di Vanessa Tomassini –
Più volte il rappresentante speciale della missione delle Nazioni
Unite in Libia, Ghassan Salamè, ha precisato che dalla stabilità libica
dipende la sicurezza dell’Europa e dell’occidente. Il caos libico ha
costituito l’ambiente ideale per il proliferare della galassia
jihadista, sia nella preparazione di attentati terroristici sia per il
suo finanziamento. Poche ore fa l’ufficio del procuratore generale
libico ha diffuso in una conferenza stampa congiunta con il direttore
del bureau investigativo, generale Saddiq, i risultati delle indagini su
criminali e miliziani delle cellule terroristiche attive in Libia e i
loro movimenti all’interno del continente africano.
Le
diapositive prodotte dagli inquirenti dimostrano che i seguaci di Ansar
al-Sharia erano un gruppo di un predicatore islamista in Libia e gran
parte dei finanziamenti dell’organizzazione provenivano dallo Stato
libico. All’organizzazione di Daesh in Sabrata si sono aggiunti
combattenti provenienti dalla Tunisia, più di mille elementi, invece
fedeli a diverse organizzazioni terroristiche e ricercati dalla
giustizia, sono stati chiamati in Turchia, Siria ed Iraq. Le indagini
hanno scoperto siti di sepoltura di egiziani copti torturati dietro
l’Hotel al-Mahary, in Sirte.
Le
forze di sicurezza hanno rivelato che l’organizzazione dell’attentato
all’ambasciata Usa, nel settembre 2012, e l’uccisione dell’ambasciatore
americano Chris Stevens è da imputarsi ad alcuni seguaci di Ansar
al-Sharia ed al-Zahawi, ritenuti responsabili dell’operazione. al-Sharia
è un’organizzazione terroristica legata ad al-Qaeda, nata in Libia nel
2011, che è diventata operativa dal giugno dello stesso anno
dell’attentato al consolato Usa nei pressi di Bengasi. Tra i suoi
fondatori si ricordano Khalid al-Madani, Muḥammad al-Zahwi, ucciso dai
miliziani del generale Khalifa Haftar.
Gli
uomini di Saddiq hanno registrato circa 800 memorie di quasi 200
operazioni terroristiche in Libia, inoltre quasi 200 elementi sono stati
identificati come autori di bombardamenti ed assassinii, in svariate
città libiche. Il procuratore ha assicurato che tutti gli indagati
saranno condotti al processo.
Il bureau di investigazioni ha dimostrato la responsabilità di Daesh
nell’assassinio dell’ex procuratore generale Abdul Aziz al-Husadi, in
quello di Frayha al-Barqawi, di Hasan al-Dura’i, dello sceicco Mohammed
bin Othman e del comandante della cosiddetta cabina di regia anti Stato
Islamico di Sabratha, Hasan Kamuka. Le diapositive presentate oggi in
conferenza stampa, di cui pubblichiamo una parte, dimostrano i movimenti
di alcuni jihadisti in Egitto e in Tunisia.
Il
procuratore ha spiegato che Daesh si è finanziato in Libia con rapine
ad istituti finanziari e con il rapimento di imprenditori e stranieri.
Ha poi aggiunto che Bilal al-Masri, sceicco che finanzia la Jihad in
Siria, è stato ufficiale di Giustizia e di mediazione, mentre Abu Amer
al-Jazrawi, un saudita che vissuto a Tripoli e a Sirte, è responsabile
di tutti gli assassinii nella regione occidentale ed è stato ucciso a
Sirte dagli agenti di sicurezza.
L’Ufficio
del procuratore generale ha aggiunto che anche un mauritaniano, autore
materiale di operazioni contro l’esercito algerino e appartenente ad una
cellula di Hamas, è stato arrestato a Sabrata. Gli inquirenti sono
entrati in possesso di oltre 700 corpi stordenti, come pure di bombe e
kalashnikov nelle strutture fortificate di Sirte. Infine le autorità
hanno reso noto l’arresto di una cellula del movimento palestinese di
Hamas, presente inizialmente a Bengasi poi trasferita a Tripoli.
Il procuratore capo libico, al-Sadiq al-Sour, ha anche rivelato
l’arresto di un uomo che partecipò alla decapitazione di 21 cristiani
egiziani perpetrata nel febbraio 2015 a Sirte, in Libia, insieme al
cameramen che riprese l’orrore.
Abbiamo analizzato il materiale con il professor Marco Lombardi,
direttore di ITSTIME (Italian Team for Security, Terroristic Issues
& Managing Emergencies), centro di ricerca del dipartimento di
Sociologia dell’Università Cattolica. L’analista senior ci ha spiegato
che “la Libia è una questione sempre più spinosa, dove ci si deve
guardare sia dai nemici, sia dagli amici.” “La posta in palio – ha
aggiunto – è enorme e i partner europei competono tra loro. In questo
quadro tutti ci marciano, a cominciare dai libici che con un colpo al
cerchio e uno alla botte massimizzano le loro alleanze. Anche le
dichiarazioni di oggi io le colloco in questo enorme contesto di
incertezza: senza evidenze le parole restano parole”.
Ma avverte: “attenzione, non significa che esse non possano essere
micidiali. La situazione deve essere affrontata con la consapevolezza
del ‘tradimento’ quotidiano e, dunque, alla luce del solo interesse
nazionale. Per ogni attore coinvolto”.
Preso da: http://www.notiziegeopolitiche.net/esclusiva-gli-investigatori-svelano-origine-ed-evoluzione-di-isis-e-al-qaeda-in-libia/
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