lunedì 10 aprile 2017
L'innovazione tecnologica e la
globalizzazione sono di gran lunga le principali cause della perdita di
reddito da lavoro rispetto al totale, specialmente in Paesi come Italia e
Germania. Il fatto più rilevante di questa affermazione, forse, è nella
fonte da cui arriva: non un partito politico, tantomeno una formazione
"antisistema" o "populista", né un sindacato o un centro studi che
faccia riferimento a quell'area.
A lanciare il monito è il Fondo monetario internazionale. Il
messaggio è contenuto in uno dei capitoli analitici del World Economic
Outlook, il rapporto semestrale sull'economia planetaria che
l'istituzione di Washington sta progressivamente pubblicando in vista
delle assemblee autunnali con la Banca Mondiale. E in cui si raccomanda
ai Paesi di intervenire su questa dinamica: innovazione e
globalizzazione non vengono del tutto abiurate. Ma si raccomandano delle
misure tarate, Paese per Paese, per garantire che i loro benefici siano
meglio distribuiti e generalizzati.
"Dopo essere rimasta ampiamente stabile per decenni, la quota di
reddito nazionale percepita dai lavoratori ha iniziato a calare a
partire dagli anni '80 del secolo scorso", scrive il Fmi. "Questa
tendenza è stata stata trainata dai rapidi progressi su tecnologia e
integrazione globale". Nelle economie avanzate, prosegue infatti
l'analisi "circa metà del declino della perdita di quote di reddito da
lavoro può essere ricondotta all'impatto della tecnologia. Questo calo è
stato determinato dalla combinazione di rapidi progressi nelle
tecnologie di informazione e comunicazione con l'elevata quota di
occupazioni che possono essere facilmente automatizzate".
E anche la globalizzazione ha avuto un ruolo rilevante, che sia
l'apertura del commercio internazionale o la creazione di catene di
valore aggiunto globali o l'apertura agli investimenti diretti esteri.
"Il suo contributo viene stimato nella metà di quello della tecnologia.
Dato che la partecipazione a catene di valore aggiunto globali implica
la delocalizzazione (in nazioni dove i lavoratori sono come schiavi) di
compiti nei settori ad intenso utilizzo della mano d'opera - rileva il
Fmi - l'effetto è ridurre la quota del lavoro nei comparti il cui
prodotto è oggetto di scambi commerciali (tradable sectors)", come è
tipicamente il manifatturiero.
Questo spiega perché il fenomeno riguardi particolarmente una
economia come quella italiana. Secondo l'istituzione di Washington
"messe assieme l'innovazione e la globalizzazione spiegano il 75 per
cento del declino della quota di reddito nazionale percepita dal lavoro
in Germania e Italia", Paesi che appunto hanno settori manifatturieri
molto sviluppati. Mentre spiega il 50 per cento di questo fenomeno negli
Stati Uniti. Questo non significa che il Fondo monetario internazionale
rinneghi il suo sostegno alla globalizzazione, all'innovazione e
all'apertura degli scambi, ma quasi.
Lo studio riconosce l'esitenza di crescenti problemi, oggi la quota
di reddito da lavoro è di 4 punti percentuali inferiore a quello che era
nel 1970. E dalla crisi del 2008-2009 la situazione non ha mostrato
miglioramenti. E quindi si raccomanda di cercare misure correttive. "Gli
effetti di questi due fenomeni sul reddito da lavoro pongono una sfida
ai policymaker, affinché trovino strade con cui i benefici di
innovazione e globalizzazione risultino più condivisi e distribuiti".
Risposte, conclude il Fmi, che ovviamente dovranno essere tarate sulle
specificità dei singoli Paesi. Tradotto in pratica, l'Fmi non ha
soluzioni al riguardo e rimbalza il problema agli stati. L'America di
Trump ne ha una pronta: i dazi per impedire che merci prodotte a costo
quasi zero del lavoro per le condizioni disumane nelle quali versano i
lavoratori in nazioni come la Cina, l'Indonesia, l'India, Sri Lanka, e
in generale l'Asia, l'Africa e Sud America possano finire sui mercati
dell'Occidente facendo concorrenza sleale nei confronti dei lavoratori e
delle aziende occidentali.
Redazione Milano
Preso da: http://www.ilnord.it/c-5256_STUDIO_SHOCK_DELLFMI_LA_GLOBALIZZAZIONE_E_LINNOVAZIONE_SONO_LE_CAUSE_DEL_CROLLO_DEL_LAVORO_E_DELLE_IMPRESE_ITALIANE
Nessun commento:
Posta un commento