29 agosto 2018.
Il famoso blogger ed esperto di smascheramento di bufale David Puente ha
portato alla luce una verità clamorosa in merito alle tanto discusse
foto e video relative alle torture che i migranti libici subirebbero in
cosiddetti lager nei quali vengono rinchiusi. Oggi molti giornali, primo
fra tutti l’Avvenire e Repubblica. Quest’ultimo ieri titolava: “Libia, torture ai migranti. I terribili video che il Papa ha voluto vedere: “Ecco che succede a chi è rimandato indietro”. E il giorno prima Avvenire proponeva le stesse foto con questo titolo: “Migranti. «Riportarli indietro? Pensateci bene». I filmati che il Papa ha voluto vedere“.
Oggi David Puente spiega l’origine di quelle foto: “Veniamo alla foto dove tre uomini vengono appesi per i piedi a una finestra:
Questa foto venne usata già in passato, come possiamo vedere nell’articolo di Europa.today.it del 26 novembre 2017. In un articolo del sito Tori.ng del 25 ottobre 2017 viene attribuita a tre delinquenti catturati e torturati prima di essere consegnati alla polizia.
Per quanto riguarda l’immagine dell’uomo legato con una corda:
Si tratta in realtà di una foto risalente a novembre 2017. David Puente ha cercato l’autore di questa foto, ma non si trova. Nessuno sa chi l’abbia fatta.
David Puente conclude: “Bisogna stare attenti a cosa si pubblica e a
cosa viene fornito alle autorità, che sia un politico o meno, perché
questo potrebbe amplificare il tutto e creare un danno ben maggiore per
tutti (nessuno escluso)”.
L’Avvenire ha risposto spiegando di aver sbagliato ad usare due foto
effettivamente non inerenti ai video ricevuti, ma ha confermato di avere
in mano video che ritraggono le torture nei lager libici e rigetta
fermamente le accuse di aver prodotto una fake news. “Nel creare la
didascalia delle foto abbiamo erroneamente scritto che erano frame
tratti dai filmati. Invece si tratta di foto, anche queste consegnate da
alcuni richiedenti asilo. Cosa di cui ovviamente ci scusiamo. Ma i
filmati esistono, sono drammatici e sono stati consegnati alla
magistratura inquirente. Ed è di questi che parla il nostro articolo.”
scrive Avvenire.
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