Da un rapporto dell'OIM risulta che la maggior parte dei migranti in Libia non vuole venire in Italia.
Non
tutti i migranti che stanno in Libia vivono in centri di detenzione,
non tutti i migranti che stanno in Libia sperano di venire in Italia o
in Europa. Sono una piccola parte quelli che giornalmente lasciano la
Libia per attraversare il Mediterraneo su imbarcazioni di fortuna. La
maggior parte dei migranti vive in case in affitto e lavora in Libia. A
dirlo è un rapporto dell'OIM, l'Organizzazione Internazionale per le
Migrazioni, un'agenzia collegata alle Nazioni Unite, con sede in
Svizzera, di cui fa parte anche l'Italia.
Nel rapporto è spiegato che ancor oggi, come ai tempi di Gheddafi e nonostante la guerra civile, al Libia è un paese che accoglie le migrazioni non solo dal continente africano ma anche dal Medio Oriente e da alcuni paesi dell'Asia, come il Bangladesh.
Le partenze giornaliere, suddivise tra le varie città sono molto variabili, ma sempre uguali agli arrivi. Non tutte le partenze hanno come destino l'Europa, ma molto spesso si tratta di migrazioni interne. Nel rapporto si accenna ai migranti reclusi nei centri di detenzione, che sono meno di una decina su tutto il territorio libico. La loro condizione, come quella dei migranti urbani, è stata peggiorata dal conflitto interno. Tuttavia non esiste una crisi umanitaria, dato che secondo il rapporto, le maggiori richieste da parte della popolazione straniera residente in Libia non sono viveri, ma generi di seconda necessità. Da questo quadro emerge che le persone che scappano dalle guerre sono una minima parte della popolazione migrante.
Nel rapporto si accenna anche agli effetti delle politiche migratorie
del governo italiano. Tra gennaio e maggio sono solo 1561 i migranti
arrivati in Italia, un numero in drastica riduzione rispetto allo stesso
periodo dell'anno precedente, in cui si attestava a 13430 arrivi. Si
riduce anche il numero dei rimpatri: 2417 nei primi sei mesi del 2019
contro i 6830 rimpatri in Libia registrati nello stesso periodo
dell'anno precedente.
Preso da: https://it.sputniknews.com/mondo/201907167882473-i-migranti-che-preferiscono-la-libia/
Nel rapporto è spiegato che ancor oggi, come ai tempi di Gheddafi e nonostante la guerra civile, al Libia è un paese che accoglie le migrazioni non solo dal continente africano ma anche dal Medio Oriente e da alcuni paesi dell'Asia, come il Bangladesh.
Sono 641.398 i migranti presenti in Libia. Di
questi quasi la metà, ovvero 367.350 vive in una casa in affitto, 64.741
vivono in una abitazione pagata dal datore di lavoro mentre 50.000
vivono nel luogo di lavoro. Un quadro che dimostra come la maggior parte
dei migranti veda nella Libia una destinazione finale, non una rotta di
passaggio.
Il 65% dei flussi arriva dai paesi nordafricani, come principalmente
dall'Egitto (59%), ma anche Tunisia, Algeria e Marocco. Il 29% arriva
dai paesi dell'Africa subsahariana, mentre il resto (6%) arriva
dall'Asia, e di questi il 69% dal Bangladesh, il 24% dalla Siria e il
resto da Palestina e Pakistan. I migranti sono per la maggior parte
adulti (91%) e di questi l'87% sono uomini. I minori sono il 9% e di
questi solo il 34% non è accompagnato.Le partenze giornaliere, suddivise tra le varie città sono molto variabili, ma sempre uguali agli arrivi. Non tutte le partenze hanno come destino l'Europa, ma molto spesso si tratta di migrazioni interne. Nel rapporto si accenna ai migranti reclusi nei centri di detenzione, che sono meno di una decina su tutto il territorio libico. La loro condizione, come quella dei migranti urbani, è stata peggiorata dal conflitto interno. Tuttavia non esiste una crisi umanitaria, dato che secondo il rapporto, le maggiori richieste da parte della popolazione straniera residente in Libia non sono viveri, ma generi di seconda necessità. Da questo quadro emerge che le persone che scappano dalle guerre sono una minima parte della popolazione migrante.
Preso da: https://it.sputniknews.com/mondo/201907167882473-i-migranti-che-preferiscono-la-libia/
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