In Libia una solida filiera di complicità
criminale. La tortura di massa praticata da svariati aguzzini: bande e
organizzazioni criminali, milizie armate e anche coloro che dovrebbero
rappresentare quello Stato che ha firmato gli accordi con l’Italia,
ossia poliziotti e militari. La compra e vendita di migranti per 200-500
dollari vede in primo piano dei fedelissimi del premier Sarraj.
Un dossier dell’Onu inviato le scorse settimane al Consiglio di Sicurezza e depositato presso le varie Cancellerie svela i responsabili del traffico illecito divenuto un grande mercato e business sulla pelle dei migranti in Libia. Il dossier indica decine di nomi che scottano. Come quello di Fathi al-Far, comandante della brigata al-Nasr, alleato forte del premier Serraj, riconosciuto dalla comunità internazionale. L’ex colonnello dell’esercito di Gheddafi che “ha aperto un centro di detenzione a Zawiyah”, sulla costa occidentale, a metà strada tra Tripoli e Zuara. Secondo il rapporto il centro è usato per ”vendere i migranti ai contrabbandieri” sotto gli occhi dei fedelissimi di Sarraj.
Non è un caso che sempre a Zawiyah, il capo della Libyan Petroleum Facilities Guard, milizia che dovrebbe proteggere i siti di estrazione dell’oro nero, “risulta coinvolto nell’approvvigionamento di carburante per i trafficanti”. E’ Mohamed Koshlaf che fattura milioni di dollari stipando in alcune raffinerie i migranti, all’occorrenza costretti ai lavori forzati nei pozzi, da rivendere poi agli scafisti. Suo fratello, Walid, si occupa invece degli aspetti finanziari. Nei loro affari i Koshlaf possono contare su Abd al-Rahman Milad che è il capo della Guardia costiera di Zawiyah, ritenuto “un importante collaboratore di Koshlaf nel settore del combustibile”. Si tratta di uno degli uomini che con le sue motovedette dovrebbe occuparsi del contrasto agli scafisti e che ha ricevuto l’ordine di tenere alla larga le Ong dalle acque libiche, riappropriandosi dell’area di ricerca e soccorso che fu stabilita all’epoca di Gheddafi e che si estende per quasi dieci volte rispetto ai 22 chilometri delle acque territoriali. I suoi militari sono sospettati dall’Onu di avere sparato il 17 agosto 2016, in acque internazionali, contro una nave di Medici senza frontiere. Per la verità gli alleati di Sarraj talvolta sono entrati in conflitto con i trafficanti, ma non per mettere in salvo i profughi. Nel 2016 e nel 2017 si sono ripetuti violenti scontri a Zawiya, dove “gruppi concorrenti catturano regolarmente i migranti per sottrarli ai loro rivali, spesso provocando morte e lesioni gravi ai numerosi stranieri”. Lo stesso starebbe accadendo in mare, con i 'soccorsi' della Guardia costiera libica, che in realtà avrebbero lo scopo di “rassicurare l’opinione pubblica internazionale e nello stesso momento sottrarre migranti alla concorrenza, riportandoli nei centri di detenzione dove verranno rivenduti ad altri scafisti”.
Il sito di imbarco principale sarebbe nel complesso turistico di Sabrata, un’area fortemente controllata dal governo riconosciuto.
Uno degli episodi più controversi risale alla fine del 2016, quando mezzi europei dell’operazione Eunavfor Med, impegnati in un pattugliamento anti-scafisti abbordarono il peschereccio libico 'Luffy'. L’equipaggio disse che le persone a bordo non erano migranti, ma miliziani fedeli a Serraj, perciò furono lasciati andare. Sotto coperta c’erano diverse armi leggere e alcuni mortai. L’inchiesta Onu ha accertato che la 'Luffy' è di proprietà di un ufficiale della Guardia costiera e membro del Consiglio militare di Misurata, alleato di Serraj.
Link: www.avvenire.it (13 agosto 2017)
Preso da: http://www.welfarenetwork.it/pianeta-migranti-libia-campo-di-sterminio-e-mercato-di-migranti-20170818/
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