Da Ninco Nanco Blog
Una delle ultime interviste a Gheddafi, 2011.
Laurent Valdiguié , Journal du Dimanche
(traduzione di Daniela Maggioni) riportata sul Corriere.it 2 nel Marzo 2011.
TRIPOLI – Qual è la situazione oggi?
«Vede… Sono qui…».
Cosa succede?
«Tutti hanno sentito parlare di Al Qaeda nel Maghreb islamico. In
Libia c’erano cellule dormienti. Quando è esplosa la confusione in
Tunisia e in Egitto, si è voluto approfittare della situazione e Al
Qaeda ha dato istruzioni alle cellule dormienti affinché tornassero a
galla. I membri di queste cellule hanno attaccato caserme e
commissariati per prendere le armi. E’ successo a Bengasi e a Al-Baida,
dove si è sparato. Vi sono stati morti da una parte e dall’altra. Hanno
preso le armi, terrorizzando la gente di Bengasi che oggi non può uscir
di casa e ha paura».
Da dove vengono queste cellule di Al Qaeda?
«I leader vengono dall’Iraq, dall’Afghanistan o anche dall’Algeria. E
dal carcere di Guantanamo sono stati rilasciati alcuni prigionieri».
Come possono convincere i giovani di Bengasi a seguirli?
«I giovani non conoscevano Al Qaeda. Ma i membri delle cellule
forniscono loro pastiglie allucinogene, vengono ogni giorno a parlare
con loro fornendo anche denaro. Oggi i giovani hanno preso gusto a
quelle pastiglie e pensano che i mitra siano una sorta di fuoco
d’artificio».
Pensa che tutto questo sia pianificato?
«Sì, molto. Purtroppo, gli eventi sono stati presentati all’estero in
modo molto diverso. E’ stato detto che si sparava su manifestanti
tranquilli… ma la gente di Al Qaeda non organizza manifestazioni! Non ci
sono state manifestazioni in Libia! E nessuno ha sparato sui
manifestanti! Ciò non ha niente a che vedere con quanto è successo in
Tunisia o in Egitto! Qui, gli unici manifestanti sono quelli che
sostengono la Jamahiriya».
Quando ha visto cadere, in poche settimane, i regimi di Tunisia e Egitto, non si è preoccupato?
«No, perché? La nostra situazione è molto diversa. Qui il potere è in
mano al popolo. Io non ho potere, al contrario di Ben Ali o Mubarak.
Sono solo un referente per il popolo. Oggi noi fronteggiamo Al Qaeda,
siamo i soli a farlo, e nessuno vuole aiutarci».
Quali opzioni le si offrono?
«Le autorità militari mi dicono che è possibile accerchiare i
gruppuscoli per lasciare che si dileguino e per portarli pian piano allo
sfinimento. Questa è gente che sgozza le persone. Che ha tirato fuori i
prigionieri dalle carceri, distribuendo loro le armi, perché andassero a
saccheggiare le case, a violentare le donne, ad attaccare le famiglie.
Gli abitanti di Bengasi hanno cominciato a telefonare per chiederci di
bombardare quella gente».
Le inchieste delle organizzazioni umanitarie parlano di 6.000 morti. Contesta questa cifra?
(Risata). «Le porto un esempio. C’è un villaggio abitato da
meno di mille persone, compreso il segretario del comitato popolare. E’
stato detto che lui era in fuga verso l’estero. Invece, era qui, con me,
sotto la mia tenda! E’ stato detto che c’erano stati 3.000 morti in
questo villaggio che ne conta 1.000, e resta un luogo tranquillo, dove
la gente non guarda nemmeno la tv».
Il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha preso una risoluzione contro la Libia…
«Non è competente per gli affari interni di un Paese. Se vuole
immischiarsi, che invii una commissione d’inchiesta. Io sono favorevole».
Dal 1969 lei ha conosciuto 8 presidenti americani. L’ultimo, Barack Obama, dice che lei deve «andarsene» e lasciare il Paese…
«Che io lasci cosa? Dove vuole che vada?».
La Cirenaica è una regione dove lei ha sempre avuto dei
detrattori. Non c’è richiesta di una più grande autonomia, di
federalismo?
«E’ una regione poco popolata, che rappresenta il 25% della
popolazione. Nel piano attuale, le abbiamo accordato 22 miliardi di
dollari di investimenti. E’ una regione della Libia un po’ viziata».
Cosa si aspetta oggi?
«Che Paesi come la Francia si mettano al più presto a capo della
commissione d’inchiesta, che blocchino la risoluzione dell’Onu al
Consiglio di sicurezza e che facciano interrompere gli interventi
esterni nella regione di Bengasi».
Quali interventi?
«So che esistono contatti semi-ufficiali, dei britannici o di altri
europei, con personaggi di Bengasi. Abbiamo bloccato un elicottero
olandese atterrato in Libia senza autorizzazione».
I piloti sono vostri prigionieri?
«Sì, ed è normale».
A sentir lei, tutto va bene».
«Il regime qui in Libia va bene. E’ stabile. Cerco di farmi capire:
se si minaccia, se si cerca di destabilizzare, si arriverà alla
confusione, a Bin Laden, a gruppuscoli armati. Migliaia di persone
invaderanno l’Europa dalla Libia. Bin Laden verrà ad installarsi nel
Nord Africa e lascerà il mullah Omar in Afghanistan e in Pakistan.
Avrete Bin Laden alle porte».
Lei agita lo spettro della minaccia islamica…
«Ma è la realtà! In Tunisia e in Egitto c’è il vuoto politico. Gli
estremisti islamici già possono passare di lì. Ci sarà una jihad di
fronte a voi, nel Mediterraneo. La Sesta Flotta americana sarà
attaccata, si compiranno atti di pirateria qui, a 50 chilometri dalle
vostre frontiere. Si tornerà ai tempi di Barbarossa, dei pirati, degli
Ottomani che imponevano riscatti sulle navi. Sarà una crisi mondiale,
una catastrofe che dal Pakistan si estenderà fino al Nord Africa. Non lo
consentirò!».
Lei sembra pensare che il tempo giochi in suo favore…
«Sì, perché il popolo è frastornato per quel che accade. Ma voglio
farle capire che la situazione è grave per tutto l’Occidente e tutto il
Mediterraneo. Come possono, i dirigenti europei, non capirlo? Il rischio
che il terrorismo si estenda su scala planetaria è evidente».
Alle democrazie non piacciono i regimi che sparano sulla propria popolazione…
«Non ho mai sparato sulla mia gente! E voi non credete che da anni il
regime algerino combatte l’estremismo islamico facendo uso della forza!
Non credete che gli israeliani bombardano Gaza e fanno vittime fra i
civili a causa dei gruppi armati che si trovano lì? Non sapete che in
Afghanistan o in Iraq l’esercito americano provoca regolarmente vittime
fra i civili? Qui in Libia non abbiamo sparato su nessuno. Sfido la
comunità internazionale a dimostrare il contrario».
Gli americani minacciano di bloccare i suoi beni bancari…
«Quali beni? Sfido chiunque a dimostrare che io possegga un solo
dinaro! Questo blocco dei beni è un atto di pirateria, fra l’altro
imposto sul denaro dello Stato libico. Vogliono rubare denaro allo Stato
libico e mentono dicendo che si tratta di denaro della Guida! Anche in
questo caso, che ci sia un’inchiesta, affinché sia dimostrato a chi
appartengono quei soldi. Quanto a me, sono tranquillo. Posseggo solo
questa tenda».
Da Ninco Nanco Blog
Preso da: http://www.complottisti.com/gheddafi-2011-la-scelta-e-tra-me-o-al-qaeda-e-leuropa-tornera-ai-tempi-del-barbarossa/
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