28 agosto 2018 Marco Bertolini
Carri armati a Tripoli (LaPresse)
Il numero dei morti è incerto, si è
parlato di otto civili e diversi feriti, ma la situazione è
incandescente. Ieri mezzi corazzati delle truppe fedeli a Serraj sono
scesi nelle strade di Tripoli mentre pezzi di artiglieria pesante
venivano dispiegati a posti di blocco tra la zona a sudest dell'ex
capitale libica e il campo di Yarmouk a sud. Milizie non precisate hanno
infatti cercato di attaccare il centro cittadino. "La situazione al
momento è fluida" ci ha detto in questa intervista il generale Marco
Bertolini "ed è difficile dire chi abbia fatto cosa e per quale motivo".
Sicuramente, ha aggiunto, Serraj è in forte difficoltà, e il piano di
elezioni nazionali previste a dicembre dal presidente francese Macron
potrebbe essere uno dei motivi di questa nuova instabilità".
Che cosa e chi ha
scatenato i nuovi incidenti a Tripoli? Le elezioni volute da Macron per
il prossimo dicembre potrebbero essere la motivazione?
Le elezioni potrebbero essere
uno degli elementi di questa nuova instabilità. Di qui a dicembre
potremo assistere ad altre situazioni analoghe. I vari competitor
potrebbero cercare di presentarsi in posizione di forza rispetto agli
altri in modo da trasformare in suffragi elettorali il loro vantaggio
militare.
Chi, in particolare?
Va detto che Tripoli è in una
situazione a frattura prestabilita a prescindere dalle elezioni. Serraj
governa il centro città protetto da milizie a lui fedeli mentre nei
sobborghi ci sono milizie di Misurata che hanno in comune con lui solo
la comune opposizione ad Haftar e che invece sono collegate ai Fratelli
musulmani. Ieri una milizia che era fedele a Serraj si sarebbe unita
alle forze di Misurata, operando un cambiamento di fronte.
Che cosa sta succedendo secondo lei?
Gli scontri sono avvenuti in
particolare a sud di Tripoli, nella zona dove c'era il vecchio aeroporto
distrutto ai tempi della guerra contro Gheddafi e dove si trova la
settima brigata che faceva capo al predecessore di Serraj. Siamo in una
fase molto fluida in cui è difficile capire chi abbia fatto cosa e per
quale motivo, ma una cosa è certa. Che Tripoli fosse a rischio
instabilità si sapeva da tempo, c'è la presenza di milizie diverse che
sono tenute insieme solo dalla comune opposizione ad Haftar, mentre i
Fratelli musulmani operano da dietro, per far cadere Serraj.
Macron sembra giocare su
più tavoli, dichiarando di essere dalla parte dell'Italia a proposito
dell'indifferenza europea sui migranti mentre in Libia si muove in modo
autonomo. E' così?
Se vogliamo usare una
terminologia un po' forte possiamo dire che Macron e l'Italia in Libia
sono su due fronti avversi. Macron appoggia Haftar, noi Serraj pur
mantenendo dei contatti con Haftar, cosa che è assolutamente
necessaria.
Che conseguenze può portare all'Italia una escalation a Tripoli?
Ne può derivare il rafforzamento
di uno o dell'altro paese nell’area e a Macron il fatto che Serraj sia
in difficoltà può far comodo anche nell'ottica della contrapposizione
con l'Italia. Ma da qui a dire che stia soffiando sul fuoco non lo
sappiamo, sinceramente allo stato attuale mi sentirei di escludere
dietrologie. Piuttosto sottolineerei la fragilità dell'area di Tripoli e
quindi la fragilità di Serraj, che è un presidente dimezzato in termini
politici.
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