22 gennaio 2018
I gruppi fondamentali della sinistra di tipo politico-elettorale
hanno cessato da tempo di rappresentare, sia pure contraddittoriamente,
un punto di vista di conflitto e di emancipazione (più avanti ne verrà
specificato il momento di passaggio), per adottare invece un punto di
vista di aperta integrazione politico-culturale e di gestione
sistemica. E allora perché si continua a feticizzare la dicotomia
destra-sinistra ben oltre la congiuntura storica in cui questa
dicotomia coglieva effettivamente elementi reali di contrapposizione?
(…) Abbandonare la dicotomia destra-sinistra equivale per molti alla
caduta nella più completa insensatezza ed irrilevanza. Il mondo sociale
apparirebbe un caos senza nessun principio di comprensione e di
collocazione possibile. E dunque ognuno cerca come può di difendere la
propria identità personale e la propria appartenenza collettiva. E, come
se non bastasse, pur di tenere in piedi questa dicotomia (integralmente
storica e politica), si cerca di trasformarla in una manifestazione di
una più profonda opposizione di tipo categoriale e metafisico
(Eguaglianza-Disuguaglianza, Progresso-Conservazione).
Ma, soprattutto sono le elezioni a richiedere la permanenza di questa
dicotomia. Da tempo ormai, il campo elettorale non è più un vero e
proprio luogo di rappresentanza di interessi economici e sociali, ma è
una protesi artificiale di apparente pluralismo che nasconde in realtà
il dominio assoluto di una feroce oligarchia finanziaria, radicata in
alcuni Stati imperialisti. Per favore non pensate subito agli Stati
Uniti! Si tratta allora di predisporre, ad ogni scadenza elettorale, due
imbuti in cui convogliare schede anonime di individui privati di vera
sovranità sulla loro vita e sul loro futuro, ma che abbiano l’illusione
di scontrarsi per giganteschi sistemi di valori morali contrapposti.
Giancarlo Paciello
Fonte
Preso da: https://byebyeunclesam.wordpress.com/2018/01/22/una-protesi-artificiale-di-apparente-pluralismo/
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