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sabato 21 ottobre 2017

Sedici anni di guerra in Afghanistan sono costati all’Italia 1,3 milioni di euro al giorno.

Secondo l’Osservatorio Milex il conflitto è costato all’Italia complessivamente 7,5 miliardi di euro. I risultati? “A parte un lieve calo del tasso di analfabetismo e un modestissimo miglioramento della condizione femminile il paese è in condizioni disperate”. E i talebani controllano ancora molte aree.
La partecipazione alla Guerra in Afghanistan è costata all’Italia sette miliardi e mezzo di euro in 16 anni, cioè 1,3 milioni di euro al giorno.  A riferirlo Osservatorio Milex sulle spese militari italiane, che ha stilato un bilancio del conflitto iniziato il 7 ottobre 2001, a poche settimane dalla attentato alle Torri Gemelle di New York. Presentata come una “guerra lampo contro il terrorismo”, la missione è ad oggi la più lunga e onerosa della storia italiana ed è, soprattutto, ancora in corso.

I costi sostenuti dall’Italia nella Guerra in Afghanistan sono i più alti della nostra storia

Secondo il dossier Afghanistan, sedici anni dopo la guerra è costata complessivamente 900 miliardi di dollari: 28mila dollari per ogni cittadino afgano (che ha un reddito medio di 600 dollari l’anno). Secondo Milex, il costo sostenuto dall’Italia a partire dal novembre 2001  in tutte le missioni (Enduring Freedom fino al 2006, ISAF fino 2014, Resolute Support dal 2015) è di 6,3 miliardi di euro, cioè più di un milione di euro al giorno in media. A questo costo – spiega il dossier – “va aggiunto l’esborso di 360 milioni a sostegno delle forze armate afgane (120 milioni l’anno a partire dal 2015) e circa 900 milioni di spese aggiuntive relative al trasporto truppe, mezzi e materiali da e per l’Italia, alla costruzione di basi e altre infrastrutture militari in teatro, al supporto operativo della Task Force Air (Emirati, Qatar e Bahrein) e degli ufficiali di collegamento distaccati presso Comando Centrale USA di Tampa, Florida, al supporto d’intelligence degli agenti AISE, della protezione attiva e passiva delle basi, al supporto sanitario del personale della Croce Rossa Italiana, alla protezione delle sedi diplomatiche nazionali e alle attività umanitarie militari strumentali (CIMIC, classificate all’estero, con più realismo, come Psy Ops, cioè guerra psicologica: aiuti in cambio di informazioni). Si arriva così a oltre 7,5 miliardi, a fronte di 260 milioni investiti in iniziative di cooperazione civile”.
In Afghanistan 35mila vittime civili
In termini di vite umane il conflitto ha causato 140mila vittime afgane, e tra queste ben 35mila sono civili. Tremilacinquecento sono invece stati i soldati occidentali deceduti in combattimento, 53 dei quali italiani. Morti anche almeno 1.700 contractor di varie nazionalità e oltre 300 cooperanti. Dati impressionanti, al fronte dei quali sarebbe lecito attendersi importanti progressi nelle condizioni del paese. Invece, spiega il report, “a parte un lieve calo del tasso di analfabetismo (dal 68% del 2001 al 62% di oggi) e un modestissimo miglioramento della condizione femminile (limitato alle aree urbane maggiori), attribuibili al lavoro delle organizzazioni internazionali e delle ONG, l’Afganistan ha ancora oggi il tasso più elevato al mondo di mortalità infantile (su mille nati, 113 decessi entro il primo anno di vita ), tra le più basse aspettative di vita del pianeta (51 anni, terzultimo prima di Ciad e Guinea Bissau ) ed è ancora uno 22 dei Paesi più poveri del mondo (207° su 230 per ricchezza procapite ). Politicamente, il regime integralista islamico afgano (fondato sulla sharìa e guidato da ex signori della guerra dell’Alleanza del Nord espressione della minoranza tagica) è tra i più inefficienti e corrotti al mondo ed è lontanissimo dallo standard minimo di una Stato di diritto democratico: censura, repressione del dissenso e tortura sono la norma”.
Fonte: Fanpage




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