader, Nuri Abusahmain, ed altri esponenti del Congresso ribadiscono
che non saranno soddisfatti finché non verrà riconosciuta la sentenza
della Corte suprema libica che sancisce lo scioglimento del Parlamento
di Tobruk. Ieri León ha annunciato che il Parlamento ha approvato la
bozza emendata, aggiungendo di attendere l’arrivo della delegazione del
CNG a Skhirate, la città marocchina dove si svolgono i negoziati
sponsorizzati dall’ONU per porre fine alla crisi libica.
Alla luce dello stallo delle trattative
politiche in Libia, e le crescenti tensioni nella regione mediorientale,
l’ipotesi di un intervento militare anti-ISIS in territorio libico,
condotto da una coalizione araba e/o da alcuni paesi europei, con
probabile beneplacito dell’ONU, si fa sempre più concreta.
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