Maurizio Blondet, 7 febbraio 2017
Sembrava impossibile, dopo l’esperienza tristissima di Hollande,
ormai al 4% dei sondaggi tanto che non s’è ripresentato, e la gauche
spaccata fra quattro candidati. Era uscito il libro “Gli ultimi 100
giorni del Partito Socialista”; dove l’umorista Bruno Gaccio riferiva
che la morte imminente era dovuta alle malattie che lo rodevano da 35
anni: Liberoencefalite degenerativa, Bordelloplastia, Debussolite
Retrattile, Sindrome di Valls-sette, Sordità profonda, Cecità totale”.
La sepoltura era prossima.
Il ritorno al potere del centro-destra sembrava ormai certo. Il
vincitore a mani basse era dato Francois Fillon: scelto alle
primarie, centro-destra, abbastanza a destra per raccattare al
ballottaggio i voti di Marine Le Pen, pro-Ue è vero, ma anche
filo-Putin. I sondaggi lo favorivano.
Poi, il trappolone. Le Canard Enchainé (“da lustri
strofinaccio della Cia”, per Nicolas Bonnal) tira fuori lo scandalo:
Fillon ha pagato alla moglie Penelope uno stipendio come assistente
parlamentare (500 mila euro lordi in 8 anni), e la signora ha preso 5
mila euro mensili alla Révue des Deux Mondes, a cui ha
collaborato dal 2012 al 2013. I 500 mila in 8 anni fanno colpo; ma
sono, in realtà, la dotazione che Fillon ha ricevuto come parlamentare
per le spese connesse, poteva non impiegare un assistente e tenerseli
tutti per sé senza commettere alcun reato. Altra cosa è l’impiego ben
pagato della signora alla Révue. I media cominciano a dire che prendeva
5 mila euro mensili, per la redazione “di due o tre note di lettura”.
Il giorno stesso della rivelazione del Canard, la
magistratura “apre un fascicolo”. E il giorno dopo, fulminea, già manda
con fanfare e sirene spiegate la polizia a fare una perquisizione alla
Révue des Deux Mondes, per sospetto di “impiego fittizio”.
La strana fulminea rapidità della magistratura, la grancassa mediatica
assordante, hanno avuto l’effetto: Fillon è crollato nei sondaggi, lui
ha chiesto scusa e si presenta comunque, ma non sarà lui a sfidare
Marine per vincerla al secondo turno.
Perché nessuno si illuda, la Le Pen non andrà mai all’Eliseo.
Anche se oggi è al primo posto nelle preferenze degli elettori (26%,
tutti gli altri candidati la seguono a distanza) al secondo turno tutto
l’elettorato “antifacho” concentra i voti sull’avversario di Marine, chiunque sia. E’ così ed è sempre stato così.
Il punto è che a sfidare la Le Pen non sarà un esponente del
centro-destra, Fillon. E chi sarà dunque? Uno della “sinistra”, diciamo
così: Emmanuel Macron. Uno che oggi ha fondato il suo movimento
(“En Marche”, come le sue iniziali) ma che è stato ministro di Valls
e di Hollande fino all’agosto scorso, quando si è staccato dai PS per
fingersi indipendente. Un PS che s’è messo una nuova maschera appena in
tempo.
Immediatamente esaltato e promosso dai media come colui che incarna
“il rinnovamento e la modernità”, ultra-europeista, liberista (come
Hollande), “Superare destra e sinistra, la folla lancia l’anti-Le Pen al
grido Europa! Europa!”, ha scritto il Fatto Quotidiano.
Insomma si è capito: stessa zuppa di prima. E’ bastato che Marine
Le Pen presentasse il suo programma politico perché le Borse europee
crollassero, i “mercati” si terrorizzassero, e lo spread dei titoli
nostri, ma anche francesi, si allargasse: ed è tutta una manfrina,
perché non esiste nessuna possibilità che la signora entri all’Eliseo
per attuare quel programma. Fa’ parte della messinscena del drammone
“Il Fascismo alle Porte”, la recita della paura che susciterà
nell’elettorato il riflesso pavloviano di andare a votare chiunque per
fermare il Front National. Già adesso, i sondaggi dicono che al
ballottaggio Macron prenderà il 65 % contro Marine al 35.
Vediamo dunque che tipo di socialista è Macron, che la Francia si
terrà all’Eliseo per un mandato o due. Anzitutto: è un banchiere
d’affari della Rotschild. C’è entrato nel 2008 come analista – per i
buoni uffici di Jacques Attali (j) ministro di Mitterrand e maitre à
penser, ed è salito in carriera fino a diventare “partner”, socio di
David de Rotschild, che è un intimo di Sarkozy (j) e di Alain Minc
(j).
https://www.rothschild.com/
E’ un ragazzo svelto a imparare. Si occupa di fusioni ed
acquisizioni: sostanzialmente vende aziende francesi a multinazionali,
americane o no. Nel 2012, affianca e consiglia la Nestlé
nell’accaparramento del settore “latti per l’infanzia” della Pfizer,
soffiando il lucroso settore alla Danone che lo voleva. E’ un affare
valutato a 9 miliardi di euro. Le commissioni lucrate allora dal
giovanotto sono tali che, si dice, “Macron è al riparo dal bisogni fino alla fine dei suoi giorni”.
Un super-milionario. In quell’attività, ovviamente si è fatto una
quantità di complicità e amicizie nel salotti buoni che contano, conosce
tutti i segreti, i misteri, i progetti nel mondo dei veri grandi
ricchi; tanto più che spesso nelle fusioni ha operato come “consulente
acquirente”, mettendoci il suo capitale insieme a quello del cliente.
La Banca Rotschild presta volentieri i suoi giovani più brillanti al
governo, ministri, segretari generali dell’Eliseo, aggiunti, capi di
gabinetto…”Ad ogni cambiamento di governo – ha scritto il Nouvel Osbservateur
– Rotschild riesce a piazzare qualche collaboratore fra gli
incartamenti del potere. Chiama ciò “mettersi al servizio”. Macron
perpetua la tradizione”, divenendo ministro dell’Economia
dell’Industria e del Digitale dal 2014. Nell’agosto scorso, come detto,
si dimette per fondare il suo movimento: forte il sospetto che sia
stata una dimissione concordata nel quadro del vasto progetto – in cui è
entrato anche il trappolone per Fillon – per mantenere il potere agli
stessi circoli. Siamo, molto al disopra della Gauche-Caviar. Molto prossimi alla Squadra e al Compasso, ma sopra ancora. Siamo, se così si può dire, alla Gauche-Rotschild.
Quindi la liberazione della Francia è ancora una volta rimandata.
Macron è un superliberista e promotore del mercato unico mondiale.
I media mainstream, che a volte sono profeti, hanno subito capito
di quante virtù è pieno il candidato, e l’hanno elevato a forza di
servizi speciali, sempre più in alto nei sondaggi: l’ottobre 2014, solo
l’11 per cento degli interpellati desiderava che Macron avesse un
ruolo più importante nella politica; il 6% degli operai, il 4% degli
artigiani. Oggi i sondaggi lo dicono la personalità politica preferita
dai francesi.
A meno che…
Il 6 febbraio, Sputnik e Russia Today hanno
cominciato a dire che Julian Assange ha trovato dei particolari
compromettenti su Macron. Cose che avrebbero a che fare con i circoli
intimi della Clinton, e il capo della campagna di Hillary John
Podesta, se capite cosa intendo:
Il deputato Nicolas Dhuicq (Les Républicains) ha cominciato a
spifferare quello che sembra un segreto di Pulcinella: “Macron è il
coccolino dei media francesi, che sono proprietà di certe persone, come
sappiamo tutti”. No, quali persone? Non sappiamo, noi. “Fra gli uomini
che lo sostengono, si trova il celebre uomo d’affari Pierre Bergé,
compagno di lunga data di Yves Saint-Laurent, apertamente omosessuale e
promotore delle nozze omosessuali. C’è una ricchissima lobby gay dietro
di lui. Non dico altro”.
Chissà. Magari i siluri degli hacker russi che hanno affondato Hillary, sono già caricati per colare a picco Macron.
https://francais.rt.com/france/33403-wikileaks-macron-clinton-email-assange
“
Preso da: http://www.maurizioblondet.it/trucco-cui-francesi-voteranno-un-socialista-dei-rotschild/
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