20 OTTOBRE 2011 – 20 OTTOBRE 2019 – Per NON dimenticare
“Il Colonnello Gheddafi e’ stato il piu’ grande combattente per la liberta’ dei popoli, del nostro tempo”. Nelson Mandela, un uomo che di liberta’…se ne intendeva!
Le sue ULTIME VOLONTA'
In nome di Dio clemente e misericordioso“Questa è la mia volontà.
Io, Muammar bin Mohammad bin Abdussalam bi Humayd bin Abu Manyar bin
Humayd bin Nayil al Fuhsi Gaddafi, giuro che non c’è altro Dio che Allah
e che Maometto è il suo profeta, la pace sia con lui. Mi impegno a
morire come un musulmano.
Se dovessi essere ucciso, vorrei:
Non essere lavato alla
mia morte ed essere interrato secondo il rito islamico ed i suoi
insegnamenti, con i vestiti che portavo al momento della mia morte.
Essere sepolto nel cimitero di Sirte, a fianco della mia Famiglia e
della mia Tribù. Vorrei che la mia famiglia, soprattutto donne e
bambini, fossero trattati bene dopo la mia morte. Vorrei che il Popolo
Libico salvaguardi la propria identità, le sue realizzazioni, la sua
storia e l’immagine onorevole dei suoi antenati e dei suoi eroi, e che
non sia intaccato nell’essenza di Uomini Liberi.
Il popolo libico non
dovrebbe dimenticare i sacrifici delle persone libere e migliori. Invito
i miei sostenitori a continuare la resistenza, e a combattere qualsiasi
aggressore straniero della Libia, oggi, domani e sempre.
I popoli liberi del
mondo devono sapere che avremmo potuto contrattare e svendere la nostra
causa in cambio di una vita personale sicura e agiata. Abbiamo ricevuto
molte offerte in questo senso, ma abbiamo scelto di essere al nostro
posto, al fronte a combattere, come simboli del dovere e dell’onore.
Anche se noi non vinceremo oggi, offriremo una lezione alle generazioni
future perche’ esse possano vincere domani, perchè la scelta di
proteggere la nazione è un onore e la sua svendita sarebbe il più grande
tradimento, che la storia ricorderebbe per sempre.
Che sia trasmesso il
mio saluto ad ogni membro della mia famiglia ed ai fedeli della
Jamahiriya, nonché ai fedeli che ovunque nel mondo ci hanno sostenuti
con il loro cuore.
Che la pace sia con voi tutti.
Mouammar El Kadhafi
Sirte, 17/10/2011
- ( da BBC ) -
Muammar Gheddafi, Leader della Rivoluzione: un testamento storico e politico
“ In nome di Allah, il Benevolo, il Misericordioso ...
Per 40 anni, o
magari di più, non ricordo, ho fatto tutto il possibile per dare alla
gente case, ospedali, scuole, e quando aveva fame, gli ho dato da
mangiare convertendo anche il deserto di Bengasi in terra coltivata.
Ho resistito agli attacchi di quel cowboy
di nome Reagan, anche quando uccise mia figlia, orfana adottata, mentre
in realtà cercando di uccidere me, tolse la vita a quella povera
ragazza innocente.
Successivamente aiutai
i miei fratelli e le mie sorelle d’Africa soccorrendo economicamente
l'Unione africana, ho fatto tutto quello che potevo per aiutare la gente
a capire il concetto di vera democrazia in cui i Comitati Popolari
guidavano il nostro paese; ma non era mai abbastanza, qualcuno me lo
disse, tra loro persino alcuni che possedevano case con dieci camere,
nuovi vestiti e mobili, non erano mai soddisfatti, così egoisti che
volevano di più, dicendo agli statunitensi e ad altri visitatori che
avevano bisogno di "democrazia" e "libertà", senza rendersi conto che
era un sistema crudele, dove il cane più grande mangia gli altri.
Ma quelle
parole piacevano, e non si resero mai conto che negli Stati Uniti, non
c’erano medicine gratuite, né ospedali gratuiti, nessun alloggio
gratuito, nè l’istruzione gratuita o pasti gratuiti, tranne quando le
persone devono chiedere l'elemosina formando lunghe file per ottenere un
zuppa; no, non era importante quello che facevo, per alcuni non era mai
abbastanza.
Altri invece, sapevano
che ero il figlio di Gamal Abdel Nasser, l'unico vero leader arabo e
musulmano che abbiamo avuto dai tempi di Saladino, che rivendicò il
Canale di Suez per il suo popolo come io rivendicai la Libia per il mio;
sono stati i suoi passi quelli che ho provato a seguire per mantenere
il mio popolo libero dalla dominazione coloniale, dai ladri che volevano
derubarci.
Adesso la
maggiore forza nella storia militare mi attacca; il mio figliuolo
africano, Obama, vuole uccidermi, togliere la libertà al nostro paese,
prendere le nostre case gratuite, la nostra medicina gratuita, la nostra
istruzione gratuita, il nostro cibo gratuito e sostituirli con il
saccheggio in stile statunitense, chiamato "capitalismo", ma tutti noi
del Terzo Mondo sappiamo cosa significa: significa che le corporation
governano i paesi, governano il mondo, e la gente soffre, quindi non mi
rimangono alternative, devo resistere.
E
se Allah vuole, morirò seguendo la sua via, la via che ha arricchito il
nostro paese con terra coltivabile, cibo e salute e ci ha permesso di
aiutare anche i nostri fratelli e sorelle africani ed arabi a lavorare
con noi nella Jamahiriya libica.
Non voglio morire, ma se succede per salvare questo paese, il mio popolo e tutte le migliaia che sono i miei figli, così sia.
Che questo
testamento sia la mia voce di fronte al mondo: che ho combattuto contro
gli attacchi dei crociati della NATO, che ho combattuto contro la
crudeltà, contro il tradimento, che ho combattuto l'Occidente e le sue
ambizioni coloniali, e che sono rimasto con i miei fratelli africani, i
miei veri fratelli arabi e musulmani, come un faro di luce, quando gli
altri stavano costruendo castelli.
Ho vissuto in
una casa modesta ed in una tenda. Non ho mai dimenticato la mia gioventù
a Sirte, non spesi follemente il nostro tesoro nazionale, e, come
Saladino, il nostro grande leader musulmano che riscattò Gerusalemme
all'Islam, presi poco per me.
In Occidente,
alcuni mi hanno chiamato "pazzo", "demente", però conoscono la verità,
ma continuano a mentire ; sanno che il nostro paese è indipendente e
libero, che non è in mani coloniali, che la mia visione, il mio percorso
è, ed è stato chiaro per il mio popolo : lotterò fino al mio ultimo
respiro per mantenerci liberi, che Allah Onnipotente ci aiuti a rimanere
fedeli e liberi,
Colonnello Muammar Gheddafi, 5 aprile 2011
(Tradotto dal Professor Sam Hamod - Information Clearing House) - 5 aprile 2011
Libia: a otto anni dalla “liberazione”. Cosa ha portato la guerra della NATO?
A otto anni dalla “liberazione” dal “regime” di Gheddafi, imposta dalla cosiddetta “ coalizione dei volonterosi”
occidentale ( leggasi, al di là di retoriche e demagogie, paesi
aggressori e NATO) può essere illuminante, per capire di quante menzogne
e falsità mediatiche ci nutrono, fare un punto sulla situazione nel
paese e sul livello di violenza e terrore nella realtà della vita
quotidiana del popolo libico. Soprattutto può aiutare a riflettere sulle
manipolazioni usate per fare le “guerre umanitarie” e per i diritti
umani, e appurarne i risultati nel concreto della vita dei popoli.
Un paese in una
situazione di caos generalizzato e caduto in una devastazione sociale
che Gheddafi aveva predetto, scivolato inesorabilmente verso la guerra
civile.
La Libia di oggi è un territorio senza più alcuna legalità, sprofondato in una logorante guerra civile, controllato da attori esterni. Questo a detta di osservatori internazionali, esperti, giornalisti, testimoni sul campo e persino ONG come Human Right Watch, anche l’ONU negli ultimi rapporti redatti dalla sua missione in Libia (UNSMIL), ha denunciato l’uso sistematico della tortura, dello stupro, di omicidi, di indicibili e feroci atrocità perpetrate nelle prigioni e nei siti a disposizione delle milizie e delle bande criminali che controllano il paese, usati. Un paese teatro di una guerra tra un governo fantasma, quello di Al Sarraj, posizionato su una portaerei, stante l’insicurezza della capitale, e sostenuto da bande criminali jiahdiste che si sono insediate in alcune aree e non sono disposte a cedere i loro poteri banditeschi, e il governo di Tobruk in Cirenaica, guidato dal generale Haftar col suo Esercito Nazionale Libico e un governo laico, che da alcuni mesi ha circondato la capitale libica, ma ancora non è riuscito a spazzare via il governo tripolino, anche a causa del sostegno internazionale delle potenze occidentali che lo sostengono.
La Libia di oggi è un territorio senza più alcuna legalità, sprofondato in una logorante guerra civile, controllato da attori esterni. Questo a detta di osservatori internazionali, esperti, giornalisti, testimoni sul campo e persino ONG come Human Right Watch, anche l’ONU negli ultimi rapporti redatti dalla sua missione in Libia (UNSMIL), ha denunciato l’uso sistematico della tortura, dello stupro, di omicidi, di indicibili e feroci atrocità perpetrate nelle prigioni e nei siti a disposizione delle milizie e delle bande criminali che controllano il paese, usati. Un paese teatro di una guerra tra un governo fantasma, quello di Al Sarraj, posizionato su una portaerei, stante l’insicurezza della capitale, e sostenuto da bande criminali jiahdiste che si sono insediate in alcune aree e non sono disposte a cedere i loro poteri banditeschi, e il governo di Tobruk in Cirenaica, guidato dal generale Haftar col suo Esercito Nazionale Libico e un governo laico, che da alcuni mesi ha circondato la capitale libica, ma ancora non è riuscito a spazzare via il governo tripolino, anche a causa del sostegno internazionale delle potenze occidentali che lo sostengono.
Ogni milizia ha creato
una ''giustizia privata'', ogni gruppo di mercenari possiede una
prigione privata dove rinchiudere e torturare i propri detenuti, oltre a
sfruttare le risorse libiche di cui si sono impadronite.
Queste centinaia di
piccole bande e milizie che gestiscono il potere anche solo su quartieri
o piccoli villaggi rendono la vita alla popolazione un inferno. Infatti
impongono leggi loro, vessazioni, tassazioni inique, violenze
sistematiche. Si può immaginare la quotidianità e la vita dei civili e
delle famiglie libiche.
Altrochè diritti umani, libertà o democrazia, l’unico obiettivo della NATO e dell’occidente era la distruzione della Jamahiriya araba, libica e socialista e del suo leader, non assoggettati agli interessi economici e militari occidentali; la loro vera colpa era di cominciare a richiedere il pagamento del petrolio non più in dollari ma in oro; cercare di fondare una nuova moneta comune africana aurea, chiamata “Dinaro africano; oppure il finanziamento con i guadagni del petrolio libico, di un Fondo Monetario Africano, liberando
così i paesi africani e poveri del mondo, dallo strozzinaggio del Fondo
Monetario Internazionale? O forse la continua e intensa campagna
gheddafiana che era intesa a rafforzare e consolidare sotto tutti gli
aspetti ( politici, economici, militari e culturali) l’Unità Africana come strumento fondamentale di difesa e di emancipazione dei paesi africani?
Una vera e propria
balcanizzazione e parcellizzazione della Libia, senza regole o leggi
statali rispettate da alcuno, un paese dove non si è potuto varare
neanche una Costituzione.
Dalle donne alla
popolazione nera, dai lealisti della Jamahiriya ai cristiani, dagli
stranieri ai non praticanti dell’islam più fondamentalista, tutti loro
oggi in Libia sono perseguiti, vessati, possibili obiettivi di queste
bande che hanno in mano la nuova Libia, sotto la copertura “legale” di
governo fantasma. Ma tutto questo ormai non interessa più a nessuno, in
primis a coloro che premevano sul governo italiano di allora, della
assoluta necessità di intervenire per “liberare” il popolo libico, come
in Afghanistan, in Iraq, in Jugoslavia, in Somalia, in Yemen, poi in
Siria. Da buoni “grilli parlanti”, vivono tranquilli una vita al caldo,
con internet, vacanze, crisi personali o psicologiche passeggere,
qualche problema di denaro, mai abbastanza per loro vite agiate. Come mi
disse una vecchia amica jugoslava: “ma perchè si occupano di noi,
del nostro paese, dei nostri problemi, dei nostri governi…sono un
problema nostro, non di intellettuali, giornalisti, politici o pacifisti
italiani o occidentali. Forse non avete problemi e cercate una
occupazione?”.
Il 17 marzo 2011, il Consiglio di sicurezza, con la risoluzione 1973, aveva autorizzato la NATO ad intervenire “per proteggere i civili e le aree civili sotto minaccia di attacco in Libia.”
Misuriamo il successo della missione della NATO consultando i dati:
Nel 2010, sotto il “regime di Muammar al-Gaddafi” c’erano in Libia:
3.800.000 libici
2,5 milioni di lavoratori stranieri
6,3 milioni di abitanti.
3.800.000 libici
2,5 milioni di lavoratori stranieri
6,3 milioni di abitanti.
Oggi,
1.900.000 di libici sono in esilio mentre ,
2,5 milioni di immigrati hanno lasciato il paese per sfuggire alle aggressioni razziste.
Sono rimaste circa 1,8 milioni di persone.
1.900.000 di libici sono in esilio mentre ,
2,5 milioni di immigrati hanno lasciato il paese per sfuggire alle aggressioni razziste.
Sono rimaste circa 1,8 milioni di persone.
Secondo il Rapporto annuale Mondiale sulla schiavitù “ Slavery Global Index “, in Libia nel 2018 sono documentati i casi di 48.000 persone che vivono come schiavi moderni nel paese, quasi 100.000 sono in una condizione di semi o probabile schiavitù. Secondo questo Rapporto oggi la
Libia è classificata come il paese dove si ha la maggiore presenza di
“schiavitù" di tutto il Nord Africa. Questo rapporto annuale è prodotto
dalla “Walk Free Foundation” una fondazione
antischiavista, che ha collocato la Libia al 68° posto in una lista di
162 paesi inclusi nello studio, che definisce anche la figura delle
moderne figure di schiavitù di una popolazione. Essa assume molte forme
ed è conosciuta con molti nomi, spiegano i responsabili del rapporto. "Sia
che si tratti di traffico di esseri umani o di lavoro forzato, di
schiavitù o pratiche simili alla schiavitù, le vittime della schiavitù
moderna vedono negata la propria libertà e sono usati, controllati e
sfruttati da un'altra persona o organizzazione a scopo di lucro, di
sesso o per l’esercizio del dominio o del potere”
Ma in Libia, dopo oltre otto anni è ancora ben presente il fantasma di Gheddafi e le radici della Jamahiriya
Quando
la NATO ha ucciso Gheddafi e occupato il paese nel 2011, speravano che
il potere socialista della Jamahiriya che l’aveva guidata sarebbe morto e
sepolto. Una speranza che presto sarebbe stata smantellata.
Ci sono stati diversi momenti durante la distruzione della Libia da parte della NATO che avrebbero dovuto coronare simbolicamente la supremazia occidentale sulla Libia e le sue istituzioni e, di conseguenza, su tutti i popoli africani e arabi: ad esempio la “caduta di Tripoli” nel mese di agosto 2011. Cameron e Sarkozy facevano discorsi di vittoria il mese successivo; il linciaggio di Muammar Gheddafi è venuta subito dopo. Oltre a questo, la condanna a morte che fu emessa contro il figlio di Gheddafi, Saif al-Gheddafi nel 2015. Ma questa mossa è rimasta insoluta, dopo che Saif era stato catturato dalla milizia di Zintan, poco dopo che suo padre e suo fratello erano stati uccisi dagli squadroni della morte della NATO alla fine del 2011. Ma il 12 aprile 2016 Saif fu liberato in conformità con una legge di amnistia approvata dal parlamento di Tobruk l'anno precedente. E da allora Saif al Gheddafi, successore politico designato di Muammar Gheddafi e riconosciuto da tutte le grandi Tribù libiche come un leader in grado di ricomporre e unire la Libia e far cessare l’occupazione straniera e la guerra civile, compito al quale da allora si è dedicato, girando in clandestinità le varie regioni libiche per ottenere il mandato di guidare una nuova Libia, riscattando questa realtà di oggi devastata e cruenta.
La cosa più importante circa la sua liberazione, favorita e possibile grazie al generale Haftar, e (questo è innegabile e non va nascosto) al di là di tutte le altre contraddizioni rappresentate dal capo dell’ENL, è quello che essa rappresenta: il riconoscimento, da parte delle nuove autorità elette della Libia, che non c'è futuro per la Libia senza il coinvolgimento del movimento della Jamahiriya e dei suoi legami profondi nella popolazione libica. E infatti se ci saranno future elezioni Saif si è già detto disposto a presentarsi alle elezioni.
Ci sono stati diversi momenti durante la distruzione della Libia da parte della NATO che avrebbero dovuto coronare simbolicamente la supremazia occidentale sulla Libia e le sue istituzioni e, di conseguenza, su tutti i popoli africani e arabi: ad esempio la “caduta di Tripoli” nel mese di agosto 2011. Cameron e Sarkozy facevano discorsi di vittoria il mese successivo; il linciaggio di Muammar Gheddafi è venuta subito dopo. Oltre a questo, la condanna a morte che fu emessa contro il figlio di Gheddafi, Saif al-Gheddafi nel 2015. Ma questa mossa è rimasta insoluta, dopo che Saif era stato catturato dalla milizia di Zintan, poco dopo che suo padre e suo fratello erano stati uccisi dagli squadroni della morte della NATO alla fine del 2011. Ma il 12 aprile 2016 Saif fu liberato in conformità con una legge di amnistia approvata dal parlamento di Tobruk l'anno precedente. E da allora Saif al Gheddafi, successore politico designato di Muammar Gheddafi e riconosciuto da tutte le grandi Tribù libiche come un leader in grado di ricomporre e unire la Libia e far cessare l’occupazione straniera e la guerra civile, compito al quale da allora si è dedicato, girando in clandestinità le varie regioni libiche per ottenere il mandato di guidare una nuova Libia, riscattando questa realtà di oggi devastata e cruenta.
La cosa più importante circa la sua liberazione, favorita e possibile grazie al generale Haftar, e (questo è innegabile e non va nascosto) al di là di tutte le altre contraddizioni rappresentate dal capo dell’ENL, è quello che essa rappresenta: il riconoscimento, da parte delle nuove autorità elette della Libia, che non c'è futuro per la Libia senza il coinvolgimento del movimento della Jamahiriya e dei suoi legami profondi nella popolazione libica. E infatti se ci saranno future elezioni Saif si è già detto disposto a presentarsi alle elezioni.
Noi non ci arrenderemo.
Noi vinceremo o moriremo, perché questa non è la fine! Voi ci
combatterete, ma dovrete combattere anche le nostre future
generazioni,fino a che la Libia non sarà libera!
A cura di Enrico Vigna /CIVG Preso da: http://www.civg.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1628:ad-otto-anni-dall-assassinio-di-muammar-gheddafi&catid=2:non-categorizzato
Nessun commento:
Posta un commento