20 febbraio 2018
Fra i suoi innumerevoli crimini impuniti,
l'operazione della Nato in appoggio a gruppi armati antigovernativi in
Libia nel 2011 può annoverare una pulizia etnica in piena regola.
Durante quei mesi di bombardamenti, le
milizie islamiste della città di Misurata uccisero diversi abitanti
della vicina Tawergha, la città dei libici di pelle nera, diedero fuoco
alle case e spinsero alla fuga bambini, donne, uomini, anziani. Circa
40mila persone. L'accusa? "Erano dalla parte del governo di Gheddafi".
I più fortunati riuscirono a riparare in
Tunisia o in Egitto. Gli altri da anni sopravvivono in alloggi di
fortuna: capannoni, tende nei parchi pubblici, ma anche baracche in aree
desertiche. Sette anni passati invano, come ha appena denunciato
l'incaricata dell'Onu per gli sfollati, la filippina Cecilia
Jimenez-Damary, dopo una visita in Libia.
Le condizioni dei cittadini di Tawergha
sono terribili da tutti i punti di vista e gli aiuti internazionali agli
sfollati possono appena alleviarle.
Due uomini sono morti nelle tende per via delle temperature notturne vicine allo zero.
Il ritorno a casa dei deportati continua a
essere bloccato dalle milizie di Misurata e dalle complici autorità
locali dell'area, malgrado un accordo approvato dasl governo di unità
nazionale. Il quale si dimostra del tutto inerte.
Niente sembra scalfire l'impunità legale della NATO e dei terroristi ai quali fece da forza aerea.
Per non parlare dell'impunità
politico-morale di chi riuscì a chiamare "rivoluzionari", "bravi padri
di famiglia", "partigiani" quei gruppi armati razzisti ed estremisti.
Adesso c'è il silenzio.
Marinella Correggia
Preso da: http://www.sibialiria.org/wordpress/?p=3498
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