Eccoci qui.
La giostra ricomincia il suo giro.
Strateghi, benpensanti, editorialisti coi fiocchi e guru comunicativi pensavano davvero che questa volta fosse fatta!? Il
piano Minniti-Gentiloni certo è un po’ duro, ma ci voleva. Una vera
svolta capace di far vedere alle destre che la sinistra moderna è in
grado di unire sicurezza, diplomazia e quel goccio di etica umanitaria
che alla destra non appartiene. Sbarchi
ridotti dell’80%. Serraj, la nuova Libia democratica, che stringe mani a
tutti. Taxi del mare eliminati. ONG buone pronte a curare le ferite e
corridoi umanitari di povere donne e bambini la vigilia di Natale. Che sospiro di sollievo.
E invece...
Aiuto.
In questo delirio da luglio a ieri
tutti si rilassavano, che per fortuna di sta roba complicata che fa solo
paura alla gente possiamo non occuparcene più. Così la campagna
elettorale si può farla solo sui veri interessi degli italiani: il
lavoro, le pensioni, i giovani. Come se questi “veri” interessi non
c'entrassero nulla con le dinamiche di economia e politica globale, che
spingono i migranti sulle nostre coste. Silenzio, che è meglio. Tutti,
senza distinzioni. LeU compresa. Nessun deputato, nessuno, ha pensato di
fare ciò che era naturale fare: una missione parlamentare in Libia per
controllare cosa gli accordi miracolosi stavano producendo.
Tutti zitti.
Fino a ieri.
850 arrivi in un giorno. La nave
Aquarius (una delle due navi umanitarie rimaste ad operare nel
Mediterraneo, sempre sotto coordinamento della Guardia Costiera
italiana) porta in Italia 850 persone. Quelle che è riuscita a
salvare.Perché la Guardia Costiera libica, quella formata da noi,
sparava per impedirle di prenderli. E tra questi 850 ci sono decine di
libici, anche.
Oddio la Libia non regge.
Ma perché sti libici non rispettano i
nostri accordi che erano tanto belli? Vedi che bisognava tenere
Gheddafi? Che a lui piacevano le donnine come al Cavalierie, ma almeno
era bravo.
Fino a ieri Repubblica (nella persona di Gianluca Di Feo) scrive così:
L’Italia, grazie all’azione
coordinata tra il premier Gentiloni e il ministro Minniti, nel corso del
2017 ha raccolto risultati importanti, contribuendo al dialogo tra le
fazioni e creando i presupposti per una diversa gestione
dell’immigrazione, tra interventi repressivi, rimpatri nei paesi
d’origine e un progressivo inserimento sul campo delle ong.
Rispondo sinteticamente punto per punto.
1. Dialogo tra le fazioni:
abbiamo finanziato le diverse fazioni perché accettassero il governo
fantoccio di Serraj e perché non facessero partire i migranti,
garantendo loro che se li potevano tenere nei loro mercati di schiavi:
questo ha aumentato scontro tra le fazioni, come, ad esempio, spiegava il New York Times o come dimostra la guerra di Sabratha scattata poco dopo l’attuazione dell’accordo.
2. Una diversa gestione dell’immigrazione:
nulla di diverso dai respingimenti di Berlusconi-Maroni condannati
dalla Corte Europea nel 2012 (e da tutto il centro sinistra italiano ed
europeo, all’epoca scandalizzato dalla disumanità del Cavaliere), se non
la furbata di farli fare ai libici, che altro non sono che miliziani
addestrati da noi a cui abbiamo regalato le nostre barche e un bel po’
di milioni da investire in armi e fondi off shore maltesi e svizzeri
(per capirci è come affidare i vigili urbani di Roma alla Banda della
Magliana…oddio, ma forse abbiamo fatto anche questo?!?!). Una volta
respinti i migranti vengono destinati ai campi di internamento gestiti
dalle milizie stesse, dove sono torturati, violentati e venduti. Circa
20mila migranti sono stati respinti. 167 fatti uscire dai campi con i
corridoi natalizi. Cosa c’è di nuovo?
3. Interventi repressivi: su questo Repubblcia ha ragione ed è la parte che interessa di più al PD per dimostrare di non essere da meno degli altri.
4. Rimpatri: li chiamano
rimpatri volontari. Sono questa cosa qui: “Ciao, sono un funzionario
europeo con minimo 6-7 mila euro di stipendio mensile, i miei paesi ti
respingono e ti lasciano nelle mani delle milizie che ti stanno
stuprando in questo cesso di campo puzzolente. Se vuoi ti do 1000 euro e
torni a casa volontariamente.” Bello no?
5. Progressivo inserimento sul campo delle ONG:
la definizione è gentile perché dice “sul campo”, non “nei campi”,
perché probabilmente sa che “nei campi” veri non ci possono entrare, se
non in pochissimi e sotto preciso controllo, e soprattutto perché
l’inserimento delle ONG (pagate con le briciole dell’operazione -
l’accordo costa circa 4-500 milioni di euro, alle ONG ne vanno massimo
5) non cambia di una virgola la definizione dei campi stessi, che
rimangono di detenzione, privi di alcun controllo democratico,
devastanti nella loro funzione ed esistenza. Mercati di schiavi. Tutto
ciò non solo i giornalisti sarebbero tenuti a saperlo (perché ci sono
loro colleghi bravissimi che lo raccontano rischiando la pelle in viaggi
veri di inchiesta, come ad esempio questi di Francesca Mannocchi del 9 e del 17 agosto scorsi,
mentre tutti festeggiavano la riduzione degli sbarchi), ma avrebbero
dovuto avere il coraggio di spiegarlo già da anni, aiutando Minniti a
evitare di ripetere gli stessi errori commessi in passato, errori che
inevitabilmente producono poi la rottura degli accordi stessi e la
nascita della “nuova emergenza migranti”. Ma poi non serve nemmeno
leggere le inchieste vere sulla Libia per capirlo: se la base
dell’accordo prevede di dare milioni a libici che devono tenersi i
migranti, cosa faranno i libici per avere altri milioni? Mi ha risposto
benissimo uno studente di 15 anni a Genova durante un dibattito a
scuola: “Facile, li tengo per un po’, mi prendo i soldi dall’Italia, poi
mi faccio pagare da loro per farli partire e poi di nuovo dal governo
per farli fermare. E’ una figata!” (se non vi fidate del ragazzo di
Genova, anche Al Jazeera lo spiega bene in questo articolo)
D’altronde il meccanismo,
istintivamente intuito dal giovane italianissimo, era ampiamente
documentabile anche andando ad intervistare i migranti che intanto in
questi mesi sono arrivati lo stesso (di meno fino a novembre, ma già da
dicembre in aumento): erano loro a raccontare che stavano arrivando dopo
essere stati respinti e poi rivenduti (leggete ad esempio questa testimonianza raccolta da Sos Mediterannee nella
nave Acquarius) Allora immaginatevi le milizie di Sirte o di
Garabulli, che pare abbiano avuto meno soldi di quelle di Misurata,
Sabratha e altre. Si trovano a cena e cosa si dicono? “Ehi, ma come,
quelli lì prendono milioni dall’Europa e possono farli partire lo
stesso? Allora anche noi. Facciamone partire tanti, mettiamoci dentro
anche i libici. Vedrai che sballo!” (Sono parole mie, ma non così
diverse da quelle reali che potete leggere qui).
E hanno ragione: perché pare che chiunque vinca le prossime elezioni la
ricetta sia la stessa, anzi sia una rincorsa a chi la fa più dura e
intransigente. Io carico gli aerei e li spediscono tutti a casa, io
mando i paracadutisti nel deserto, io faccio un muro lungo tutto il
deserto, io compro un satellite che li arresta tutti e li spedisce
nell’universo!
Ci rendiamo conto? Stiamo assistendo
ad una gara tra chi è più cattivo a fare una cosa che da anni e anni
sappiamo non funzionare. A una gara a chi è più bravo a finanziare chi
può minacciarci. A una gara a chi è più forte nel consegnare migliaia di
esseri umani a gestori privati di mercati di schiavi dove vige la legge
della tortura e della violenza.
Continuiamo così. Facciamoci del male. Come diceva qualcuno.
Oppure cambiamo.
Come?
Beh, siamo anche una po’ stanchi di doverlo ripetere.
Trovate tante proposte in tanti dossier di tante organizzazioni e di tanti movimenti internazionali.
Una sintesi la trovate qui in diverse lingue:
Ma c’è anche molto altro in giro, basta usare la rete non per sfogarsi, ma per studiare.
Serve il coraggio politico di
applicare le alternative, senza rincorrere la legge di chi ce l’ha più
duro, che nella storia d’Europa è una legge molto molto pericolosa.
Questo coraggio pare mancare alla classe politica europea. Forse è il caso di iniziare a farglielo venire.
Che dite?
Nessun commento:
Posta un commento