25/2/19.
Date retta: il terrorismo islamico è roba americana, fabbricata da massoni. Chi lo dice? Un musulmano integralista, Jaouad, intervistato da Giuseppe De Lorenzo sul “Giornale”,
nell’ambito di un report esclusivo sui Tabligh Eddawa, frati missionari
itineranti. E’ la prima volta, a quanto pare, che sulla stampa italiana
compare una denuncia simile. Le comunità islamiche hanno regolarmente
condannato il terrorismo
condotto in nome di Allah, sia che si trattasse di Al-Qaeda che poi
dell’Isis. Ma non si erano mai spinte – sui giornali, almeno – a
denunciare direttamente settori della massoneria atlantica. I grandi media,
certo, evitano di ricordare che lo stesso Osama Bin Laden fu reclutato
da Zbigniew Brzezinski, stratega della Casa Bianca, per guidare i
muhajeddin in Afghanistan contro l’Urss. C’è voluto Gioele Magaldi per
spiegare – nel saggio “Massoni” – che Brzezinski, pezzo da novanta della
massoneria mondiale nonché della Commissione Trilaterale, non si limitò
a ingaggiare Bin Laden come pedina strategica: il leader della futura
Al-Qaeda venne “iniziato” alla superloggia “Three Eyes” (che poi
abbadonò, dice sempre Magaldi, per passare coi Bush nella “Hathor
Pentalpha”, una Ur-Lodge sospettata di aver ispirato il maxi-attentato
dell’11 Settembre).
Le prove? Magaldi dichiara di disporre di 6.000 pagine di documenti
da poter esibire. Ma nessuno, dal 2014, si è mai fatto avanti per
contestare le sue rivelazioni, secondo cui alla “Three Eyes”
apparterrebbero personaggi di primissimo piano, daHenry Kissinger a Giorgio Napolitano. Quanto all’Isis, è illuminante il saggio “Dalla massoneria al terrorismo”
firmato da Gianfranco Carpeoro nel 2016: un libro che analizza il
retroterra simbolico – non islamico, ma interamente massonico e
“templarista” – dei sanguinosi attentati condotti in Europa
negli ultimi anni. Stragi affidate a manovalanza islamista e finite
tutte nello stesso modo, con l’uccisione dei killer da parte della
polizia, prima che un interrogatorio potesse consentire agli inquirenti
di risalire agli eventuali mandanti. Ora, a confermare che sarebbe stato
il braccio oscuro dell’Occidente a passare “dalla massoneria al terrorismo”
sono i Tabligh Eddawa, asceti islamici che battono anche le nostre
strade, di moschea in moschea. «Gli studiosi – scrive De Lorenzo, sul
“Giornale” – li chiamano i “testimoni di Geova dell’Islam”. E forse i
Tabligh Eddawa lo sono. O se volete sono i “frati di Maometto” che
islamizzano l’Italia».
Missionari, itineranti e radicali. «Predicano il vero Islam, vivono
imitando lo stile di vita del Profeta e su questa strada cercano di
riportare tutti i musulmani dalla fede affievolita». Il movimento nacque
cent’anni fa in Pakistan dall’idea di Muhammad Ilyas Kandhalawi. «Da
allora si sono diffusi in tutto il mondo, Italia compresa». Ogni
membro, spiega De Lorenzo, deve seguire sei principi fondamentali: la
preghiera, il ricordo continuo di Dio, lo studio, la generosità, la
predicazione e la missione. «Ognuno deve sforzarsi in un percorso di
auto-riforma verso il “vero”, unico Islam». “Eddawa” significa “parlare
di Dio”, “Tabligh” invece “andare a portare il messaggio”: per questo,
il loro obiettivo ultimo è la predicazione. Nel mondo, ricorda il
“Giornale”, ci sono tra i 70 e gli 80 milioni di musulmani itineranti.
Ma di loro si sa poco: non ci sono elenchi ufficiali dei membri e non
esistono bilanci scritti. Non esiste una sede centrale italiana, ma solo
cellule – in ogni moschea – che scelgono i responsabili «in base alla
saggezza e al percorso di crescita personale». Durante le missioni i
partecipanti si auto-tassano
per sostenere le attività e gli spostamenti. «Il più delle volte
dormono a terra, nelle moschee delle città dove si recano a predicare».
Di loro, l’antiterrorismo italiano sa molto: anche se rifiutano
categoricamente la violenza, sono strettamente monitorati dall’apparato
di sicurezza che finora ha impedito che in Italia si verificassero gravi
fatti di sangue, come invece è accaduto nel resto d’Europa.
Nel suo pregevolissimo reportage, Giuseppe De Lorenzo restituisce
perfettamente il clima dei colloqui intrapresi durante i tre giorni
trascorsi insieme ai Tabligh Eddawa. «Uccidere è il più grande dei
peccati», spiega Maufakir: un fedele può impugnare le armi solo per
«combattere chi ci impedisce di professare la nostra fede». E poiché in
Italia non è vietato praticare il Ramadan, non è lecito sposare la causa
terrorista. L’atteggiamento del gruppo islamico radicale è duplice,
osserva De Lorenzo: da una parte condannano senza mezzi termini gli
attentati, dall’altra non nascondono una vena di complottismo
sull’origine del jihadismo. «Un comportamento – annota il reporter – che
tende a spostare le responsabilità dal mondo islamico a quello
occidentale. Negano, infatti, che le bombe siano diretta espressione di
una ideologia che trova nel Corano il suo testo di riferimento». Lo
confermano le parole di alcuni di loro, come Jaouad: «Gli attacchi non
sono opera dei musulmani. È tutto costruito: c’è qualcuno dietro».
Di fronte ai microfoni, scrive De Lorenzo, nessuno si sbilancia sugli
autori di questo presunto complotto. E l’attenzione si sposta sui media,
accusati dai Tabligh di falsificare i video degli attentati. Un altro
esponente della comunità, Hamid, ripete che le eventuali colpe dei
singoli non possono ricadere sulle spalle di tutta la religione. L’Isis?
Secondo i Tabligh Eddawa non è opera di Allah, ma del demonio. Abu-Bakr
Al-Bahdadi? Per Magadi è un supermassone, esponente – come già Bin
Laden – della “Hathor Pentalpha”. «Un criminale da sconfiggere», lo
giudicano i “frati di Maometto”. Osserva De Lorenzo: «Daesh non è visto
come metastasi di un tumore nato all’interno dell’Islam, ma come
qualcosa di eterodiretto». Letteralmente: una pedina politica delle
potenze straniere. «Per me – sentenzia Jaouad – l’Isis è una
organizzazione criminale organizzata da qualche furbetto che cerca di
sporcare la faccia dei musulmani». Furbetto manovrato da chi? «Dovreste
indagare», risponde con sicurezza
Jaouad: «Daesh è una cellula americana». Tombola: così si spiegano
meglio anche le foto che, qualche anno fa in Siria, ritraevano
Al-Baghdadi con l’inviato di Obama, John McCain.
E’ comunque la prima volta – grazie al quotidiano milanese diretto da Alessandro Sallusti – che i media
italiani registrano la denuncia del complotto, per bocca di esponenti
musulmani radicali: si scrive Isis, ma si legge massoneria Usa. O meglio: spezzoni occulti della massoneria di potere di stampo reazionario, quella che alimenta il Deep State e la strategia della tensione internazionale, con il terrorismo
“false flag”, sotto falsa bandiera, regolarmente proposto al pubblico
occidentale sotto mentite spoglie, a colpi di “fake news”. Al “Giornale”
ha collaborato a lungo Marcello Foa, la cui elezione alla presidenza
della Rai – sostiene Gianfranco Carperoro – è stata a lungo ostacolata
dal supermassone francese Jacques Attali, “padrino” di Macron. Ad
Attali, addirittura Napolitano avrebbe consigliato di premere su Berlusconi,
attraverso Tajani, per far mancare a Foa i numeri necessari. Nel saggio
“Gli stregoni della notizia”, lo stesso Foa spiega come la verità venga
sistematicamente deformata. Non è un caso, probabilmente, che sia
proprio il “Giornale” a firmare lo scoop che accusa di terrorismo la massoneria atlantica, attraverso la voce dei “missionari del Profeta”.
Preso da: http://www.libreidee.org/2019/02/i-tabligh-islamici-il-terrorismo-isis-viene-da-massoni-usa/
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