9 marzo 2019.
di Paolo Becchi e Giovanni Zibordi
Negli ultimi dieci
anni il Pil dell’ Italia è aumentato di 100 miliardi. Poco, molto poco,
parliamo del Pil “nominale”, vale a dire del valore in euro del prodotto
annuale, che include anche l’ effetto dell’ inflazione. La ricchezza
finanziaria (soldi, conti, titoli, polizze) è invece aumentata di 1,100
miliardi, dieci volte tanto. Prima dell’ introduzione dell’ euro, grazie
anche all’ inflazione, il Pil nominale spesso aumentava anche del 7 o
8% l’ anno e persino nei primi anni dell’ euro cresceva del 4 o 5% l’
anno.
Questo ovviamente faceva sì che tutto il debito
fosse più sostenibile, che pure i prezzi degli immobili salissero, che
ci fossero pochi crediti “marci” in banca. Dal 2008 invece ci sono stati
quattro anni in cui il Pil (inclusivo dell’ inflazione) è calato e dopo
dieci anni è salito appena da 1,630 a 1,730 miliardi.
La
ricchezza in euro in banca invece, dopo esser scesa inizialmente sui
3,200 intorno al 2009 è tornata ad aumentare di 1,100 miliardi, e ora è
di 4,300 miliardi. Questo perché i valori dei titoli sono aumentati sui
mercati grazie alle politiche della Bce e perché gli italiani hanno
risparmiato molto di più.
Gli italiani hanno una ricchezza netta
(al netto dei debiti) pro capite tra le più alte al mondo, maggiore dei
tedeschi e degli inglesi e leggermente superiore anche a quella dei
francesi. Questo dato della ricchezza finanziaria mostra una cosa: non è
vero che tutto è andato male in questi anni, una parte della
popolazione, quella più benestante e anziana non ha sofferto troppo. Se
parliamo della ricchezza immobiliare invece sì, in Italia i valori degli
immobili sono scesi e non si sono più ripresi.
La tabella di
Bankitalia mostra l’ andamento della ricchezza netta di giovani e
anziani in Italia. I dati sono fino al 2013, se si aggiornassero si
vedrebbe un maggiore incremento, ma il quadro è abbastanza clamoroso. I
prezzi degli immobili sono raddoppiati tra il 1999 e il 2008 e i giovani
hanno quindi comprato dagli anziani case che costavano il doppio, che
però si sono subito deprezzate. In aggiunta la crisi occupazionale e la
riduzione dei salari con i contratti a tempo ha colpito i giovani e così
le riforme delle pensioni, mentre la perdita di reddito per gli anziani
è stata compensata grazie a titoli e investimenti vari
Padri
e figli”, non nel senso del celebre romanzo di Turgenev, bensì in un
senso molto più materialistico: i “padri” hanno ricchezza finanziaria e i
“figli” vivono di lavoro o ne cercano disperatamente uno. Cosa si può
concludere da questa divaricazione macroscopica tra Pil che aumenta poco
e ricchezza che aumenta molto e tra situazione finanziaria degli
anziani e dei giovani?
La politica di austerità, a cui ci
ha costretto l’ Ue ha avuto l’ effetto di far aumentare la rendita, la
ricchezza finanziaria, a scapito della produzione e del lavoro. La
ricchezza, i “soldi in banca”, sono però sterili, non producono niente
se non altri soldi tramite interessi e capital gain, che però alla fine
sono una tassa indiretta su chi lavora e paga le tasse su quello che
produce.
È però importante rendersi conto che non siamo
tutti sulla stessa barca, la narrazione diffusa secondo la quale “tutti
gli italiani hanno sofferto dell’ euro e dell’ austerità” è falsa. Una
parte della popolazione ha continuato a stare bene ed è quella che ha
rendite, soldi che fruttano altri soldi. In banca non ci sono mai stati
tanti soldi, polizze, titoli e fondi che continuano a rendere. Chi aveva
una ditta e l’ ha liquidata e ha messo i soldi in titoli, fondi e altro
ha guadagnato. Chi la ditta l’ha tenuta aperta spesso invece si è
mangiato parte o tutto il patrimonio. La politica dell’ austerità è
stata buona per chi vive di rendita, mentre ha punito chi lavora e
produce.
Ma la classe dirigente, sia imprenditoriale sia nei
media, nella politica, nella magistratura ecc è ovviamente fatta di
gente che ha soldi da parte. Il sistema dell’ euro e dell’ austerità
preserva ed accresce i loro conti. Per loro la crisi è un fatto
relativo, che non li tocca personalmente.
Ecco perché
tutti i ceti benestanti oggi sono compatti contro l’ uscita dall’ euro.
Certo questi ceti non costituiscono la maggioranza nel paese e, come si
vede, i “perdenti” cercano di votare in modo alternativo, sperando che
le cose cambino. Ma le resistenze sono forti, molto forti, perché l’
euro non è stato negativo per tutti.
Fonte: Paolo Becchi
Preso da:https://www.controinformazione.info/euro-chi-sono-gli-italiani-che-si-sono-arricchiti-con-lausterity/
Nessun commento:
Posta un commento