21/12/2016
«Ed è subito terrore. Ancora una volta. Secondo modalità che
ritornano sempre invariate, sempre le stesse. Quasi come se si trattasse
di un copione già scritto, un orrendo copione da mettere in scena a
cadenza regolare». Dopo Parigi, Bruxelles e Nizza, è toccato a Berlino.
Ma a chi serve, il terrorismo contemporaneo? Se lo domanda il filosofo
Diego Fusaro. Che ha già la risposta: tutto quel sangue serve all’élite,
per il suo dominio sul resto dell’umanità. Gli attentati, osserva
Fusaro, si abbattono «sempre e solo sulle masse subalterne,
precarizzate, sottopagate e supersfruttate», e mai «sui luoghi reali del
potere occidentale», le banche,
le centrali finanziarie: «I signori mondialisti non vengono mai nemmeno
sfiorati». Le vittime dei terroristi sono le stesse dell’oligarchia,
cioè «le masse schiavizzate, sottoproletarie, precarizzate e
pauperizzate», che rappresentano il «nemico di classe», lettaralmente
«bombardato» dal super-potere,
attraverso «agenzie terze» che possono chiamarsi Al-Qaeda o Isis,
dietro cui si intravede la regia di servizi segreti, pronti a guidare i
killer e depistare regolarmente la polizia.
Il terrorismo, scrive Fusaro sul “Fatto Quotidiano”,
produce «un grandioso spostamento dello sguardo dalla contraddizione
principale», cioè «il nesso di forza classista finanziarizzato». A reti
unificate, continua il filosofo, «ci fanno credere che il nostro
nemico sia l’Islam e non il terrorismo quotidiano del capitalismo
finanziario (guerre imperialistiche, ecatombi di lavoratori, suicidi di
piccoli imprenditori, popoli mandati in rovina)». Ci fanno credere che
il nemico, «per il giovane disoccupato cristiano», sia «il giovane
disoccupato islamico» e non già «il delocalizzatore, il magnate della finanza,
l’apolide e sradicato signore del mondialismo che sta egualizzando il
pianeta nella disuguaglianza del libero mercato». Per questa via,
continua Fusaro, «il conflitto servo-signore è, ancora una volta,
frammentato alla base: si ha l’ennesima guerra
tra poveri, della quale a beneficiare sono coloro che poveri non sono»,
perché il terrorismo «frammenta il conflitto di classe e mette i servi
in lotta tra loro (islamici vs cristiani, orientali vs occidentali)».
Inoltre, questo terrorismo «permette l’attivazione di quel paradigma
securitario che, ancora una volta, giova unicamente al signore
globalista e finanziario». Si attiva il modello americano del Patriot
Act innescato dall’11 Settembre: «Per garantire sicurezza, si toglie
libertà». E cioè: «Meno libertà di protesta, meno libertà di
organizzazione, più controlli, più ispezioni, più limitazioni».
Risultato: «La massa terrorizzata accetta ciò che in condizioni normali
mai accetterebbe: la perdita della libertà in nome della sicurezza».
Così, a suon di stragi, si prepara il terreno per nuove guerre: «Guerre
terroristiche e criminali contro i crimini del terrorismo», come in
Afghanistan nel 2001 e recentemente in Siria. «Il terrorismo legittima
l’imperialismo occidentale,
l’interventismo umanitario, il bombardamento etico, le guerre giuste, e
mille altre pratiche orwelliane che, chiamate col loro nome,
rientrerebbero esse stesse nella categoria del terrorismo».
L’imperialismo occidentale è «coessenziale al regime capitalistico», e
viene «legittimato e fatto accettare alle masse terrorizzate e
subalterne», scrive ancora Fusaro, che aggiunge: «A differenza di
Pasolini, io non so i nomi. Credo, tuttavia, di sapere che cos’è davvero
il terrorismo. È la fase suprema del capitalismo. È il momento
culminante di un capitalismo che, avendo la propria egemonia in crisi
(per dirla con Gramsci), deve adoperarsi in ogni modo (letteralmente:
in ogni modo) per favorire il consenso, per riallineare le masse, per
disarticolare il dissenso, per sincronizzare le coscienze, per fare sì
che l’odio e l’amore delle masse siano indirizzati, secondo le debite
dosi, dove i signori del mondialismo hanno deciso debbano essere
indirizzati».
Preso da: http://www.libreidee.org/2016/12/mai-che-lisis-colpisca-le-banche-e-il-potere-chissa-perche/
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