15 febbraio 2018
George Soros,
ispirandosi alla filosofia di Karl Popper, persegue la mondializzazione
coatta e la messa sotto tutela, o più esattamente sotto condizione,
degli affari interni degli Stati, il tutto per poi speculare a danno
della loro economia.
Mediante organizzazioni quali Otpor (Отпор) e la Open Society Foundation ha contribuito alla balcanizzazione della Jugoslavia, mediante il sostegno,
in Serbia, a quelle frange socialdemocratiche sovversive che, nel giro
di due anni, dal 1998, fecero cadere Slobodan Milośević e gli
garantirono le partecipazioni nelle miniere di Trpca nel nuovo Kosovo
criminalmente costruito su base etnica.
Nel 2003
si impegnò per la realizzazione della rivoluzione “delle rose” in
Georgia, e nel 2004 a quella “arancione” in Ucraina, antipasto di
Euromaidan, epigoni delle famigerate “rivoluzioni colorate”.
Obiettivo? Creare una catena di circoscrizione nei confronti della
Russia a vantaggio dell’unipolarismo occidentale e in violazione degli
accordi Reagan-Gorbačëv.
In
Indonesia e in Malesia è stato accusato dai governi locali di
speculazione sulle monete. La Francia lo ha costretto a pagare una multa
di 2,1 miliardi di dollari per insider training. Appellatosi alla Corte
Europea dei diritti dell’uomo, la condanna è stata confermata. Nel
1992, dopo un attacco speculativo che svalutò la lira del 30%, guadagnò più di due miliardi di dollari.
Da noi, come “ringraziamento”, invece di un mandato di cattura ha ricevuto, quattro anni più tardi, la laurea honoris causa
all’Università di Bologna, consegnatagli direttamente da Romano Prodi.
Solo una come Emma Bonino vede, in lui, un benefattore vittima di una
propaganda malevola da parte di Viktor Orban e Vladimir Putin. Ma si sa,
quando si è un cliente non si può parlar male del padrone.
(di Davide Pellegrino)
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