Giuseppe Paccione, 18 ottobre 2015
L’organo principale delle Nazioni Unite, id est il Consiglio
di Sicurezza, deputato al mantenimento della pace e della sicurezza
internazionale, ha adottato qualche giorno fa la risoluzione n.°
2240/2005/S, che autorizza l’ispezione e il sequestro delle imbarcazioni
che potranno essere distrutti, sospettati di essere utilizzati per il
traffico illecito dei migranti o per la tratta di esseri umani al largo
delle coste libiche. Tenuto conto del fatto che il dibattimento è stato
tenuto per alcuni mesi al fine di superare le contraddizioni di alcuni
Stati membri del Consiglio di Sicurezza. Questa risoluzione è stata
adottata all’unanimità con la sola astensione del Venezuela (seduta S/PV.7531).
Inizialmente, la bozza era stata resa non operativa per il rifiuto del
governo libico di dare il proprio assenso all’azione di forze marittime
europee impegnate nell’operazione EUNAVFOR MED (operazione di
gestione militare della crisi per smantellare il modello di business
delle reti del traffico e della tratta di esseri umani nel Mediterraneo
centromeridionale – Decisione(PESC) 2015/778 del Consiglio dell’Unione
Europea). Gli Stati membri dell’UE avevano sperato che tale adozione
fosse stata adottata prima della riunione del Consiglio europeo,
avvenuto il 26 settembre 2015. Gli ostacoli sono stati superati dopo
l’invio di una lettera del governo " legittimo" di Tobruk, riconosciuto
dalla comunità internazionale, al Consiglio di Sicurezza. Le prospettive
di costituzione di un governo d’unità nazionale hanno avuto senza
dubbio in effetto positivo. Mentre alla vigilia del voto i risultati
sembravano ancora incerti.
Quali che siano le ragioni avanzate per giustificare le reticenze
alla bozza di risoluzione, queste ultime si spiegano dalla singolarità
della richiesta formulata dagli Stati membri dell’UE. Questi ultimi non
si accontenterebbero di una mera risoluzione ordinaria del Consiglio di
Sicurezza che non sarebbe di alcuna utilità, ma reclamerebbero
l’applicazione del Capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite. Tanto è
vero che essi chiedevano di essere autorizzati nell’adottare delle
misure che sarebbe normalmente non conformi al diritto internazionale.
L’azione del Consiglio di Sicurezza, in base al Capitolo VII della
Carta, conseguentemente, non aveva altro scopo che quello di validare
delle deroghe al diritto internazionale.
Ma i migranti che tentano di attraversare il mare Mediterraneo non
costituiscono una minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale. Le
condizioni, in cui questi passaggi sono organizzati, non sono di certo
conformi alle esigenze della sicurezza marittima, ma è la sicurezza dei
migranti che viene compromessa e non quelle dei terzi. Ciò non
rappresenta tanto il carattere dell’attività illecita dei trafficanti di
esseri umani che motiva la richiesta di autorizzazione indirizzata al
Consiglio di Sicurezza, e il pericolo che presenta questa prassi per la
vita umana. È arduo non pensare che accanto a questa preoccupazione di
ordine umanitario, gli Stati europei perseguitino in particolar modo
l’obiettivo di bloccare l’esodo verso le loro coste. L’approccio è
legittimo anche se arduo da ammettere le popolazioni africane se si
tratta di meri migranti, ma fare ricorso ad azioni coercitive per
fermare il flusso di rifugiati sarebbe da considerare inaccettabile. In
definitiva, è solo la situazione in Libia che possa giustificare il
ricorso al Capitolo VII della Carta. Ma il problema dei migranti non è
che incidentale rispetto alla situazione in Libia, anche se la
risoluzione evidenzia che esacerba le tensioni.
La prassi del Consiglio di Sicurezza continua ad evolversi nella
direzione di integrare talune forme di criminalità transnazionale nella
valutazione della minaccia alla pace e alla sicurezza internazionali.
Eppure il Consiglio di Sicurezza non si è mai discostato da questa
direzione. Per dare avvio ad una missione di polizia internazionale
contro i trafficanti, gli Stati dell’UE hanno ottenuto due esorbitanti
prerogative. In primis, le navi da guerra potranno ispezionare e
procedere all’arresto di persone a bordo senza l’autorizzazione dello
Stato di bandiera; in secundis, le imbarcazioni utilizzate dai trafficanti potranno essere distrutte.
È chiaro che il Capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite serve
per prevenire le molteplici contestazioni circa la legittimità
dell’azione coercitiva armata ossia dell’impiego della forza che la
risoluzione copre un manto di immunità, che, questa volta, l’organo,
responsabile del mantenimento della pace e della sicurezza, non copre. Dicitur che
tenuto conto di quanto stabilisce la risoluzione, non sarà semplice, ad
esempio, distruggere le imbarcazioni nel caso in cui si dovessero
presentare delle contestazioni. Infine ha accolto con favore la
pressione che è stata esercitata sui cittadini europei e il quadro
rigoroso che è stato imposto su di loro. E ‘così forte la tentazione di
equiparare i due Protocolli alla Convenzione di Palermo, tra il traffico
e la tratta di esseri umani.
Il semplice porre in pericolo la vita di altri non caratterizza il
traffico. La massima priorità deve naturalmente essere data alla
sicurezza dei migranti e di rispetto dei loro diritti. Si dovrebbe
rinunciare al consenso dello Stato di bandiera per intervenire, nel
momento in cui era incapace di farlo. La meticolosa stesura ha
consentito di spogliare l’operazione Sofia dalle ambiguità
che essa pareva celare. Tale operazione navale dell’UE, contro i
trafficanti di esseri umani nel Mediterraneo, sarà in grado di procedere
alla ricerca, al sequestro e al disincentivo delle imbarcazioni
sospettate di essere utilizzate per il contrabbando o il traffico umano
in alto mare, in linea con il diritto internazionale.
L’UE ha ottenuto quello che voleva già da tempo, ma ci si chiede a
quale prezzo? Per il momento si può solo intervenire nelle acque
internazionali. L’operazione Sofia, se non dovesse
ottenere l’assenso della Libia di intervenire nel loro mare
territoriale e di lanciare operazioni di forze speciali per trarre in
arresto a terra i responsabili importanti di traffico di esseri umani,
rischierebbe, senza alcun dubbio, di essere compromessa. Ben inteso che
l’operazione contro i trafficanti dovrebbe avere conseguenze di tipo
giudiziario, di cui l’Italia si farà carico di portare in tribunale i
sospettati di traffico di migranti.
Preso da: http://formiche.net/2015/10/18/ecco-lintervento-europeo-il-traffico-migranti-libia/
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