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sabato 11 luglio 2015

Viaggio nell'albergo degli immigrati

Una distesa di letti e pochissimi sogni

7 luglio 2015
«Avevo trovato lavoro in una pizzeria per 600 euro al mese, con contratto, grazie al permesso di soggiorno temporaneo. Avrei atteso più tranquillamente che la commissione territoriale si pronunciasse sulla mia richiesta di asilo per motivi umanitari. Ho dovuto dire no perché, se avessi accettato, avrei perso la stanza qui in albergo». Hasan Almor, 34 anni, sudanese, racconta la sua storia paradossale all’ingresso dellhotel San Giorgio, nei pressi della stazione centrale, dove vive ormai da quasi un anno, aspettando che lo stato italiano decida se ha diritto al soggiorno per motivi umanitari. Alberga con un centinaio di persone, non poche, in quell’hotel da settembre 2014. Ingannano la noia con tornei di calcetto, provano ad imparare l’italiano, nonostante le ore di lezione siano relativamente poche e ci sia un solo mediatore culturale, guardano la tv. Qualcuno prova a vendere fuori quel che riceve (abiti, medicine, cibo) in albergo. Provengono dal Senegal, dal Sudan, dalla Costa d’Avorio, dalla Nigeria. Hasan, di professione elettricista, che è arrivato in Italia su un barcone dalla Libia con 200 persone ed ha pagato ai trafficanti di migranti 2000 euro, aveva invece trovato un impiego.

Peccato, però, che i bandi licenziati dalla Prefettura sanciscano che il migrante che lavori in regola, per quanto pagato poco, perda il diritto di soggiornare negli hotel in attesa del responso sulla richiesta di asilo. Una normativa che parrebbe fatta apposta per incentivare il lavoro nero o per mantenere i migranti a ciondolare nelle stanze e nei corridoi per tutto il giorno. Ieri mattina alle 10.30, quando Giancarlo Petruzzo (associazione 3 febbraio), il gesuita Domenico Pizzuti ed una esponente delle Acli si sono presentati nell’albergo, per una visita non concordata con la Croce Rossa, che gestisce l’ospitalità per i migranti al San Giorgio, molti ragazzi erano stesi ancora sulle brande a far nulla. In stanze da due o da tre (la maggior parte), da quattro e perfino da sei posti letto. Distese di letti e pochi sogni. «Quelli in stanze da sei sono gli ultimi arrivati - dice la proprietaria del San Giorgio, Sandra Triunfo - e per questo li abbiamo sistemati provvisoriamente. Mano a mano che si libereranno le camere attualmente occupate da clienti normali, tutti i migranti troveranno migliore sistemazione». Il San Giorgio, infatti, continua ad accogliere clienti. Ultima prenotazione “normale”, si apprende dal sito, 4 giorni fa. Ha superato positivamente una recente ispezione da Roma, ma i problemi non mancano. Strutturali: il sovraffollamento in alcune stanze, l’assenza del wifi e dell’aria condizionata. Burocratici: la Prefettura trasferisce alla Croce Rossa con mesi di ritardo la diaria da 2,5 euro dovuta ai migranti e la cifra per provvedere alla necessità del vitto e dell’alloggio in hotel: pasti (li fornisce un ristorante del lungomare), pulizia e quant’altro. Corrisponde, quella cifra, a 31 euro per ospite, secondo quanto stabilito dal bando aggiudicato undici mesi fa. «Il punto è – dice Paolo Monorchio, chirurgo e presidente a Napoli della Croce Rossa - che questo tipo di accoglienza funziona per tempi brevi. Se i soggiorni durano un anno e più, bisognerebbe mettere in campo risposte diverse».

Fonte: http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/cronaca/15_luglio_07/viaggio-albergo-immigrati-47945b18-248c-11e5-b87f-5200726ba602.shtml

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