24/6/2019
Altro che potature programmate fuori stagione. Un abbattimento di
alberi per le strade di mezzo mondo. Una vera e propria strage di verde
pubblico è in corso in Occidente. Roba mai vista prima d’ora, se non altro per l’anomala sincronicità nell’esecuzione dei tagli: Inghilterra, Scozia, Irlanda, Francia, Olanda, America e pure Italia.
Decine di migliaia di alberi (anche secolari e rigogliosi) tagliati con
disinvoltura alla luce del sole, sotto gli occhi di tutti, tra gli
interrogativi dell’opinione pubblica e le proteste di chi, sgomento per
l’anomala coincidenza, s’interroga sui risvolti meno evidenti
spingendosi alla ricerca di verità occulte. Dietrologia? A placare gli
animi non bastano le relazioni tecniche di agronomi che (legittimamente)
certificano malattia e morte naturale di arbusti, fogliame e rami.
Perché il problema non è tanto (e solo) saperne di più sullo stato delle
piantumazioni abbattute, ma capire se esiste un motivo più subdolo e
soprattutto se in tutto questo ci sia una regia nell’esecuzione: perché
decine di migliaia di alberi sono stati abbattuti tutti insieme, proprio
adesso? Anche in città distanti decine di migliaia di chilometri l’una
dall’altra? In Europa come in America?
Nella “smart city” Prato sono scesi in strada gli attivisti del
comitato locale “Stop 5G”, cartelli in mano hanno accompagnato la
chirurgica esecuzione mostrando slogan su un’ipotetica correlazione col
wireless di quinta generazione: “Più alberi, meno antenne”,
l’equazione sfilata in corteo pure nel “Friday For Future”. E’ successo
così anche alle porte di Roma, dove il “Comitato Stop 5G Cerveteri” ha
diffuso una nota in cui veniva chiesto al sindaco ceretano di chiarire
sulla contestata demolizione. Alessio Pascucci, primo cittadino nella
città della necropoli etrusca ma pure coordinatore nazionale di “Italia
in Comune” (il cosiddetto partito dei sindaci fondato dal parmense
Pizzarotti dove è iscritta anche una consigliera della Regione Veneto
firmataria di una mozione Stop 5G), è uscito allo scoperto accusando di
teorie complottiste, rettiliane e terrapiattiste i difensori
dell’ecosistema che nell’“Internet delle cose” ipotizzano il mandante
del sincronico abbattimento di alberi, annunciato persino in 60.000
unità a Roma dalla giunta Raggi. Mentre in Abruzzo, nell’intento di
scongiurare il de profundis, le “Mamme Stop 5G” portano i loro figli nei
prati per farli abbracciare agli alberi, manco fossero scudi umani
nell’avanzata dell’intelligenza artificiale.
Puntando su studi e consulenze d’esperti, l’inchiesta di “Oasi Sana”
prova a gettare un po’ di luce, tra le ombre di una polemica che
promette strascichi non solo in sedi amministrative locali. Interviste e
documenti alla mano, ecco cosa ne viene fuori su alberi e 5G. Alla
faccia dei negazionisti. Il nesso esiste eccome: tra natura e
intelligenza artificiale, tra albero e 5G la convivenza è critica… uno
dei due è di troppo! «L’acqua, di cui in genere sono ricchi gli alberi e
le piante, assorbe molto efficacemente le onde elettromagnetiche nella
banda millimetrica», sostiene Andrea Grieco, docente di fisica a Milano
ed esperto dei problemi legati all’inquinamento elettromagnetico. «Per
questo motivo costituiscono un ostacolo alla propagazione del segnale
5G. In particolare le foglie, con la loro superficie complessiva
elevata, attenuano fortemente i segnali nella banda Uhf ed Ehf, quella della
telefonia mobile. Gli effetti biologici sono ancora poco studiati, però
alcune ricerche rilevano danni agli alberi e alle piante sottoposte a
irraggiamento da parte delle Stazioni Radio Base (le antenne spesso sui
tetti dei palazzi, Ndr)».
Quindi il sillogismo è presto fatto: alberi = clorofilla = acqua. E
le inesplorate microonde millimetriche dalle mini-antenne 5G (senza
studio preliminare sugli effetti per l’uomo, nonostante le
radiofrequenze siano possibili cancerogeni per l’Agenzia Internazionale
per la Ricerca sul Cancro) trovano nell’acqua e negli alberi un ostacolo
nel trasporto dati, non avendo il segnale del wireless di quinta
generazione lo stesso campo elettrico né la stessa penetrazione a lungo
raggio dei precedenti standard 2G, 3G e 4G. In pratica, l’albero funge
da barriera. Le foglie dell’albero assorbono lo spettro di banda del 5G,
impedendone l’ottimale ricezione del segnale emesso dalle mini-antenne!
Un documento di 46 pagine dell’autorevole Ordance Survey (si tratta
dell’ente pubblico del Regno Unito incaricato di redigere la cartografia
statale) sulle pianificazioni geo-spaziali del 5G stilato come manuale
d’uso per pianificatori e autorità locali dal Dipartimento per la
digitalizzazione, cultura, media e sport, afferma che nelle strade
urbane si deve prima di tutto «valutare se l’area ha un flusso di
traffico significativo e in particolare autobus e camion», per poi
considerare come il segnale del 5G possa essere impattato, cioè
ostacolato, «identificando tutti gli oggetti significativi in genere»,
con altezza «oltre i 4 metri», quali (ad esempio) «pareti alte, statue e
monumenti più piccoli, cartelloni pubblicitari» e
(guarda caso) «alberi di grandi dimensioni e siepi alte», poiché
arbusti, foglie e rami «devono essere considerati come bloccanti del
segnale» del 5G al pari di materia solida (pietra e cemento).
Se durante i test di valutazione ingegneristica sulla velocità di
trasmissione del 5G condotti in particolari condizioni atmosferiche
(neve, pioggia intensa) il colosso americano Verizon ha individuato
nelle foglie sugli alberi un problema, sempre d’oltre Manica un altro
documento (già pubblicato in esclusiva su “Oasi Sana”) conferma il nesso
alberi e 5G. E’ dell’Istituto per i sistemi di comunicazione
dell’Università britannica di Surrey a Guildford (Est Inghilterra) e
dice come i «nuovi modi con cui le autorità di pianificazione locali
possono lavorare con gli operatori di reti mobili per offrire enormi
opportunità future per le comunità locali (…) è ridurre le altezze dei
montanti mobili in modo che siano schermati visivamente da edifici e/o
alberi, visto che gli alberi rappresentano l’ostruzione più alta e più
probabile. Tuttavia, ciò scherma anche i segnali a radiofrequenza e ha
sconfitto l’obiettivo di una copertura affidabile» del 5G. «Le curve
tracciate nel diagramma – continua il testo redatto dai cattedratici –
mostrano come all’aumentare dell’altezza dell’albero, sopra la linea di
irradiazione della stazione radio base, aumenta anche quella che è noto
come la ‘zona di Fresnel’ o perdita di ombre».
Giungendo al dunque, infine, dall’Inghilterra vengono smascherati i
conflitti tra alberi e 5G, ovvero cono d’ombra e segnale wireless sui
lampioni della luce: «Per evitare questa perdita di ombreggiamento ed
essere al di fuori della zona di Fresnel, è necessario che l’altezza
dell’albero sia almeno 3 metri inferiore rispetto all’altezza della
stazione di base». In definitiva, sia gli studiosi del 5G dell’Ordance
Survey che quelli di Surrey a Guildford, convergono sullo stesso punto
dicendo apertamente la stessa cosa: gli alberi con altezza ricompresa
tra i 4 e i 3 metri sono un intralcio, un vero e proprio ingombro per la
diffusione del segnale elettromagnetico del 5G che, irradiato dai
lampioni della luce, non verrebbe recepito a terra dai nuovi Smartphone!
Come anticipato dal fisico Andrea Grieco, che foglie e piante assorbano
l’elettrosmog è risaputo. Lo certifica anche uno studio dell’americana
Katie Haggerty che, sul giornale internazionale per le ricerche
forestali, ha pubblicato gli esiti sull’influenza nociva delle
radiofrequenze sulle piante. «Numerosi episodi si sono stati registrati
in Nord America», deduce la ricercatrice, condotti esperimenti su piante
schermate e non, irradiate da campi elettromagnetici.
«La morfologia e il comportamento dei due gruppi esposti a
radiofrequenza erano molto simili. Piantine non schermate e finte
schermate avevano tessuto fogliare che variava di colore dal giallo al
verde e un’alta percentuale di tessuto fogliare in entrambi i gruppi
esposti mostrava lesioni necrotiche. Le foglie nel gruppo schermato
erano sostanzialmente prive di lesioni del tessuto fogliare, ma le
foglie non schermate e finte schermate erano tutte influenzate in
qualche misura dalla necrosi del tessuto fogliare». In conclusione,
oltre che per l’umanità, l’elettrosmog è pericoloso per ecosistema e
piante. E gli alberi sono un intralcio al grande business del 5G. Certo,
da qui a dire che tra Europa
e America decine di migliaia di alberi siano stati sicuramente
abbattuti per installare nuove antenne a microonde millimetriche ce ne
passa, ma è un dubbio fondato e tutt’altro che azzardato su cui le
istituzioni sono chiamate a chiarire. Responsabilmente. Senza inutili
giri di parole. Anche perché la verità sarà nella prova dei fatti. Su
quelle stesse strade senza più verde, spunteranno come funghi antenne 5G
dai lampioni della luce?
(Maurizio Martucci, “Ecatombe di alberi. Intralciano il wireless del 5G”, da “Oasi Sana” del 15 aprile 2019).
Preso da: https://www.libreidee.org/2019/06/ecatombe-di-alberi-in-ogni-citta-intralciano-il-wireless-5g/
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