Scritto il febbraio 16, 2015 by Federico Dezzani
Questa settimana ci occuperemo ovviamente di Libia e lo faremo con due articoli in successione. Nel primo studieremo l’origine dell’ISIS, secondo mostruoso parto dell’intelligence americana dopo Al Qaida, mentre il secondo ripartirà dal nostro pezzo “Libia: sfida Russia-USA?” pubblicato nel novembre 2014, proseguendo sino ai velleitari piani bellici di oggi.
Italiani, all’armi!
L’ISIS infatti rafforza le sue posizioni sulle coste libiche e, stando al piano strategico “The Islamic State 2015” redatto in inglese ad uso e consumo del pubblico occidentale, intende trasformare la “quarta sponda” in una base di lancio missilistica per colpire l’Italia in vista di un’invasione da sud del continente. Roma esce dal letargo libico in cui era caduta e, per bocca dei ministri Roberta Pinotti e Paolo Gentiloni, azzarda l’invio di almeno 5.000 uomini e chiede per sé la guida di una coalizione internazionale.
L’ultima volta che un presunto missile libico colpì l’Italia fu nel 1986 quando secondo i media il Colonnello Gheddafi avrebbe lanciato due missili balistici a corto raggio Scud contro Lampedusa, in risposta ai raid aerei americani con cui il presidente americano Ronald Reagan aveva cercato di liquidarlo: che l’episodio, come afferma l’allora capo di stato maggiore dell’Aeronautica militare Basilio Cottone1, fosse una montura di servizi segreti stranieri finalizzata a compromettere le relazioni italo-libiche, ci ricorda che il terrorismo è lo strumento di manipolazione dell’opinione pubblica per eccellenza.
Il modus operandi dell’ISIS è talmente efferato ed amorale che obbliga a chiedersi se il suo obbiettivo sia effettivamente l’instaurazione del Califfato Islamico oppure sia l’ennesima sigla dietro cui si nascondo determinati interessi: si può fare proselitismo sgozzando cooperanti inglesi, decapitando i copti egiziani, crocifiggendo i cristiani siriani, seppellendo vivi i bambini iracheni o facendo saltare in aria le mura di Ninive?
Se l’Università cairota di Al-Azhar, una delle massime autorità dell’islam sunnita cui pretende di appartenere anche l’ISIS, ha fermamente condannato l’organizzazione terroristica e ha invocato pene esemplari per i suoi membri2, ad Occidente c’è invece chi ha interesse nel proliferare dello Stato Islamico, perché alimenta quello stato di assedio nato dopo la strage di Charlie Hebdo (“Prendere atto della Terza Guerra Mondiale” scriveva il 9 gennaio Lucia Annunziata) e consente di mettere a ferro e fuoco quegli Stati (Siria, Libano, Iraq) dove è forte l’influenza iraniana e russa.
La sua apparizione sul palcoscenico internazionale l’ISIS ( Islamic State of Iraq and al-Sham noto anche come ISIL, Stato Islamico dell’Iraq e del Levante) la fa proprio in Siria nella primavera del 2013 quando l’opposizione al regime di Bashar Assad (il Free Syrian Army e l’organizzazione terroristica Fronte al-Nusra, finanziati ed equipaggiati da Turchia, Qatar, Arabia Saudita, NATO ed Israele) subisce una sconfitta strategica nella battaglia di Al-Qusayr3, la “Stalingrado” dell’insurrezione siriana.
Se un tentativo di ribaltare la situazione del campo sarà abbozzato pochi mesi dopo dal trio Washington-Londra-Parigi che cercheranno invano di bombardare l’Esercito Arabo Siriano sull’onda del falso attacco chimico di Damasco, il capo di Al Qaida, l’egiziano Ayman al-Zawahiri, anticipa tutti lanciando nell’aprile del 2013 un provvidenziale appello per l’unità delle milizie sunnite e l’instaurazione di uno Stato Islamico4. Risponde pochi giorni dopo lo sceicco Abu Bakr al-Husseini al-Baghdadi che in un messaggio video proclama che l’organizzazione terroristica di cui è capo, lo Stato Islamico operante in Iraq, estenderà il suo raggio d’azione alla Siria, prendendo il nome d’ora in vanti di Stato Islamico dell’Iraq e del Levante5. Così facendo l’ISIS entra in diretta concorrenza con il Fronte al-Nusra, anch’esso riconducibile all’estremismo sunnita, ed inizia un processo di inglobamento del secondo, accompagnato da saltuarie ma sanguinose faide6: a facilitare l’integrazione però concorre la reciproca presunta conoscenza tra il capo dell’ISIS, Al-Baghdadi, e quello di al-Nusra, Abu Muhammad al-Golani, entrambi veterani di Al Qaida in Iraq ed ex-camerati7.
L’ISIS sembra eclissare in questi ultimi mesi la stessa Al Qaida (l’ultima azione significativa rivendicata da quest’ultima è la strage di Charlie Hebdo) seguendo quel tipico percorso di progressiva sostituzione delle organizzazione terroristiche man mano che si usurano. Anche l’Italia ha vissuto durante gli anni della strategia della tensione una simile esperienza con l’avvidendarsi del terrorismo nero, quindi rosso ed infine mafioso.
Chi è Abu Bakr al-Baghdadi, l’enigmatico capo dell’ISIS
La voce dello sceicco Al-Baghdadi è stata diffusa pochi giorni fa dalle stazioni radio di Sirte, Libia, quando l’ISIS ha preso possesso della città: il messaggio di Al-Baghdadi, dato significativo, non è stato registrato per l’occasione ma è stato estrapolato da un sermone di diversi mesi prima dove si profetizzava l’avvento del Califfato8. Chi è dunque Al-Baghdadi e come ha creato questo temibile strumento di terrore che semina morte da Tripoli al Kurdistan iracheno? Esistono sul suo contro tre versioni, dalla più estrema alla più conservativa: le riportiamo tutte dal momento che spesso le menzogne sono deformazioni della verità.
In base alla prima tesi Abu Bakr al-Baghdadi non sarebbe nato nel 1971 a Samarra, Iraq, né sarebbe uno sceicco/emiro/califfo a capo di una brigata internazionale di islamici fanatici, bensì un prodotto di marketing simile ai cantati plasmati da zero nei reality televisivi: sarebbe infatti un agente del Mossad o secondo un’altra variante avrebbe ricevuto una formazione dal Mossad in materia di teologia islamica ed oratoria9. Di certo possiamo dire che l’ISIS non ha mai costituito una seria minaccia per Israele ma al contrario un vantaggio tattico: l’organizzazione terroristica ha messo a ferro e fuoco la Siria di Assad e l’Iraq di Maliki mentre ha indotto Giordania ed Egitto a collaborare con Tel Aviv in materia di sicurezza10.
La seconda tesi prende spunto da un articolo apparso nel 2007 sull’autorevole New York Times: Al-Baghdadi sarebbe un personaggio fittizio, interpretato dall’attore Abu Adullah al-Naima e commissionato da “Al Qaida in Iraq” per leggere i suoi sermoni affinché la rete terroristica sembrasse guidata da un iracheno e non da stranieri come in realtà era. L’articolo riportava inoltre notizie di una possibile uccisione di Al-Baghdadi per mano delle truppe americane già nel 2007. Ricordiamo che Al Qaida non esisteva in Iraq prima dell’invasione anglo-americana e che la disfatta militare della coalizione non è stata opera dell’organizzazione di Bin Laden, ma dei sunniti epurati dall’esercito dopo l’abbattimento del regime di Saddam Hussein e degli sciiti della milizia Jaish al-Mahdi.
La terza tesi, quella più conservativa, ruota attorno ad un articolo del dicembre 2014 apparso su The Guardian11 secondo cui Al-Baghdadi, terrorista in carne ed ossa, sarebbe stato catturato dagli americani poco dopo l’invasione e rinchiuso nel carcere di Bucca: qui il “califfo” avrebbe fatto conoscenza con gli altri detenuti e forgiato le basi ideologiche del futuro ISIS fino alla sua provvidenziale scarcerazione del dicembre del 2004 (secondo altri sarebbe stato scarcerato nel 200912).
In definitiva, Al-Baghdadi esiste oppure no? È vivo oppure è morto nel 2007 o nel settembre 2014 sotto i bombardamenti americani su Mosul13? Sono quesiti che possono rimanere senza risposta: è importante focalizzarsi su ciò che l’ISIS fa e riflettere sul “cui prodest”.
ISIS: forza e composizione
L’ISIS è una brigata internazionale del terrorismo i cui effettivi variano, a seconda delle stime, dai 7.00014 ai 30.00015 miliziani, con una forte presenza di stranieri (circa 3.000 nel teatro iracheno e siriano16). Tranne l’uso sporadico di qualche aereo o carrarmato, dispongono delle tradizionali armi della guerriglia, alcune di fabbricazione americana paracadutate in loco direttamente dalla US Air Force17 ed alcune abbandonate dall’esercito iracheno in ritirata18.
Come nel caso di Al-Nusra in Siria, anche le milizie islamiste autoctone che controllano Tripoli, riunite sotto la sigla Fajr Lybia, hanno patito l’arrivo dell’ISIS che prende velocemente il sopravvento e marginalizza le organizzazioni islamiste locali fino alla cancellazione/inglobamento19.
A cosa serve l’ISIS
L’ISIS ha guadagno le prime pagine dei giornali quando, nella tarda primavera del 2014, esce dalle sue consolidate basi lungo la valle dell’Eufrate (Raqqa, Deir Ez-Zor, Abu Kamal) e penetra a fondo in Iraq, in direzione nord (Kurdistan iracheno) e sud (Baghdad): verso al fine di giugno la caduta della capitale sembra imminente20 ed il premier filo-iraniano Nuri Al-Maliki è costretto alle dimissioni a metà agosto, con grande gioia di Washinton.
Nel settembre gli USA ed i loro tradizionali alleati (UK, Francia, Giordania, Arabia Saudita, Kuwait, etc.) avviano una lunga serie di raid aerei contro l’ISIS dai dubbi risultati, mentre sul lato opposto l’Iran incrementa l’invio di addestratori ed ufficiali per ricostruire da zero l’esercito iracheno21 e la Russia mantiene fede ai contratti precedentemente firmati inviando a Baghdad gli elicotteri d’attacco Mi-35 ed i caccia Su-2522.
Sottolineiamo come chi avesse tutto da perdere dall’avanzata dell’ISIS fossero il governo centrale di Baghdad e l’Iran che, attraverso un Iraq unito, riusciva a proiettarsi sino alla Siria ed al Libano. Chi ha tutto da guadagnare salla politica destabilizzante dell’ISIS sono invece quei paesi (USA, UK, Francia, Israele in testa) interessati alla cancellazione delle vecchie frontiere coloniali ed alla sostituzione degli Stati attuali con una miriade di “cantoni svizzeri” diversi per etnia e religione.
L’agenda dell’ISIS (il Califfato sunnita, l’espulsione del Kurdistan dall’Iraq, lo sbarco a Tripoli,etc.) ricalca infatti punto per punto i piani per un “Nuovo Medio Oriente” che sono stati fatti trapelare dal 2006 od oggi e che, anno dopo anno, profetizzano una sembra maggiore balcanizzazione della regione e la sua divisione secondo linee etniche e religiose. Il processo, lo vediamo ogni giorno, è accompagnato da una sempre più efferata pulizia etnica di cui le prime vittime sono le minoranze religiose, specialmente quelle cristiane.
Alleghiamo una mappa che esemplifica la spartizione cui si sta sottoponendo il Medio Oriente: la carta è apparsa nel settembre del 2013 sul New York Times23 e l’autrice, Robin Wright, è un membro del pensatoio Carnegie Endowment for International Peace.
Conclusione: l’ISIS è uno strumento della politica estera americana
L’ISIS è un esercito itinerante di mercenari e tagliagole, spostato dagli USA in tutto il Medio Oriente con finalità di destabilizzazione: scopo dell’organizzazione terroristica è portare la guerra dentro ai confini degli stati ostili a Washington, dilaniandoli con guerre a sfondo pseudo-religioso fino allo smembramento.
Pensare di debellare l’ISIS è ingenuo come sarebbe stato credere di eliminare in Italia, durante gli anni di piombo, i vertici delle Brigate Rosse, di Ordine Nuovo o di Avanguardia Nazionale (vedi omicidio Calabresi): la simbiosi tra il terrorismo ed establishment è tale da rendere superfluo ogni tentativo.
L’Italia deve tremare per l’arrivo dell’ISIS in Libia non perché la esponga a improbabili lanci di missili, quanto piuttosto perché è il segnale che Washington ha avviato una nuova campagna di destabilizzazione in tutto il Nord Africa, a quattro anni dalla “Primavera araba” targata CIA.
Salvare la Libia dal caos è possibile ma la soluzione non passa per le velleitarie ipotesi di un intervento terrestre italiano in territorio libico, bensì nel supporto illimitato a tutte quelle forze interne ed esterne alla Libia interessate a fermare la politica destabilizzatrice di Washington.
Ce ne occuperemo nel prossimo articolo.
1http://www.paginedidifesa.it/2005/salpietro_050920.html
2http://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/grande-imam-di-al-azhar-attacca-l-isis-i-terroristi-andrebbero-crocifissi-_2093784-201502a.shtml
3http://www.lastampa.it/2013/05/20/esteri/la-battaglia-di-qusayr-assad-scacco-ai-ribelli-con-l-aiuto-di-hezbollah-1cTkwynoTagFEZT3ZqGVDJ/pagina.html
4http://rt.com/news/zawahiri-qaeda-islamic-state-469/
5http://www.washingtoninstitute.org/policy-analysis/view/al-qaeda-announces-an-islamic-state-in-syria
6http://syriahr.com/en/2015/01/isis-clashes-with-jabhat-al-nusra-and-islamic-battalions-around-mare-town/
7http://www.repubblica.it/esteri/2015/01/01/news/al_nusra_scheda-104138230/
8http://www.adnkronos.com/aki-it/sicurezza/2015/02/13/alla-conquista-della-libia-controlla-radio-sirte-ordina-alla-popolazione-sottomettersi_w06Sn0G8Q5SsU9Ar6rkGMN.html
9http://www.agoravox.it/Il-Califfo-del-Mossad.html
10http://www.haaretz.com/news/diplomacy-defense/.premium-1.641497
11http://www.theguardian.com/world/2014/dec/11/-sp-isis-the-inside-story
12http://www.politifact.com/punditfact/statements/2014/jun/19/jeanine-pirro/foxs-pirro-obama-set-isis-leader-free-2009/
13http://www.iraqinews.com/iraq-war/urgent-isis-leader-abu-bakr-al-baghdadi-allegedly-killed-us-airstrikes/
14http://www.theguardian.com/world/2014/jun/12/how-battle-ready-isis-iraqi-army-peshmerga
15http://www.vox.com/2014/9/12/6138977/isis-iraq-numbers
16http://www.economist.com/news/middle-east-and-africa/21604230-extreme-islamist-group-seeks-create-caliphate-and-spread-jihad-across
17http://www.theguardian.com/world/2014/oct/22/isis-us-airdrop-weapons-pentagon
18http://www.alternet.org/world/how-isis-ended-stocked-american-weapons
19http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2015/02/15/lisis-avanza-in-libia.-gentiloni-pronti-a-combattere-con-onu_9fdcefab-3ef5-443b-b48c-3ba44c71d74d.html
20http://www.ilsecoloxix.it/p/mondo/2014/06/28/ARjQLPx-arrivano_qaedisti_periferia.shtml
21http://www.bloombergview.com/articles/2015-02-03/exclusive-iran-s-militias-are-taking-over-iraq-s-army
22http://english.alarabiya.net/en/News/2014/07/24/Russia-delivering-weapons-to-Iraq.html
Preso da: http://federicodezzani.altervista.org/libia1-il-nuovo-ascaro-degli-usa-mo-lisis/
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