L'Aula della Camera ha dato il via libera alla
risoluzione di maggioranza sulla missione navale di supporto della Guardia costiera libica,
decisa la scorsa settimana dal Consiglio dei ministri. Un chiaro
esempio di neo colonialismo per fini elettorali, che ha per obiettivo
quello di ridurre, se possibile a zero, i flussi nel Mediterraneo
centrale, sostenendo una delle parti che oggi si contendono il
territorio (e quindi anche i porti, la guardia costiera e il mare entro
le acque territoriali) in Libia.
Se l'operazione riesce, il nostro governo potrà cantare vittoria e dire di aver fatto
come con la Turchia:
chiuso l'ultimo canale d'accesso i richiedenti asilo non arriveranno
più in Italia, non si potranno più mettere in salvo. Vittoria!
La
missione è presentata come un'operazione di contrasto all'immigrazione
illegale e quindi ai trafficanti/scafisti. Ma sulle barche ci sono i
migranti oramai da molti mesi e nessun trafficante. Ci si dimentica che
qualsiasi rifugiato, prima di poter chiedere asilo, deve poter accedere
alla procedura e quindi alla frontiera. Questo
dice la legge,
oltre che la nostra Costituzione. In pratica quindi si tratta di
un'operazione di contrasto al diritto d'asilo, come lo è stato l'accordo
con Erdogan.
Sostenendo
solo il governo di Serraj
peraltro, con il ricorso a navi militari, si darà la possibilità agli
altri che si contendono il controllo della Libia, di usare la presenza
degli italiani, per screditare l'avversario sul piano internazionale.
Sono meccanismi noti che in altri scenari hanno prodotto anche
conseguenze tragiche e che non contribuiranno certo a stabilizzare il
conflitto libico.
In
che modo le imbarcazioni con a bordo potenziali richiedenti asilo
verranno rimandate verso le coste libiche con la complicità del nostro
Paese, senza che questo si configuri come un respingimento illegittimo,
per il quale
l'Italia è già stata condannata dalla Cedu nel ben noto caso Hirsi?
E
dove andrebbero a finire i migranti respinti verso la Libia,
considerato che al momento non c'è alcun centro gestito da Unhcr e Oim,
ma solo centri di detenzione gestiti dalle milizie che controllano il
territorio? Centri dove, come è noto, vengono perpetrate le peggiori
violenze e torture.
Questa operazione è sostenuta in parte con fondi europei (
46 milioni annunciati di fondi fiduciari)
per la cooperazione e in parte con fondi italiani, anche se non è
ancora chiara la proporzione e la provenienza esatta di queste risorse
nazionali.
Ancora
una volta si commette un illecito utilizzando risorse per l'aiuto allo
sviluppo in chiave anti immigrazione, ricorrendo addirittura all'uso di
navi militari.
Questo mentre l'operazione di divisione delle organizzazioni umanitarie attraverso il
Codice per le Ong
diminuirà l'operatività di quelle che non hanno firmato e le
allontanerà dalla zona delle acque territoriali libiche. Per farlo il
nostro governo ricorre anche a un atteggiamento esplicitamente
intimidatorio.
In
questo modo, nel caso più che probabile che la guardia costiera di quel
Paese non rispetti i diritti umani e in particolare nel caso in cui
venga violato il principio di non respingimento, non ci saranno occhi
indiscreti a denunciarlo.
Preso da:
http://www.huffingtonpost.it/filippo-miraglia/la-missione-navale-in-libia-e-un-chiaro-esempio-di-neocolonialis_a_23062906/
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